mercoledì 3 aprile 2013

Recalcati, La pastorale americana

 l'aspetto considerato nel romanzo di Philip Roth

...Già, perché negli anni Sessanta, gli anni del Vietnam, un meccanismo virtuoso e in apparenza inossidabile si spezza: il figlio non rappresenta più "l'immagine perfezionata del padre". E si spezza proprio nella casa dello Svedese, dove la figlia Merry decide - alla lettera - di portare la guerra.
Dopo un'adolescenza segnata da una insuperabile balbuzie, Merry ha maturato un odio crescente per il governo e per la propria famiglia, che pure quel governo avversa in modo deciso. Sono però gli anni del fanatismo ideologico, non è tempo per sottili distinguo. Il sistema americano è marcio alle fondamenta e va sovvertito. Sicché la scelta terrorista diventa a un certo punto naturale: la ragazza compie svariati attentati e uccide quattro persone facendo al contempo deflagrare anche l'universo paradisiaco dello Svedese, il suo ideale di vita responsabile, tollerante e armoniosa: lei, "la figlia che lo sbalza dalla tanto desiderata pastorale americana e lo proietta in tutto ciò che è la sua antitesi e il suo nemico, nel furore, nella violenza e nella disperazione della contropastorale: nell'innata rabbia cieca dell'America".

(Franco Marcoaldi, la Repubblica, 3 giugno 2003)

la rilettura

...Anche Grillo si caratterizza per essere animato da quel fantasma di purezza che accompagna tutti i rivoluzionari più fondamentalisti. Egli proclama a gran voce la sua diversità assoluta dagli impuri: si colloca con forza fuori dal sistema, fuori dalle istituzioni, fuori dai circuiti mediatici, fuori da ogni gestione partitocratica del potere.
È il fantasma che troviamo al centro della vita psicologica degli adolescenti. Si riguardi la recente consultazione di Bersani con i rappresentanti del M5S. È il dialogo tra un padre in chiara difficoltà e due figli in piena rivendicazione protestataria. Mi è subito venuto alla mente Pastorale americana di Philip Roth dove si racconta la storia tormentata del rapporto tra un padre – il mitico “svedese” – e una figlia ribelle, balbuziente, prima aderente ad una banda di terroristi e poi di una setta religiosa che obbliga a portare una mascherina sul viso per non uccidere i microrganismi che popolano l’aria. Da una parte gli sforzi di conciliazione di un padre che non nasconde la sua insufficienza, dall’altra l’arroganza irresponsabile di chi rivendica il possesso di una ragione assoluta. Il dialogo tra loro è impossibile. Il padre cerca di capire dove ha sbagliato e cosa può fare per cambiare la situazione, la figlia risponde dall’alto della sua innocenza: sei tu che mi hai messa al mondo non io; sei tu che hai creato questa situazione non io; sei tu che devi porvi rimedio non io. Così agisce infatti la critica sterile dell’adolescente rivoltoso nei confronti dei propri genitori. Il mondo degli adulti è falso e impuro e merita solo di essere cancellato. Ma quale mondo è possibile in alternativa? E, soprattutto, come costruirlo? Qui il fondamentalismo adolescenziale si ritira. La sua critica è impotente perché non è in grado di generare davvero un mondo diverso. Può solo chiamarsi fuori dalle responsabilità che scarica integralmente sull’Altro ribadendo la sua innocenza incontaminata.


(Massimo Recalcati, La pastorale americana, la Repubblica, 3 aprile 2013)
 

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