La
novità non è così dirompente come potrebbe sembrare. Già solo
l'apparizione massiccia del Movimento 5 Stelle poteva preannunciare un
esito simile. Il sistema politico diventava di colpo tripolare. Si
delineava uno scontro tra vecchio e nuovo. Con la rielezione di
Napolitano il vecchio aveva in una certa misura ripreso l'iniziativa.
Una soluzione possibile ancora a quel punto era una riforma operata
dall'alto e dall'interno, i delfini dei responsabili usciti con le ossa
rotte dalle elezioni e da precedenti vicende governative o giudiziarie
diventavano gli esecutori testamentari di un regime ormai discreditato. La
novità vera è questa. Sta fallendo in questi giorni l'operazione volta a
realizzare la riforma dall'interno e dall'alto. Le larghe intese, per
capirci.
Il governo presieduto da Enrico Letta si regge, come è noto, su una maggioranza duplice. E' sostenuto in pieno solo da una parte finora minoritaria del centrodestra berlusconiano, che nella sua componente maggioritaria si dichiara invece pronto a rompere l'alleanza se dovesse intervenire, come è destinato a intervenire, un voto favorevole alla decadenza di Berlusconi. E' ormai questione di settimane. Il Senato dovrebbe pronunciarsi sulla decadenza di Berlusconi il 27 novembre. Un eventuale rinvio può ancora spostare la scadenza a dicembre inoltrato. A quel punto però saranno comparsi sulla via del governo due ostacoli assai difficili da superare: la Corte Costituzionale si sarà pronunciata sulla legge elettorale, e soprattutto il Partito democratico si srà dato un nuovo segretario. In un quadro simile, come ha scritto Giovanni Orsina, "la decisione di Berlusconi di raggiungere Grillo all’opposizione potrebbe far crescere la pressione sul Pd fino a farla diventare insopportabile. Soprattutto nel momento in cui i democratici dovessero avere un leader neoeletto, ambizioso, impaziente, assai poco desideroso – si presume – di immolarsi per un governo che lui, il suo partito e i suoi elettori non considerano cosa propria". Queste le scadenze politiche, se non altro.
Per
capire veramente a che punto siamo, bisogna tuttavia uscire dalla
politica politicante. La cosiddetta stabilità tanto decantata da Letta e
Napolitano non è un valore assoluto. In una situazione gravemente
compromessa ,se la stabilità non si traduce in un'azione rapida e
efficace, essa diventa un elemento di freno, perché impedisce di
intervenire sul degrado come pure sarebbe possibile fare. Sarebbe invece
questo il momento ideale per un appello al paese. Rivolto da chi? Non
certo da uno dei partiti esistenti. La loro credibilità è al punto più
basso. Lo stesso Grillo che non ha un potere di coalizione apparirebbe
inadeguato al compito. Si va verso un cambio di regime, ora. Chi
dirigerà le operazioni, o che piega prenderà il mutamento non è dato
sapere. Il vecchio sembra già morto e il nuovo è ancora in fasce, come
si sarebbe detto una volta. Visto in questa luce lo stesso travaglio del
Pd assume un diverso significato, la struttura fa fatica a liberarsi
del vecchio e il nuovo non si presenta sempre in modo rassicurante. Però
a una situazione del genere non si sfugge. O la si affronta per quella
che è, o si è perduti, ancora più perduti. Il tempo della grande prova
sta per iniziare.
Il governo presieduto da Enrico Letta si regge, come è noto, su una maggioranza duplice. E' sostenuto in pieno solo da una parte finora minoritaria del centrodestra berlusconiano, che nella sua componente maggioritaria si dichiara invece pronto a rompere l'alleanza se dovesse intervenire, come è destinato a intervenire, un voto favorevole alla decadenza di Berlusconi. E' ormai questione di settimane. Il Senato dovrebbe pronunciarsi sulla decadenza di Berlusconi il 27 novembre. Un eventuale rinvio può ancora spostare la scadenza a dicembre inoltrato. A quel punto però saranno comparsi sulla via del governo due ostacoli assai difficili da superare: la Corte Costituzionale si sarà pronunciata sulla legge elettorale, e soprattutto il Partito democratico si srà dato un nuovo segretario. In un quadro simile, come ha scritto Giovanni Orsina, "la decisione di Berlusconi di raggiungere Grillo all’opposizione potrebbe far crescere la pressione sul Pd fino a farla diventare insopportabile. Soprattutto nel momento in cui i democratici dovessero avere un leader neoeletto, ambizioso, impaziente, assai poco desideroso – si presume – di immolarsi per un governo che lui, il suo partito e i suoi elettori non considerano cosa propria". Queste le scadenze politiche, se non altro.
crepuscolo
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