Un feroce gioco delle parti
Chissà cosa gli passava per la mente, al Presidente Napolitano, mentre sferzava i partiti che l'hanno costretto, per la loro ignavia, a ritornare al Quirinale a trasloco ormai concluso. Non è difficile immaginarlo riguardando la scena ed ascoltando le parole, ferisce di più se a dirle quelle parole è un uomo anziano, un politico che avrebbe dovuto essere rottamato, per età e per gli anni di presenza politica prima di ogni altro, sempre se volessimo assecondare la logica con cui Matteo Renzi ha ritenuto di condurre la sua campagna per le primarie. Primarie, che tra l’altro hanno comportato l'esclusione di pezzi storici e fondativi del Pd come D'Alema e Veltroni.
La partita alla quale il paese aveva assistito negli ultimi giorni era paradossale nel suo esito ultimo. Tra i vecchi, non era stato rottamato il vecchissimo Presidente della Repubblica ma l’anziano neppure tanto stagionato segretario del Pd poi candidato alla Presidenza del Consiglio. Più che rottamato Pier Luigi Bersani era stato per la verità affondato, come nel gioco di battaglia navale: out, crocettato, eliminato, con l'aiuto di un voto segreto moltiplicato per 101.
E ora? Le cronache riportano la storia di un passo indietro, si ritorna a parlare con D'Alema, si chiede di nuovo ad Amato di scaldare i muscoli, a Chiamparino di tenersi pronto, verrebbe da chiedere a Renzi: e dove sarebbe la rottamazione tanto agognata?
Una domanda la cui risposta potrebbe essere che in fondo il drappello lo guiderebbe lui, si porrebbe lui alla testa di questo magma di grandi notabili della politica, maturi e esperti di politica con trentennale se non quarantennale provata esperienza, che accettano di farsi guidare da un attempato giovanotto ex democristiano ma capace di presentarsi come l’alfiere di un rinnovamento radicale e intransigente (il Rottamatore). Miracoli della politica verrebbe da dire, splendida capriola del machiavellismo applicato in uno Stato di emergenza,o non invece ennesimo pateracchio nello stile dei vecchi governi balneari al tempo della Prima Repubblica? Sembrerebbe che un simile ragionamento possa essere condiviso se presentato come inevitabile per la ragion di Stato, a fronte del quale anche il giovane Letta e il suo meno giovane zio sarebbero pronti a tenere a battesimo il nuovo o ciò che nuovo vorrà apparire. La rottamazione, parrebbe di capire, si è fermata solo sugli scranni parlamentari ma non è destinata a investire la formazione di un prossimo Governo.
Presumibilmente il compromesso quirinalizio sarà respinto da Sel, il cui leader Vendola sembra tentato da un’alleanza con Grillo e Barca. In poche ore tutta la geografia della sinistra si è messa in movimento, travolgendo steccati di recente formazione. I titoli parlano di Barca e Vendola, uniti a Landini della Fiom, con Grillo come riferimento ulteriore o concorrente, questo non è chiaro. Il ministro per la coesione territoriale e il governatore della Puglia inseguono un elettorato, che potrebbe aver votato Grillo per reazione. E’ da vedere se la sinistra delusa si accontenterà della stanca imitazione tardiva, avendo ormai potuto sperimentare la potenza dell’originale pentastellato. Come non è evidente che Grillo e Casaleggio sentano il bisogno di una stampella partitica.
Chissà cosa gli passava per la mente, al Presidente Napolitano, mentre sferzava i partiti che l'hanno costretto, per la loro ignavia, a ritornare al Quirinale a trasloco ormai concluso. Non è difficile immaginarlo riguardando la scena ed ascoltando le parole, ferisce di più se a dirle quelle parole è un uomo anziano, un politico che avrebbe dovuto essere rottamato, per età e per gli anni di presenza politica prima di ogni altro, sempre se volessimo assecondare la logica con cui Matteo Renzi ha ritenuto di condurre la sua campagna per le primarie. Primarie, che tra l’altro hanno comportato l'esclusione di pezzi storici e fondativi del Pd come D'Alema e Veltroni.
La partita alla quale il paese aveva assistito negli ultimi giorni era paradossale nel suo esito ultimo. Tra i vecchi, non era stato rottamato il vecchissimo Presidente della Repubblica ma l’anziano neppure tanto stagionato segretario del Pd poi candidato alla Presidenza del Consiglio. Più che rottamato Pier Luigi Bersani era stato per la verità affondato, come nel gioco di battaglia navale: out, crocettato, eliminato, con l'aiuto di un voto segreto moltiplicato per 101.
E ora? Le cronache riportano la storia di un passo indietro, si ritorna a parlare con D'Alema, si chiede di nuovo ad Amato di scaldare i muscoli, a Chiamparino di tenersi pronto, verrebbe da chiedere a Renzi: e dove sarebbe la rottamazione tanto agognata?
Una domanda la cui risposta potrebbe essere che in fondo il drappello lo guiderebbe lui, si porrebbe lui alla testa di questo magma di grandi notabili della politica, maturi e esperti di politica con trentennale se non quarantennale provata esperienza, che accettano di farsi guidare da un attempato giovanotto ex democristiano ma capace di presentarsi come l’alfiere di un rinnovamento radicale e intransigente (il Rottamatore). Miracoli della politica verrebbe da dire, splendida capriola del machiavellismo applicato in uno Stato di emergenza,o non invece ennesimo pateracchio nello stile dei vecchi governi balneari al tempo della Prima Repubblica? Sembrerebbe che un simile ragionamento possa essere condiviso se presentato come inevitabile per la ragion di Stato, a fronte del quale anche il giovane Letta e il suo meno giovane zio sarebbero pronti a tenere a battesimo il nuovo o ciò che nuovo vorrà apparire. La rottamazione, parrebbe di capire, si è fermata solo sugli scranni parlamentari ma non è destinata a investire la formazione di un prossimo Governo.
Presumibilmente il compromesso quirinalizio sarà respinto da Sel, il cui leader Vendola sembra tentato da un’alleanza con Grillo e Barca. In poche ore tutta la geografia della sinistra si è messa in movimento, travolgendo steccati di recente formazione. I titoli parlano di Barca e Vendola, uniti a Landini della Fiom, con Grillo come riferimento ulteriore o concorrente, questo non è chiaro. Il ministro per la coesione territoriale e il governatore della Puglia inseguono un elettorato, che potrebbe aver votato Grillo per reazione. E’ da vedere se la sinistra delusa si accontenterà della stanca imitazione tardiva, avendo ormai potuto sperimentare la potenza dell’originale pentastellato. Come non è evidente che Grillo e Casaleggio sentano il bisogno di una stampella partitica.
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