domenica 24 aprile 2022

24 aprile, giorno del lutto per gli armeni

 


Silvia Leuzzi

Daniel Varujan [1884-1915] fu massacrato insieme ad altri 2300 e più intellettuali armeni, prelevati contemporaneamente in più parti del paese in sole tre notti [24-26 aprile 1915]. La Arslan, autrice del libro “La Masseria delle Allodole“, che l’ha resa celebre, racconta come sono avvenuti i fatti di quel lontano e drammatico 1915, che ha ricostruito in anni di studi e ricerche. I Giovani Turchi erano legati alla Germania Guglielmina da rapporti di collaborazione. Gli Armeni, persa la loro indipendenza, vivevano da sempre una condizione di subalternità rispetto alla popolazione turca. Essendo però dei raffinati intellettuali, studiosi e scienziati, nei secoli avevano comunque acquisito una certa considerazione da parte dei Sultani e, grazie alla loro laboriosità erano per lo più colti e benestanti.

Con l’avvento al potere dei Giovani Turchi e le forti spinte nazionaliste del Primo Novecento le cose cambiarono. Fu messo a punto un piano per eliminare fisicamente tutta la cultura armena fino allora rispettata e tenuta in alta considerazione, annientando la cultura si annienta la memoria e la storia di un popolo. La scrittrice parla di un inganno teso a tutti gli intellettuali: medici, farmacisti, insegnanti, giuristi e scienziati, che si fossero distinti anche in ambito politico o iscritti a un partito, prelevati tutti insieme in sole tre notte dalle loro abitazioni, senza alcuna violenza, in modo da non destare allarmismi nelle famiglie. Non tornò quasi nessuno a casa, i corpi furono disseminati lungo il deserto, ammazzati e torturati senza pietà.

Il tempo non ha migliorato l’animo umano. Tragedie come questa si continuano a ripetere, sembra che l’orrore non punga veramente i nostri cuori e le nostre anime, così accecati come siamo dalla violenza, dall’ingordigia e dal furore. 

Notte sull’aia

Dolce notte estiva,
la testa abbandonata sull’aratro
l’anima sacra del contadino riposa sull’aia.
Nuota il grande silenzio tra le stelle divenute un mare.
L’Infinito con diecimila occhi ammiccanti mi chiama
[…] È squisito per il mio spirito tuffarsi nell’onda luminosa di azzurro,
naufragare – se è necessario – nei fuochi celesti […]

Granai

Nella casa oscura, sotto il tetto paterno,
fila dopo fila i granai sono rigonfi del nuovo raccolto.
Dal loro ampio ventre giungono gli intensi profumi
di autunni pieni di frutta e di campi falciati.

Là c’è la bruna lenticchia, là l’orzo affusolato;
là il grano, spremuto dal solco e scorrendo giù dalla montagna,
ha formato un torrente. Racchiudendo l’oro e il sole,
essi sembrano aurore velate di nuvole.

Fra le travi affumicate e le pareti solitarie
il ragno ha disteso le sue vesti polverose.
Dall’alto talvolta scende una lama di luce
che a lungo ha esitato intorno all’abbaino assolato.

Racchiusi nel loro seno i tesori della terra,
sembrano irridere in silenzio all’inverno e alla carestia del domani…
Vigile davanti a loro, rannicchiato nella sua coda pelosa,
il gatto della casa sorveglia, simile a un dio.

 

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