lunedì 20 settembre 2021

Roma e Torino

Ci mancava pure Cazzullo. Adesso ha scoperto che Roma ha una coscienza, mentre Torino vagola nel buio. E dire che lui su Torino, sulla storia di Torino in specie, ha scritto interi libri. Si vede che non ha capito bene come funziona. Ci sarebbe un problema di fierezza.I segni del declino sono numerosi, in effetti, e molti su questa base pensano che non ci sia più nulla da fare. Ci sono ugualmente quelli che pensano di poter rovesciare la tendenza. Andare verso il futuro con il volto rivolto al passato, l'Angelus novus di Paul Klee, splendida immagine, ma soluzione improbabile. Bisogna risolversi a guardare avanti. Le iniziative individuali non sono in grado da sole di aprire una nuova fase di sviluppo. Ci vuole un centro propulsore e coordinatore, ci vogliono teste pensanti e quadri dirigenti capaci, bisogna allargare la sfera dei soggetti coinvolti. Tutte cose che non prendono forma in poche settimane o pochi mesi. Ci vorranno anni. Roma ha la risorsa di un grande passato. Grande e lontano. Torino possiede invece delle qualità nascoste, lo spirito civico, la qualità degli apparati, il gusto della concretezza. Nel lungo periodo questi caratteri si sono mantenuti, sia pure a volte con difficoltà, come accade oggi per l'anagrafe comunale, producendo disastri. Però una caduta verticale di vasta portata, come quella di Roma nell'ultimo decennio, non si è mai prodotta. Forse la partita non è già persa in partenza. La campagna elettorale non si gioca su questo. Un buon risultato di Francesco Tresso sarebbe un segnale. Come cittadino mi auguro che Aldo Cazzullo abbia torto nella sua diagnosi profetica. Al tempo stesso vorrei che l'allarme venisse preso in seria considerazione dai principali partecipanti alla battaglia per la conquista del Comune. Una lettura utile. Arnaldo Bagnasco, Giuseppe Berta, Angelo Pichierri Chi ha fermato Torino? Einaudi 2020

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