Alberto Brambilla
Da Madrid fino a Mosca, un’alleanza per contenere Berlino
Il Foglio, 12 novembre 2013
Oggi il presidente francese, François Hollande, incontrerà a Parigi
il cancelliere tedesco Angela Merkel. Insieme a 22 leader europei, i due
capi di stato cercheranno di dare seguito al piano di contrasto alla
disoccupazione giovanile in Europa inaugurato in estate tra le
perplessità di molti osservatori. Prima discusso al Consiglio Ue di
giugno e poi a Berlino in luglio, il piano ora potrebbe prevedere lo
stanziamento di 45 miliardi di euro a favore di 6 milioni di giovani
disoccupati. Resta la critica a un approccio emergenziale, incapace di
aggredire la crisi del mercato del lavoro in modo strutturale ma solo
con provvedimenti spot. Approccio che anche il settimanale Economist
definì fallimentare. Di certo si tratta dell’ennesimo dossier europeo, e
nemmeno il più sensibile, dove le alleanze nazionali si mostrano
evanescenti, considerati sia il deterioramento del tandem franco-tedesco
sia le critiche montanti circa una soffocante gestione germanica delle
cose europee che spinge diversi autorevoli commentatori a invocare
alleanze variabili tra paesi membri dell’Unione europea per contenere
Berlino.
“E’ un’esigenza geostrategica quella di creare una unità diplomatica
tesa a indebolire diplomaticamente la Germania, che sta portando
l’Europa verso la desertificazione economica per effetto di una politica
deflazionistica con l’imposizione di politiche di austerità fiscale”,
dice al Foglio Giulio Sapelli, storico dell’Economia dell’Università
statale di Milano. Sapelli si riferisce all’idea di un’Europa “latina”
che si esprime in un’alleanza dei paesi del sud. Concetto che – secondo
Sapelli – nasce dal filone teorico inaugurato dal giurista Giuseppe
Guarino, recentemente ripreso sul Messaggero dall’ex presidente della
Commissione europea Romano Prodi, e in seguito attualizzato con le
analisi dell’economista di Edison, Marco Fortis sullo stesso quotidiano
(“Francia, Spagna e Italia con un pil complessivo di 4,6 trilioni di
euro, 2 trilioni più alto di quello tedesco, avrebbero i numeri per
convincere Bruxelles”).
Sapelli ritiene però che un’alleanza degli stati mediterranei
(Spagna, Grecia, Italia) con l’appoggio della Francia (“paese
continentale”) sarebbe “troppo debole” per contrastare la potenza
tedesca: “Si potrebbe riequilibrare il peso se si aggiungesse
un’alleanza geostrategica con la Russia: un alleato formidabile”. “Dal
punto di vista economico ha un’estrema rilevanza perché il 40 per cento
dell’energia europea arriva da Mosca. Stiamo litigando anche con la
Russia per una politica energetica folle dell’Ue, che sta provocando le
proteste da parte delle compagnie energetiche del Vecchio continente,
comprese quelle tedesche, ormai contrarie a una politica di
liberalizzazione protezionistica di Bruxelles”, dice Sapelli che
concorda con quanto suggerito a proposito dall’ad di Eni Paolo Scaroni
sul Financial Times (con la richiesta di riallacciare i rapporti
euro-russi, definì la Russia il “Texas d’Europa” facendo un parallelo
con gli Stati Uniti che grazie allo sfruttamento dello shale gas si sono
garantiti un volano per la crescita). “Bisogna riprendere il concetto
del gollismo francese di un’Europa che si estende dall’Atlantico agli
Urali – dice Sapelli – perché se questa idea non si realizza, la Russia
guarderà ancor più d’oggi verso la Cina. Per l’Europa sarebbe finita,
sarebbe nelle mani di una Germania desertificante”.
E forse non è un caso che il presidente russo Vladimir Putin abbia
invitato al recente meeting del Valdai Club, dove la diplomazia di Mosca
si confronta con personalità dell’economia e della politica
internazionale, sia Romano Prodi sia l’ex primo ministro francese,
François Fillon. Se l’imprinting francese è evidente, come ricorda
Sapelli, è possibile che la Francia sia disposta a creare nuove intese e
rinnegare definitivamente il suo rapporto con Berlino? “Il patto
franco-tedesco è sempre possibile. C’è posto per un accordo
franco-tedesco e per un’alleanza italo-spagnola-franco-russa che prema
su Berlino. Una cosa non esclude l’altra dal momento che le alleanze
diplomatiche non sono mai a somma zero ma si costruiscono con una
geometria variabile, come ci ha insegnato Kissinger”. Ma come fare
concretamente per riformare un’Europa che non riesce a garantire
prosperità e crescita? “Bisogna chiedere una riunione straordinaria
della Commissione europea, rinegoziare i trattati che sono stati
traditi, come ha dimostrato il professor Guarino nei suoi scritti,
tornare allo spirito originario di Delors, e dare potere al Parlamento
europeo affinché non si dipenda più dalla Commissione. Questo
permetterebbe alleanze variabili, toglierebbe potere alla tecnostruttura
di Bruxelles e porrebbe le basi per una confederazione europea, e non
una federazione. Bisogna ridisegnare l’architettura intera perché
questa, così com’è, è fallita. Se non vogliamo creare una nuova Weimar
europea, cui siamo vicini, bisogna fare in fretta e rivedere tutti i
sistemi di potere del continente”.
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