sabato 24 novembre 2018

Savushun, una storia persiana





Francesca Cusumano, Suvashun: primo romanzo di una donna in Iran


Suvashun una storia persiana è il primo romanzo storico e di impegno civile dell’Iran  scritto, per di più da una donna, nel 1969. La cornice è quella dell’occupazione militare di Shiraz nel ’41 da parte delle truppe russe e inglesi che decidono di intervenire contro lo Shah Reza Khan,  sospettato di volersi alleare con la Germania, mettendo a disposizione dei nazisti le riserve di petrolio del suo paese. Sono gli anni della seconda guerra mondiale con intere città europee distrutte e bombardate dalla follia nazista. L’episodio iraniano che pure resta nella storia interna come una ferita ancora aperta nei confronti degli inglesi, ha  poca risonanza ed è poco conosciuto. A  Simin Daneshvar va  il merito di averlo riportato alla luce.
Padre fisico,  madre pittrice, Simin Daneshwar appartiene a una famiglia di intellettuali che le assicura la migliore educazione possibile a Tehran dove frequenta la scuola inglese Mehr Ain. Poi si iscrive all’università di Letteratura Persiana. Dopo la morte del padre, per supportare economicamente la famiglia, comincia a scrivere testi e articoli per Radio Tehran e per il giornale Iran e a lavorare come assistente in relazioni internazionali presso il Ministero degli Affari Esteri. Poi diventa traduttrice  di autori europei, fra cui Chechov e  Moravia. Scrive la sua tesi “Beauty as Treated in Persian Literature”, sotto la guida di Fatemeh Sayyah, la prima docente donna in un’università iraniana.
Ci sono tutte le premesse perché Simin diventi una protagonista tra le donne iraniane, la prima ad esempio, che quando scoppia la rivoluzione khomeinista e con essa l’obbligo del velo per le donne, chiederà, senza successo peraltro, che venga revocata un’imposizione che non è prevista in nessun passaggio del Corano.
Nel 1950 si sposa con Jalal al-Ahmad, più giovane di lei e già noto scrittore iraniano, al quale resterà indissolubilmente legata in un sodalizio di “testa e di cuore”. Contrariamente alla tradizione familiare iraniana continua la sua formazione, dopo il matrimonio, negli Stati Uniti. E’ studente Fulbright presso la Stanford University, dove segue il corso di scrittura creativa con Wallace Stegner. Durante quel soggiorno scrive in inglese e pubblica due racconti brevi. Una volta rientrata in Iran entra, come insegnante di storia dell’arte, a far parte del collegio docenti del Dipartimento di Archeologia presso l’Università di Tehran. Ma ai servizi segreti iraniani, la tristemente nota Savak dei tempi dello Shah, il suo metodo di insegnamento non piace e la costringono a rassegnare le dimissioni. A questo punto Simin si dedica completamente alla scrittura, carriera che non si interrompe nemmeno negli anni in cui vive sotto al  regime islamico, ricorrendo ad espedienti come quello di far parlare nei suoi scritti una “donna folle” alla quale dunque è permesso di esprimersi liberamente, in quanto dichiaratamente pazza e dunque “non attendibile”. Allo stesso tempo la scrittrice, morta l’8 marzo del 2012, appoggerà incondizionatamente le aperture progressiste del presidente riformista Mohammad Kathami.
L’eccezionalità di un libro come Suvashun è il fatto che la storia viene raccontata dal punto di vista di Zari, una donna che appartiene a una famiglia benestante e “illuminata” di Tehran.  Sottomettersi e soffrire, ribellarsi e morire”. Questo il dilemma che opprime Zari  che cerca di bilanciare l’amore per la sua famiglia e per suo marito, che vuole proteggere a tutti i costi, e l’amore per il suo paese. Di fronte a sé due esempi: quello di Yosuf, marito idealista e sognatore che arriva fino alla morte pur di non arrendersi al “nemico” e quello di suo cognato che,  invece, fa affari con gli inglesi e ne approfitta per arricchirsi e godere di una protezione incondizionata, anche se temporanea. Indecisa tra queste due posizioni, Zari affronta la realtà a faccia aperta solo dopo che il marito viene assassinato. “Hanno ucciso mio marito ingiustamente dice alla polizia durante la processione funebre. Il minimo che si possa fare è piangerlo. Il lutto non è proibito, lo sai. Durante la sua vita, eravamo sempre spaventati e cercavamo di [non] farlo spaventare a sua volta. Ora che è morto, di cosa abbiamo più paura?

https://www.piuculture.it/2018/07/suvashun-una-storia-persiana-il-primo-romanzo-scritto-da-una-donna-in-iran/
https://www.ibs.it/suvashun-storia-persiana-libro-simin-daneshvar/e/9788899612276

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