Scambio epistolare tra Pietro Nenni e Benedetto Croce alla vigilia dell'elezione del primo presidente della Repubblica
Roma, 22 giugno 1946
Illustre amico,
i miei compagni della direzione del partito desiderano sapere, se Ella lascerà porre la Sua candidatura alla presidenza della Repubblica.
Noi saremmo lieti di dare a Lei i nostri voti nella convinzione,
attinta alla coscienza che abbiamo dei più alti interessi del Paese, che
nessuno meglio di Lei può oggi, di fronte al mondo, rappresentare
l'Italia e garantire con sicura lealtà la vita della Repubblica
Italiana.
Cordiali saluti
Suo
Pietro Nenni
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Napoli, 25 giugno 1946
Preg.mo amico,
La fiducia che la direzione del Partito socialista italiano ha voluto
attestare alla mia persona, mi ha indotto a rinnovare un esame di
coscienza che più volte, in casi simili, avevo fatto e che aveva avuto
costantemente una stessa conclusione.
Io, com'Ella sa, ho speso la
vita negli studi; e sebbene da tre anni in qua, per dovere di cittadino,
abbia prestato opera nella politica, ho sempre badato a tenerla nei
confini di quel che so e posso onestamente fare in relazione alla mia
capacità e alle mie forze. Ma l'ufficio al quale mi si vorrebbe ora
chiamare esce troppo da questi limiti e mi fa gravemente sentire
l'inadeguatezza ad esercitarlo.
Perciò non mi è consentito di
lasciare porre la mia candidatura a Presidente della Repubblica Italiana
e debbo pregare Lei di presentare le mie scuse e i miei vivi
ringraziamenti ai suoi colleghi della direzione del Partito, che hanno
voluto darmi una prova di benevolenza della quale serberò sempre
memoria.
Mi abbia con molti saluti
Suo
Benedetto Croce
"Dall'«Italia tagliata in due» all'assemblea costituente. Documenti e
testimonianze dai carteggi di Benedetto Croce", a cura di M. Griffo,
Bologna, Il mulino, 1998, pp. 265-266
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