Strano paese l'Italia, dove siamo
costretti a dedicare prime pagine e trasmissioni tv alle spudorate
menzogne di un assassino nazista che sostiene che la Shoah è
un'invenzione. Magari l'idea è di confutarle ma intanto si amplificano e
si prendono sul serio. E a questo punto dobbiamo anche noi ribadire
qualcosa.
Primo. Erich Priebke mente dicendo che i comandi tedeschi avevano affisso manifesti in cui minacciavano rappresaglie in caso di azioni contro di loro.
Primo. Erich Priebke mente dicendo che i comandi tedeschi avevano affisso manifesti in cui minacciavano rappresaglie in caso di azioni contro di loro.
I manifesti fatti affiggere da Kesselring
dopo l'occupazione di Roma dicevano che i colpevoli di azioni
antitedesche (quindi: non ostaggi che non c'entravano) sarebbero stati
puniti secondo il codice militare germanico. Un manifesto sulle Fosse
Ardeatine fu affisso, ma dopo, a strage avvenuta. E dimenticano la
fatidica frase finale, «quest'ordine è già stato eseguito». Le persone
che dicono di averlo visto prima sono forse tratte in inganno
dall'errore di sintassi in cui si dice che 10 italiani per un tedesco
«saranno» uccisi. Tutto questo Priebke lo sapeva benissimo, visto che
era al comando. Se dice il contrario non è perché si sbaglia ma perché
mente. Secondo. Priebke ripete l'affermazione secondo cui i «comunisti»
fecero l'«attentato» proprio per provocare la rappresaglia. Intanto,
come fa a saperlo? E poi: ancora negli anni '90, il giudice Pacioni
provò caparbiamente a incriminare i partigiani Bentivegna, Capponi e
Balsamo con questa accusa, ma fu costretto a lasciarla cadere e a
prendere atto che, per quanto l'avesse cercata, non esisteva uno
straccio di prova in proposito. Se adesso Priebke lo ripete, o se glielo
fanno ripetere i manipolatori di cui è stato consenziente pupazzo, lo
fa sapendo di non dire la verità. Terzo: non poteva non obbedire
all'ordine. Intanto, se davvero avesse fatto tutto questo solo perché
costretto, forse qualche segno di turbamento vero nei settant'anni
seguenti, l'avrebbe mostrato. Poi: non è vero che gli ordini di Hitler
non si potessero discutere: Hitler aveva ordinato di far saltare in aria
il centro di Roma e deportare diecimila persone, poi di uccidere 50
italiani per un tedesco, solo dopo una estenuante trattativa si arriva
al 10 a 1. La cosiddetta «legge dei dieci italiani per un tedesco» non è
mai esistita: basta fare qualche conto elementare sui dati delle
centinaia di stragi naziste per trovare un'aritmetica assolutamente
variabile (a Civitella Val di Chiana sono 156 contro 3) . E infine: ma
chi l'ha obbligato, Erich Priebke, a mettersi nella condizione di
ricevere un ordine simile? Non era mica obbligato, negli anni '30, ad
accettare l'inquadramento nella SS (a proposito: erano un corpo di
polizia di partito, non facevano parte delle forze armate. Quindi,
Priebke mente anche quando dice che era un «soldato»). Una volta entrato
senza che nessuno lo costringesse in quell'organizzazione, Priebke
aveva volontariamente consegnato la coscienza a Hitler; è inutile che si
lamenti poi se Hitler ne ha fatto quello che ne ha fatto. Per tutti i
suoi 100 anni, Priebke ha portato la coscienza all'ammasso: come è stato
un boia disponibile nelle mani del regime, è stato un pupazzo
consenziente nelle mani dei suoi cosiddetti avvocati, e ripete fino a
dopo morto le bugie che questi gli hanno messo in bocca. Se adesso
stiamo qui a discutere di queste menzogne è anche perché il sistema dei
media ci sta facendo perdere il senso della distinzione fra ciò che è
vero e ciò che non lo è. In televisione, oggettività significa per
condicio fra «tesi» contrapposte, fregandosene di chiedersi se una è
sensata e l'altra no (ma come si fa a mettere sullo stesso piano Giulia
Spizzichino e l'avvocato Taormina?). Nella rete, come in certe nostre
città, rischiamo che l'aria pulita sia soffocata da ogni genere di
spazzatura che circola con la stessa apparente dignità (ma non c'è
nessuno a youtube che blocchi questi veleni?). Infine, ho l'impressione
che i media si siano lasciati sfuggire una grande notizia: se prendiamo
sul serio quello che dice Priebke, forse allora - dato che lo dice lui -
dovremmo metterci anche a discutere se la Shoah è davvero esistita. In
fondo, se gli diamo ascolto quando parla di complotti comunisti e di
ordini irresistibili, non capisco perché non dovremmo considerarlo un
«testimone» quando parla della Shoah. Oppure: se cestiniamo il
suo negazionismo sul genocidio, per quale masochismo continuiamo a
prendere sul serio tutto il resto?
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