Giovanni De Luna, La Stampa, 25 aprile 2022
Quel mondo e quella Europa, entrambi nati dalla Resistenza, sembrano essersi smarriti nella carneficina ucraina costringendoci a rimpiangerli con una dolente consapevolezza.
Luca Canali, La resistenza impura, Mondadori, Milano 1963
I morti sono morti perché altri continuino a vivere,
ma soprattutto perché essi stessi volevano vivere in più onorevole modo:
eroe è chi il suo strenuo operare indirizza a un domestico fine,
non chi se ne fa servitore per trovarvi un'ebbrezza privata.
E i vivi che allora rischiarono eroicamente la morte,
ora attendono pacificamente ai loro traffici, intingoli, studi
a tutto ciò cui insomma tendeva la loro lotta contro un pugno di vili,
politici corrotti e falliti, burocrati ottusi,
o un esrcito di imberbi ingannati dal puro ideale.
Così la resistenza è passata e chi vuole onorevolmente protrarla,
si cimenti col reale di oggi così come essa operò nel reale di ieri.
Perché riandare troppo spesso col pensiero a quei giorni perduti,
e contrapporli agli attuali con una sorta di amaro rimpianto,
li solleva in una sfera d'affascinante e tuttavia arbitraria purezza
evocata da chi non sappia acconciarsi agli ingrati doveri presenti.
La resistenza fu preparata di lontano, da uomini che agitavano i problemi elementari del popolo ma insieme una grande alternativa morale, senza la quale il popolo non avrebbe forse trovato la forza di seguirli fino in fondo: i fascisti non sbagliavano quando dicevano di vedere, oltre gli scioperi e le rivendicazioni sindacali, anche un piano di sovvertimento totale. Perché non dobbiamo sentirci anche noi preparati di lontano, lottare con lo stesso slancio morale di ieri, operando nelle situazioni reali, anche le più nauseanti, ma cercando di superarle adeguandole a una superiore immagine reale che di esse ci siamo fatti nella nostra coscienza? Perché non sentire anche oggi gli gli ideali della resistenza come lo spirito che può animarci, non solo nelle grandi lotte politiche ma anche nell'intimità della nostra vita morale? E se non per le masse indiscriminate che è inevitabile e giusto si godano i benefici raggiunti, almeno per i partiti e gli uomini che si assumono di rappresentarne la coscienza.
Italo Calvino
Oltre il ponte (1959)
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