Un contrabbandiere chiamato grimpante fa strage di pesci sparando a una mina recuperata da Baci Degli Scogli. Sembra una fiaba. E invece i particolari della storia sono tutti molto realistici. A cominciare dalla descrizione dei poveri affamati, ancora dei marginali.
Italo Calvino, Il padrone delle mine, l'Unità edizione piemontese 23 novembre 1948
Alla villa del finanziere Pompilio gli invitati prendevano il caffè sulla veranda. C’era il generale
Amalasunta che spiegava la terza guerra mondiale con le tazzine e i cucchiaini, e la signora
Pompilio diceva - Spaventoso! - sorridendo, da quella donna di sangue freddo che era.
Solo la signora Amalasunta faceva un po’ la costernata e poteva permetterselo dato che suo
marito era tanto coraggioso da volere subito la guerra totale su quattro fronti. "Speriamo che non
duri tanto..." lei diceva. Ma il giornalista Strabonio era scettico: "Eh, eh, tutto previsto, - diceva. - Ricorda, eccellenza, quel mio articolo, già l’anno passato..."
- Eh, eh, - annuiva Pompilio che se ne ricordava perché quell’articolo Strabonio l’aveva scritto
dopo un colloquio con lui.
- Con questo non si deve escludere... - disse l’onorevole Uccellini che non era riuscito a
dimostrare chiaramente la missione pacificatrice del Papato prima, durante e dopo l’immancabile
conflitto. - Ma sì, ma sì, onorevole... - fecero gli altri con tono conciliante. La moglie dell’onorevole era
l’amante di Pompilio e non gli si potevano dare tanti dispiaceri.
Il mare si vedeva negli intervalli della tenda a righe, strofinarsi contro la spiaggia come un
tranquillo gatto inconsapevole, arcuandosi alle passate della brezza.
Entrò un cameriere e chiese se volevano dei frutti di mare. Era venuto un vecchio, disse, con una
cesta di ricci e di patelle. La discussione dal pericolo di guerra passò al pericolo di tifo, il generale
citò gli episodi africani, Strabonio citò degli episodi letterari, l’onorevole dava ragione a tutti.
Pompilio, che se ne intendeva, disse che facessero venire lì il vecchio con la roba e avrebbe scelto
lui.
Il vecchio si chiamava Bacì Degli Scogli; fece delle storie con il cameriere perché non voleva che
toccasse le ceste. Le ceste erano due, mezzo sfasciate e ammuffite: una la reggeva contro un fianco
e appena entrato la lasciò cadere a terra; l’altra, ch’egli teneva su una spalla, stando tutto contorto,
doveva essere pesantissima ed egli la posò a terra con molta attenzione. Era chiusa da un pezzo di
sacco legato intorno.
La testa di Bacì era coperta da una lanugine bianca, senza differenza di capelli e barba. La poca
pelle nuda era rossa come se da anni il sole non riuscisse ad abbronzarla ma solo a bollirla e
scorticarla; e gli occhi erano sanguigni come se fin la cispa gli si fosse trasformata in sale. Aveva un
corpo basso, da ragazzo, con membra nodose che sporgevano dagli strappi del vestito vetusto,
indossato sulla pelle, senza neanche camicia. Le scarpe doveva averle pescate in mare, tanto
sformate, spaiate, incartapecorite erano. E da tutta la sua persona s’alzava un forte odore d’alghe
marce. Le signore dissero: - Che caratteristico.
Bacì Degli Scogli, scoperta la cesta leggera, andava mostrando i ricci ammucchiati in un
digrignare d’aculei neri e lucidi. Con quelle sue mani vizze, tutte punti neri di spine conficcate,
maneggiava i ricci come fossero conigli da prender per le orecchie, e li rivoltava e mostrava la
polpa rossa e molle. Sotto i ricci c’era un ripiano di sacco e sotto ancora le patelle, coi piatti corpi
zonati giallo-bruni sotto i gusci barbuti e lichenosi.
Pompilio esaminava ed annusava: "Non sboccano mica delle fogne, dalle vostre parti, no?" Bacì sorrise nella sua lanugine: "Eh, no, io sto sulla punta, le fogne le avete voi qui, dove fate i bagni..."
Gli invitati cambiarono discorso. Comprarono dei ricci, delle patelle e incaricarono Bacì di
fornirne loro ancora nei giorni venturi. Anzi, gli diedero ciascuno il proprio biglietto da visita, in
modo ch’egli potesse fare il giro delle loro ville.
- E che ci avete in quell’altra cesta? - chiesero.
- Eh, - il vecchio ammiccò, - una bestia grossa. Una bestia che non vendo.
- Che ve ne fate allora? La mangiate?
- Mangiarla! É una bestia di ferro... Bisogna che trovi il suo padrone, per ridargliela. Che se la
sbrighi un po’ lui, dico bene?
Gli altri non capivano.
- Sapete, - lui spiegò, - la roba che il mare porta a riva, io la divido. Da una parte le latte,
dall’altra le scarpe, le ossa da un’altra ancora. Ed ecco che mi arriva quest’accidente. Dove lo
metto? Lo vedo al largo che viene avanti, mezzo sott’acqua e mezzo sopra, verde d’alghe e
rugginoso. Perché li mettono in mare questi accidenti, io non capisco. Vi piacerebbe, trovarli sotto il
letto? o in un armadio? Io l’ho preso e adesso cerco chi è che ce li mette e gli dico: tienilo un po’ tu,
fa’ il favore!
E così dicendo aveva avvicinato con cautela la cesta, aveva slegato il coperchio di sacco e aveva
scoperto un grosso, mostruoso, ferreo oggetto. Le signore dapprima non capirono, ma diedero in un
grido quando il generale Amalasunta esclamò: - Una mina! - La signora Pompilio andò in deliquio.
Ci fu una gran confusione, chi si affannava a far vento alla signora, chi assicurava: - Certo è
inoffensiva, da tanti anni così, alla deriva... - chi diceva: - Bisogna portarla via, bisogna arrestare
quel vecchio -. Ma il vecchio intanto era sparito, con la terribile cesta.
Il padrone di casa chiamò la servitù: - L’avete visto? Dov’è andato? - Nessuno poteva assicurare
fosse uscito. - Cercate per tutta la casa: aprite gli armadi, i comodini, vuotate la cantina!
- Si salvi chi può, - gridò Amalasunta improvvisamente impallidito. - Questa casa è in pericolo,
via tutti!
- Perché proprio la mia? - protestò Pompilio. - E la sua, generale, pensi alla sua!
- Bisognerà che vada a sorvegliare casa mia... - disse Strabonio che s’era ricordato di certi suoi
articoli di una volta e di adesso.
- Pietro! - gridava la signora Pomponio, rinvenuta, gettandosi al collo del marito.
- Pierino! - gridava la signora Uccellini, gettandosi anch’essa al collo di Pompilio e scontrandosi
con la legittima consorte.
- Luisa! - osservò l’onorevole Uccellini. - Andiamo a casa!
- Non crederà mica che casa sua sia più sicura? - gli dissero. – Con la politica che fa il suo
partito, lei è più in pericolo di noi!
Uccellini ebbe un lampo di genio: - Chiamiamo la polizia!
La polizia si scatenò per la cittadina rivierasca, alla ricerca del vecchio con la mina. Le ville del
finanziere Pompilio, del generale Amalasunta, del giornalista Strabonio e dell’onorevole Uccellini
ed altre ancora furono piantonate da picchetti armati, e reparti di sminatori del Genio le
ispezionarono dalla cantina alle soffitte. I commensali di villa Pompilio si disposero a bivaccare
all’aperto quella notte.
Intanto un contrabbandiere chiamato Grimpante, che grazie alle sue amicizie riusciva sempre a
sapere tutto, s’era messo per conto suo sulle piste di Bacì Degli Scogli. Grimpante era un
omaccione con un berrettino marinaro di tela bianca; gli affari loschi che si svolgevano sul mare e
sulla riva passavano tutti per le sue mani. Fu facile a Grimpante, fatto il giro di qualche osteria del
quartiere delle Case Vecchie, d’imbattersi in Bacì che usciva brillo con la misteriosa cesta in spalla.
Lo invitò a bere all’Osteria dell’Orecchia Mozzata, e versando da bere cominciò a spiegargli la
sua idea.
- É inutile che restituisci la mina al proprietario, - diceva, - tanto lui appena può la rimette dove
l’hai trovata. Invece, se dài retta a me, ci prendiamo tanti di quei pesci da invadere i mercati di tutta
la riviera e farci milionari in pochi giorni.
Bisogna sapere che un monello chiamato Zefferino, solito a ficcare il naso dappertutto, aveva
seguito i due nell’Osteria dell’Orecchia Mozzata e s’era nascosto sotto il tavolo. E capito a volo
quel che intendeva Grimpante scappò via e corse a passar la voce tra i poveri delle Case Vecchie.
- Ehi, volete farvi il fritto, oggi?
Dalle finestre strette e sbilenche s’affacciavano donne magre e spettinate con bambini al petto,
vecchi con il cornetto acustico, comari che pelavano radicchi, giovani disoccupati che si facevano la
barba.
- E come? E come?
- Zitti zitti, venite con me, - disse Zefferino.
Grimpante che aveva fatto un salto a casa sua, tornò con una custodia da violino e s’incamminò
col vecchio Bacì. Presero la strada che fiancheggiava il mare. Dietro, in punta di piedi, venivano i
poveri delle Case Vecchie. Le donne ancora in grembiale, con le padelle a spall’arm, i vecchi
paralitici nelle carrozzelle, i mutilati con le stampelle, e una torma di ragazzini tutt’intorno al
branco.
Giunti sugli scogli della punta, la mina fu abbandonata in mare, a una corrente che la portava
verso il largo. Grimpante aveva tirato fuori dalla custodia di violino uno di quegli arnesi
ammazzacristiani che sparano a raffica e l’aveva piazzato dietro un riparo di scogli. Quando la mina
gli fu a tiro cominciò a sparacchiare: i colpi sull’acqua segnavano una scia di piccoli zampilli. I
poveri, ventre a terra sullo stradone litoraneo, si turarono gli orecchi.
Tutt’a un tratto una grande colonna d’acqua s’alzò nel mare dal punto dove prima era la mina. Il
fragore fu enorme: i vetri delle ville andarono in frantumi. L’ondata arrivò fin allo stradone. Appena
le acque si quetarono cominciarono a venire a galla le pance bianche dei pesci. Grimpante e Bacì
stavano mettendo mano a una gran rete, quando furono travolti dalla folla che correva verso il mare.
I poveri si misero in acqua vestiti, chi con le scarpe in mano e i calzoni rimboccati, chi con le
scarpe e tutto, le donne con le sottane galleggianti a cerchio: e tutti giù ad acchiappare i pesci morti.
Chi li pescava con le mani, chi col cappello, chi con le scarpe, chi li metteva in tasca, chi nella
borsetta. I ragazzi erano i più veloci ma non s’azzuffavano: tutti erano d’accordo di dividerli in parti
uguali. Anzi, badavano ad aiutare i vecchi che ogni tanto scivolavano sott’acqua e uscivano con la
barba piena d’alghe e granchiolini. Le più fortunate erano le beghine che procedevano a due a due
coi loro veli tesi a fior d’acqua e rastrellavano tutto il mare. Le belle ragazze ogni tanto gridavano: -
Ih... ih... perché un pesce morto saliva loro sotto le sottane, e i giovanotti giù a cercare di pescarlo.
Sulla riva cominciarono ad accendersi fuochi d’alghe secche e comparvero le padelle. Ognuno
tirò fuori di tasca un boccettino d’olio e si cominciò a sentire odor di fritto. Grimpante se l’era
svignata perché la polizia non lo acciuffasse con quell’arrotavivi per le mani. Bacì Degli Scogli
invece se ne stava in mezzo agli altri, con pesci, granchi e gamberi che gli spuntavano da tutti gli strappi del vestito, e si mangiava una triglia cruda dalla contentezza.
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