Giacomo Galeazzi
Dalle guerre all'accoglienza, l'asse Vaticano-Farnesina
La Stampa, 26 agosto 2025
CITTÀ DEL VATICANO. Dall’acclamazione del Meeting alla benedizione di Leone XIV. La “due giorni” ecclesiale di Antonio Tajani è iniziata domenica con l’apertura di credito ciellina a Rimini ed è culminata ieri con «un’intensa e costruttiva» ora di udienza papale su pace, migranti e cristiani perseguitati. In Curia evidenziano «la comune visione sul ruolo geopolitico che l’Ue deve recuperare, la disponibilità ad agevolare negoziati a Roma sull’Ucraina, un approccio pragmatico e non ideologico alle questioni più complesse». Inclusa la pressione congiunta per fermare Vladimir Putin.
«Ho avuto un colloquio telefonico coi colleghi di Usa, Regno Unito, Francia, Germania, Finlandia e Ucraina» ha scritto sui social Tajani in tarda serata. «All'indomani della Giornata dell'indipendenza ucraina e della riunione G7 abbiamo discusso su come proseguire il lavoro avviato con il vertice di Washington» ha aggiunto spiegando di aver «aggiornato i partner» a proposito del colloquio avuto in mattinata col Santo Padre «con cui abbiamo trattato anche delle prospettive per una pace giusta e duratura in Ucraina». Nel ribadire la centralità del rapporto transatlantico, il ministro ha confermato la volontà di contribuire a negoziati efficaci e ha sottolineato l'importanza di garantire misure di sicurezza solide e credibili per l'Ucraina, incluso il rafforzamento delle Forze Armate e della sua industria della difesa.
Per Gian Franco Svidercoschi, ex vice direttore dell’Osservatore Romano «già durante la guerra fredda l’asse con l’Italia era un fattore prezioso per la diplomazia pontificia. Il paese di cui il Papa è primate diviene, in caso di urgenze geopolitiche, veicolo naturale per l’azione pacificatrice della Santa Sede. Tajani è una buona carta da giocare e ha il merito nei sacri palazzi di riequilibrare il governo rispetto ai proclami anti-immigrazione di Matteo Salvini e ai cedimenti stile Orban verso Mosca». Prosegue: «In Vaticano la forma è contenuto, i toni e i gesti anche minori hanno un valore che segna il profilo di un leader, come la scelta di fare da padrino di battesimo nel ricongiungimento familiare tra una mamma sfuggita alla tratta in Africa e la sua bambina». Tajani ha portato in dono al Papa un’edizione della Rerum Novarum ripubblicato nell’anno di nascita di Prevost e un arazzo di Sant’Ambrogio. I buoni uffici del segretario di Stato Pietro Parolin e del presidente della Cei Matteo Zuppi hanno accreditato l’ex presidente del Parlamento Ue nell’interlocuzione anche su temi eticamente sensibili quali la legge in discussione sul fine vita e nella moral suasion per mitigare gli opposti eccessi woke e sovranisti su migrazioni, gender e crisi educativa.
Al loro terzo incontro (il primo vis-à-vis dopo quelli assieme a Giorgia Meloni e Sergio Mattarella) Leone XIV e il ministro degli Esteri hanno consolidato un rapporto particolare, favorito dalle iniziative condivise nei primi cento giorni di pontificato. E cioè i ponti sanitari tra Roma e il Patriarcato latino per Gaza, i protocolli a favore dell’infanzia disagiata con l’ospedale Bambin Gesù, gli interventi umanitari Farnesina-Comunità Giovanni XXIII nelle zone di guerra, la cooperazione per il Giubileo.
Già Francesco puntava su governanti moderati e di senso pratico per intrecciare relazioni dirette, lasciando poi alla segreteria di Stato l’individuazione di soluzioni tecniche. Prevost prosegue nel solco del predecessore. Il mandato del conclave è dare voce alla Chiesa del silenzio laddove i cattolici sono minoranza e con il leader di Forza Italia è piena la convergenza sulla necessità di non lasciarli soli. Il Papa «migrante, figlio di migranti» ha richiamato l’urgenza di una strategia a livello nazionale ed europeo in grado di soccorrere, accogliere e integrare chi è costretto ad abbandonare la propria terra. Si è trattato di un «dialogo franco e cordiale», concordano alla Farnesina. «Lo smarrimento delle radici cristiane ha portato a un’Europa poco accogliente - dice il segretario generale della Cei, Giuseppe Baturi-. L’Europa è il Mediterraneo. E invece guarda poco al Mediterraneo in termini economici e culturali». Il metodico Prevost parla a Roma perché Bruxelles senta. Così da spingere Mosca a trattare.