domenica 20 gennaio 2019

Preferirei di no



Elena Pulcini,"Preferirei di no". Ritrovate la libertà di dissentire dal mondo in cui vivete, Corriere della Sera, 11 gennaio 2019
Qualche settimana fa, durante una conferenza all'Istituto filosofico di Napoli in cui cercavo di sensibilizzare gli studenti sulla crisi ecologica e sull’urgenza di prendersi cura del mondo, un ragazzo mi ha chiesto: «Sì, lei ha ragione, ma noi che possiamo fare? Io, che posso fare?». Invece di ricorrere affannosamente al repertorio accumulato in anni di ricerca, ho sentito me stessa rispondere, con una naturalezza inattesa: «Cominciate col riconquistare la libertà di dissentire dal mondo in cui vivete, chiedendovi come potrebbe essere il mondo che volete». Cosa tutt’altro che facile, certo, perché non basta attingere al pensiero critico, che peraltro non gode di buona salute da qualche tempo a questa parte.
Insensata avidità e brutale inclinazione a sfruttare

La libertà di dissentire prevede sì la consapevolezza critica che ciò che accade è colpa nostra, della nostra insensata avidità e brutale inclinazione a sfruttare tutto ciò che serve al nostro utile. Ma prevede anche un gesto, un gesto deciso e imperturbabile come quello del Bartleby di Melville con il suo «preferirei di no»: tanto più inesorabile quanto più serafico nella sua capacità di disidentificarsi dalla tirannia dell’ovvio, dall’incontestabile potere dell’esistente, dal mantra che non si stanca di recitare «there is no alternative». È la libertà di dire di no alle infinite illusioni nelle quali ci troviamo intrappolati dalla società dello spettacolo che, come aveva precocemente intuito Guy Debord, tutto mercifica; che ci abbaglia e ci seduce con il luccichio delle cose, le sirene del successo, il potere del denaro.
Il coraggio del prigioniero platonico

Come il prigioniero del mito platonico, dobbiamo avere il coraggio di uscire dalla caverna per aprirsi ad un «nuovo inizio», direbbe Hannah Arendt: liberi di immaginare, pensare e costruire un altro mondo. La libertà di dissentire prelude al coraggio di cambiare, di abbandonare il rifugio narcotizzante dell’indifferenza per recuperare la capacità di stupirsi, di meravigliarsi. Una capacità sempre più demodée in un mondo che anticipa e plasma i desideri a sua immagine e somiglianza. E tuttavia salvifica, sembra suggerirci Sloterdijk, se vogliamo essere in grado di accogliere, come accadde a Rilke nelle sale del Louvre, la voce che gli sussurrava «devi cambiare la tua vita».
*Elena Pulcini insegna Filosofia sociale all’Università di Firenze. Il suo ultimo lavoro è Cura ed emozioni (con Sophie Bourgault) Il Mulino 2018

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