domenica 19 dicembre 2021

Morti sul lavoro


 
 
 Simone Lorenzati

 
La tragedia di oggi a Torino è qualcosa di terribile. Stringe il cuore leggere ciò che è accaduto, vedere anche solo una foto.
Tre vite distrutte in un attimo, una triplice morte assurda.
Io lì, a venti metri da quell'incrocio, ho abitato. Io lì, per nove anni, ho preso il caffè in quel bar. Io lì, ieri mattina alle undici, ci sono passato.
Ero fermo al semaforo rosso, e ho alzato gli occhi al cielo. Ho visto tre persone appese che stavano lavorando.
Ventiquattro ore dopo quelle tre vite non esistono più.
Non credo ci sia nulla da dire, se non che il conto dei morti sul lavoro aumenta a dismisura, una carneficina quotidiana che pare non toccare nessuno. Fino a quando non succede in un posto che conosci come le tue tasche.
E allora nomi e luoghi sconosciuti non sono più tali. C'è il posto dove parcheggiavi, il marciapiedi dove camminavi, l'incrocio a cui ti sei fermato una miriade di volte. Non è più qualcosa di astratto, è carne viva che senti pulsare sotto di te.
Questa è, purtroppo, la realtà lavorativa di molti, di troppi.
Di quei ragazzi che sfrecciano sotto la pioggia, magari pure col semaforo rosso, per consegnare prima la nostra pizza.
Di quei sessantenni che, furgoncino sotto il sedere, non devono tardare la consegna del nostro pacco preziosissimo.
E i cinque euro ad articolo per altri, quando arrivano si intende.
E i contratti che scadono come lo yogurt. Sempre che non scada prima tu.
Il lavoro - per non pochi - è questo.
Sarebbe ora che qualcuno lo dicesse.
Magari avvertendo anche Mattia Feltri.

Nessun commento:

Posta un commento