domenica 12 novembre 2023

Il destino del Pd: una ipotesi


 Marco Damilano, La leader, i tre mondi nel Pd e quel pezzo di paese pulito, Domani, 12 novembre 2023

... Il Pd dell'11 novembre è apparso diviso in tre, Il retropalco dei dirigenti rimasti rigorosamente nascosti agli occhi: gli eterni (Franceschini, Zingaretti, Guerini, Fassino), gli aspiranti eterni (Boccia), i contingenti (gli uomini e le donne della segretaria). C'era poi il palco, i tanti interventi che nel complesso servivano a dare l'immagine dell'Italia cui la Schlein vorrebbe dare voce, la sanità pubblica ferita, il lavoro, le famiglie arcobaleno, i diritti sociali e civili, gli amministratori della Romagna e della Toscana alluvionate. E infine la piazza che assomigliava alle piazze del Pd viste altre volte: un pezzo di paese pulito. Nell'insieme: un vecchio partito reduce da mille sconfitte e da riforme mancate, con i suoi generali che non si sono vergognati di vergognarsi del loro partito e che hanno spalancato le porte alla destra; un mondo associativo e intellettuale che in tanti anni di crisi è venuto giù e anche in qualche intervento sul palco ha lasciato trasparire una mancanza di abitudine a un confronto con la politica; una piazza partecipe ma anche un po' disorientata. La manifestazione di ieri era la sintesi della frattura che si è creata in questi anni, tra un mondo della politica ufficiale, distante dalla società, e pezzi di società a loro volta chiusi in una autoreferenzialità che spesso diventa inconsistenza politica.Per la politica è un problema, per il Pd è un dramma. Di questo dramma bisognerà continuare a ragionare. Ma ieri a fare da cerniera tra questi tre mondi c'era solo lei, Elly Schlein. L'unica sintesi possibile, difficile da aggirare, nonostante le bordate quotidiane che le riversano addosso avversari e amici. Una frontiera anche: posizione scomoda, che rischia di scontentare tutti. Il punto di partenza è questo, si sapeva già, le macerie di anni di incuria. Il punto di arrivo, se la riforma Meloni non è un bluff totale al tavolo da poker della destra, è lo scontro referendario in arrivo sul cambio della Costituzione e poi, in caso di approvazione, la ricerca di una leadership da contrapporre alla premier che punta ad essere la prima eletta direttamente dai cittadini. Una strada è stata indicata ieri da Rosy Bindi su La Stampa: costituire subito quei comitati di difesa della Costituzione, su modello di quelli ccreati dal monaco Giuseppe Dossetti nel 1994, citato da Sergio Mattarella nel suo discorso al meeting di Rimini la scorsa estate.
Chi ha memoria, però, ricorda che i comitati del 1994 contro le proposte di riscrittura della Carta del primo berlusconismo furono seguiti, nel 1995, dalla nascita dell'Ulivo di Romano Prodi. Il no che tenne insieme le opposizioni di allora era la premessa di una nuova coalizione di centrosinistra, con un leader capace di tenerla insieme. E allora verrà il momento in cui le figure di cerniera, sintesi, frontiera torneranno utili. Una promessa, un progetto. 

 

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