lunedì 17 marzo 2025

La resa dei conti



Giuseppe Sarcina, "Lo zar non potrà chiedere troppo"
Corriere della Sera, 17 marzo 2025

 «La questione chiave è capire quanto Trump sia disposto a concedere a Putin, ma il Cremlino deve stare attento a non esagerare». Così il politologo Ian Bremmer, 55 anni, presidente e fondatore di Eurasia Group, che prevede comunque un negoziato difficile. Per Donald, spiega ancora, la telefonata con Putin attesa per questa settimana «potrebbe essere il passaggio diplomatico più importante» da quando è arrivato alla Casa Bianca.

Per Donald Trump la telefonata con Vladimir Putin, attesa per questa settimana, «potrebbe essere il passaggio diplomatico più importante» da quando è arrivato alla Casa Bianca. Il politologo Ian Bremmer, 55 anni, presidente e fondatore di Eurasia Group, prevede comunque un negoziato difficile. «La questione chiave è capire quanto Trump sia disposto a concedere a Putin».


Tra qualche giorno i due leader potrebbero parlarsi. Siamo di fronte a una vera svolta sulla guerra in Ucraina?


«Sicuramente per Trump il dialogo con Putin sarà molto più difficile rispetto a quello con Zelensky. L’ucraina si trova in una posizione estremamente più debole e ha dovuto accettare un cessate il fuoco di 30 giorni senza precondizioni. Non credo che Putin sia disposto a concedere la stessa cosa».


Trump ha convinto Zelensky tagliando le forniture di armi. Come si comporterà con Putin?


«Chiaramente con la Russia sarà un’altra storia. Ma gli Stati Uniti hanno comunque un margine di manovra. La Casa Bianca ha già fatto sapere che fornirà ancora più armi all’ucraina, se Putin non accetta una tregua in un tempo relativamente breve e a condizioni accettabili».


Che cosa Trump è disposto a concedere alla Russia per arrivare almeno a un accordo iniziale?


«È il punto chiave. Al momento possiamo solo fare delle ipotesi. Trump sarebbe pronto a ritirare i soldati statunitensi da alcune posizioni avanzate della Nato? Non va escluso. Certo, sarebbe un segnale di debolezza da parte sua, ma non è inconcepibile. Sarebbe pronto a garantire che, per la durata della tregua, gli Stati Uniti non invieranno armi a Kiev? È possibile: sarebbe una decisione che non causerebbe troppi problemi nel breve periodo. E ancora: lascerà che i russi non restituiscano alcun territorio all’Ucraina?».


Ma alcune di queste condizioni potrebbero non essere accettate dall’Ucraina...


«Il rischio per Kiev è molto alto: l’amministrazione americana potrebbe accettare proposte russe irricevibili per gli ucraini. In questo momento è la Russia sotto pressione. Ma Putin farà il possibile per rovesciare la situazione, convincendo Trump ad accogliere le sue richieste, in modo da scaricare su Zelensky la colpa di un eventuale fallimento del negoziato».


Usa e Russia potrebbero raggiungere un accordo non condiviso da Kiev?


«Putin non può semplicemente dire no alla proposta americana per il cessate il fuoco. Nella telefonata dei prossimi giorni cercherà di capire che cosa possa ottenere da un negoziato diretto con Trump. Ecco perché questa conversazione sarà fondamentale. Per Trump potrebbe essere il più importante impegno diplomatico da quando sta affrontando questa situazione. Putin, invece, dovrà stare attento a non esagerare, perché la reazione del presidente americano potrebbe essere pesante. Ricordiamoci che nel corso del suo primo mandato, Trump ha fornito i missili Javelin all’Ucraina».


L’Europa è in movimento. Ci sono diverse iniziative promosse dal primo ministro britannico Keir Starmer e da altri leader. Alla fine gli europei saranno in grado di incidere sul negoziato?


«Penso che tutte queste azioni saranno sicuramente importanti per la sicurezza dell’Europa nel lungo termine. Ma saranno sufficienti a cambiare il corso della trattativa tra Stati Uniti e Russia? È una domanda aperta. Voglio dire: alla fine la Germania spenderà molto di più per la difesa, ma sarà sufficiente a evitare che la resistenza ucraina crolli? Non è chiaro. I britannici dichiarano di voler fornire più aiuti agli ucraini, ma non hanno chiarito se lo farebbero anche senza il supporto degli Usa. Credo che l’Europa sarà più capace di difendersi dalla Russia e di farlo indipendentemente dagli Stati Uniti. Non sono sicuro, invece, che gli europei saranno in grado di proteggere gli Ucraini senza gli Stati Uniti».

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