martedì 24 settembre 2019

Il patto del 1939 in sintesi
























Gianpasquale Santomassimo

... farei sommessamente osservare che nelle reazioni di sdegno che comprensibilmente abbiamo potuto leggere in questi giorni è presente anche una forma di sottovalutazione e fraintendimento della portata del patto Molotov-Ribbentrop che riproduce una diffusa giustificazione ufficiale retrospettiva di quell'accordo. In pratica, si ripropone la tesi di un semplice (e salutare) espediente, per guadagnare tempo e preparare la difesa da un attacco nazista che inevitabilmente si dà per scontato. Le cose non stanno proprio così. L'accordo prevede la spartizione della Polonia e l'acquisizione di altri territori, prelude all'attacco alla Finlandia che vedrà mutevoli fortune.
Ma soprattutto va notato che se da parte tedesca c'è la consapevolezza del carattere tattico di un accordo destinato ad essere rapidamente rovesciato, da parte sovietica si crede davvero al carattere durevole dell'alleanza. Non c'è la preparazione bellica asserita retrospettivamente, anzi al momento dell'attacco le linee verranno sfondate con troppa facilità. Con quegli eccessi di zelo tipici del potere sovietico si organizzano manifestazioni di amicizia talvolta imbarazzanti: ad esempio un grande Festival wagneriano a Mosca, con la rappresentazione di tutte le opere del grande compositore, alla presenza di ambasciatore e dignitari del Reich.
Eccessi di zelo si registrano anche da parte dei comunisti francesi, che assumono un atteggiamento collaborativo e vengono meno alle cautele della clandestinità. Qualcuno, come è noto, va a lavorare volontario in Germania.
Più in generale, si impone a tutto il movimento comunista di replicare l'interpretazione della prima guerra mondiale come conflitto tra imperialismi contrapposti, con una forzatura evidente dopo l'esperienza della guerra civile spagnola e la creazione di un vasto fronte antifascista, che di fatto viene dissolto. I rapporti tra i partiti antifascisti si bloccano e verranno riannodati con qualche fatica dopo il 1941.
I pochi dissidenti verranno espulsi, e sarà solo la saggezza di Togliatti a consentire il rientro a pieno titolo di Terracini e della Ravera.


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