Non ci vuole molto a capire che Renzi domina la scena della politica italiana. Lungi da me l'idea che l'individuazione delle responsabilità sia un fenomeno perverso. Finalmente sappiamo che qualcuno ha se non altro l'intenzione di decidere, di affrontare un certo numero di nodi irrisolti. Non tutti, non subito, ora si parla di mille giorni, e non è necessario aspettare mille giorni per capire. Ci sono problemi urgenti sul terreno dell'economia. Se tra due o tre mesi nulla cambia, o se addirittura le prospettive dovessero peggiorare, già si saprà come si sta mettendo la partita; i più impazienti potranno pensare che non ha proprio senso aspettare ancora.
In una situazione del genere, l'attenzione per la figura del supremo responsabile ci sta tutta, perché no. Altra cosa è l'attenzione esclusiva. Gran parte dei commenti e degli editoriali ruotano intorno a ciò che Renzi promette di fare. E allora ci si chiede se ce la farà o no. Molto spesso gli si suggerisce di fare altro. "Sarebbe molto meglio occuparsi di questo o di quest'altro" è la formula di base, rigirata in tutte le salse. Il paese compare solo in quanto banco di prova per Renzi. La scommessa è diventata più importante della realtà a cui si riferisce.
A pensarci bene Renzi o chi per lui, il decisore supremo, non è il problema e non è neppure la soluzione. E' solo uno tra i fattori in gioco. E non sembra neppure avere una chiara visione strategica. Dà spesso l'impressione di navigare a vista. Da politico abile quale ha dimostrato di essere ha certo un occhio di riguardo per la sua base elettorale. Per quella riunita alle europee e per quella possibile in un prossimo futuro. Chi non ha da misurarsi con calcoli di questo tipo, potrebbe dire invece quale è, a suo parere, l'ordine delle priorità. Renzi o non Renzi: oggettivamente, guardando alle cose e alle persone, nel paese, e non adottando logiche di palazzo.
Lo statista pensa alle generazioni future, si dice. E il giornalista, l'analista politico, a cosa pensano? Al mondo visto con gli occhi di Renzi? O al mondo che si colloca al di fuori, in uno dei tanti aggregati di interessi pure presenti sulla scena politica? E' legittimo fare l'una e l'altra cosa, beninteso. Ma è utile? Aiuta davvero a ragionare sulle possibili vie d'uscita? No di certo. Le grandi opzioni che si delineano all'orizzonte in una situazione difficile si riducono spesso a due o tre in tutto. Per esempio adesso e riguardo all'Europa, ci può essere l'uscita dall'euro, o una permanenza più o meno conflittuale dentro il sistema della moneta unica. Quanto è indispensabile nel secondo caso il riferimento alla Germania? Se è vero che anche per il paese guida dell'Europa la questione dell'egemonia è aperta, su quali terreni e in quali direzioni sarebbe auspicabile sperimentare nuove impostazioni di lungo periodo? Guardiamoci intorno, guardatevi in giro. Pochi si pronunciano con chiarezza su temi simili e la loro voce si perde e si confonde nel brusio prodotto dalle chiacchiere sul destino di Renzi. E' un peccato ed è un brutto segno per il futuro del paese e del continente.
Quanto a Renzi, i problemi connessi all'esercizio della sua leadership sono seri e non vanno sottovalutati. E tuttavia, per come sono messe le cose in Italia, i gruppi dirigenti passano, i problemi restano. E non sono affari di questo o di quello. Sono i nostri affari, quelli sui quali si decide qui e ora il nostro futuro per molti anni a venire.
Nessun commento:
Posta un commento