Leonardo Casalino, Giovani di città, gli elettori di Mélenchon che Macron deve conquistare, La Striscia rossa, 12 aprile 2022
L’elettorato decisivo da mobilitare è quello che ha votato Jean Luc Mélenchon, una delle grandi sorprese del 10 aprile. La distanza finale da Le Pen è di circa 400.000 voti e non vi è dubbio che sul mancato sorpasso abbia pesato la scelta dei comunisti di presentarsi autonomamente, a differenza che nel 2017. Mélenchon, domenica sera, in quello che è stato uno dei discorsi più interessanti del dopo voto, ha scandito con forza quattro volte la frase: “nessuno voto deve andare all’estrema destra”. Ma così come aveva fatto nel 2017 non ha dato un’indicazione di voto esplicita in favore di Macron e i dirigenti del suo partito, presenti nelle diverse tribune televisive, hanno insistito sul fatto che le scelte degli elettori dipenderanno dalla capacità di quest’ultimo a introdurre novità significative nel suo programma.
Mélenchon ha ottenuto un ottimo risultato nelle grandi e medie città. Se si considerano tutti centri urbani con più di centomila abitanti arriva in testa con circa il 31% dei voti,
superando nettamente Macron (26%) e Le Pen (16,9%). Un dato omogeneo in
aree geografiche diverse: da Lille a Montpellier , da Toulouse a
Grenoble.
Macron è stato invece il più votato nei tantissimi comuni tra i 20.000 e 100.000 abitanti,
con un risultato omogeneo su tutto il territorio nazionale. Marine Le
Pen, dal canto sua, ha confermato il suo radicamento elettorale nei
numerosi piccoli comuni isolati e nelle città con meno di 20.000 abitanti.
Mélenchon è arrivato primo anche nei territori francesi di oltremare ( la Réunion, Guyana, Martinique, Guadalupe) e , soprattutto, in Ile de France, la regione parigina. Qui ha superato di poco Macron (30,2% contro 30,1%), trionfando nei comuni che storicamente hanno costituito il bastione rosso della sinistra francese: con il 61% a Saint-Denis o il 60,14% a Bobigny. Si tratta di centri urbani in cui si è registrato un forte astensionismo, superiore al 30%, ed è quindi evidente come Mélenchon sia stato l’unico candidato capace di proporre una prospettiva politica convincente a un elettorato deluso dalle politiche di tutti i governi degli ultimi decenni e che avrebbe potuto scegliere o di non votare o di premiare l’estrema destra.
Per quanto riguarda la distribuzione regionale del voto, la carta elettorale francese presenta delle zone omogenee: Macron conquista tutte le province dell’Ovest, da nord a sud, e buona parte del centro-est. Marine Le Pen conferma il suo radicamento sia nel Sud-est (un bastione dell’estrema destra che ha ereditato dal padre) sia nel Nord, che è invece un territorio che ha saputo conquistare da sola negli ultimi 20 anni. Anche lei deve affrontare una sfida complessa: attrarre voti di sinistra conservando il suo elettorato di destra fedele ai contenuti più reazionari del suo programma.
La sua strategia è certamente quella di unire l’elettorato anti-Macron, ma per realizzarla dovrà al contempo ribattere in maniera convincente alle accuse che il suo avversario ha cominciato a rivolgerle – cosa che non aveva fatto durante la campagna del primo turno – da domenica sera: il suo legame politico con Putin, la questione del prestito ricevuto e non ancora rimborsato da banche russe e più in generale il suo appartenere “ a una internazionale populista” che rappresenta una minaccia per il futuro dell’Europa.
https://www.nouvelobs.com/election-presidentielle-2022/20220408.OBS56847/melenchon-a-l-elysee-voici-a-quoi-ressembleraient-les-100-premiers-jours-d-une-presidence-insoumise.html
https://www.marianne.net/politique/pourquoi-cohn-bendit-ne-peut-plus-tutoyer-melenchon
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