domenica 2 dicembre 2018

Il fantasma della bellezza perduta

Venere Medici
La vecchia è uno tra i personaggi che popolano il Candido (1759) di Voltaire. Compare nel capitolo VI e non sembra avere un altro nome fino a quando, nel capitolo XI, non viene posta al centro della scena: "Storia della vecchia" è il titolo. Lei prende subito la parola per affrontare il tema della sua apparenza fisica. Se il nome a lei attribuito poteva essere una sorta di stigma, ora arriva il risarcimento. La locuzione "non sempre" viene ripetuta per tre volte. Un esorcismo che dà luogo all'evocazione di una immagine ben diversa, che esprime lo splendore della bellezza trionfante. 












Io non sono stata sempre cogli occhi cisposi e orlati di scarlatto, il mio naso non è sempre andato a ritoccarsi col mento, nè sono stata sempre serva. Io sono figlia di papa Urbano decimo, e della principessa di Palestrina. Fui fino all’età di quattordici anni allevata in un palazzo, a cui tutti i castelli dei vostri baroni tedeschi avrebbero potuto servire da stalla; e valeva più uno dei miei abiti che tutte le magnificenze della Vesfalia. Crescevo in bellezza, in grazia e in talento, in mezzo ai piaceri, agli ossequi ed alle speranze, e ispiravo già amore; e che petto! bianco, fermo, scolpito come quello della Venere de 'Medici; che occhi! che palpebre! che ciglia! che fiammelle scintillavano dalle mie pupille, e oscuravano il fulgore delle stelle! come mi dicevano i poeti del luogo. Le donne che mi vestivano e mi spogliavano cadevano in estasi, guardandomi dal davanti e dalla schiena; e tutti gli uomini avrebbero voluto essere al loro posto.
 
Je n’ai pas eu toujours les yeux éraillés et bordés d’écarlate; mon nez n’a pas toujours touché à mon menton, et je n’ai pas toujours été servante. Je suis la fille du pape Urbain X et de la princesse de Palestrine. On m’éleva jusqu’à quatorze ans dans un palais auquel tous les châteaux de vos barons allemands n’auraient pas servi d’écurie; et une de mes robes valait mieux que toutes les magnificences de la Vestphalie. Je croissais en beauté, en grâces, en talents, au milieu des plaisirs, des respects, et des espérances: j’inspirais déjà de l’amour; ma gorge se formait; et quelle gorge! blanche, ferme, taillée comme celle de la Vénus de Médicis; et quels yeux! quelles paupières! quels sourcils noirs! quelles flammes brillaient dans mes deux prunelles, et effaçaient la scintillation des étoiles! comme me disaient les poëtes du quartier. Les femmes qui m’habillaient et qui me déshabillaient tombaient en extase en me regardant par devant et par derrière; et tous les hommes auraient voulu être à leur place. 

https://generazionediarcheologi.com/2015/10/19/uffiziarcheologia-la-vendetta-della-venere-medici/

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