Simonetta Fiori
Nuovi documenti e un convegno ricordano l’intellettuale morto settanta anni faPintor segreto
Amori, commedie e traduzioni nelle carte ritrovate
la Repubblica, 25 novembre 2013
... E da Luigi Pintor occorre ripartire, dai manoscritti in grafia minuta che negli anni Novanta decise di affidare a una giovane ricercatrice fiorentina. Ne sarebbe scaturita nel 2007 la bellissima biografia Il costante piacere di vivere (Utet). «Non potrò mai dimenticarlo», racconta ora Maria Cecilia Calabri. «Vedi, mi disse, il problema è che Giaime è stato una figura originalissima, di difficile comprensione. Come lo collochi? Sembra più quasi l’eroe sottile di un romanzo, che andrebbe interpretato in chiave poetica». Le narrò anche un aneddoto della madre Adelaide che, invitata in un liceo a parlare dell’eroe, suggeriva di pensare a Giaime come a un ragazzo. A non ridurre la sua vita a un gesto estremo.
... A Perugia, nell’estate del 1940, prima di partire per la guerra, l’incontro con due donne importanti. Filomena d’Amico, l’amica colta con cui avrebbe stretto un sodalizio intellettual-sentimentale. E Ilse Bessel, una giovane tedesca di Heidelberg che sarà il suo grande amore, ispiratrice delle ultime poesie e dedicataria del libro di traduzioni di Rilke. Bionda, sguardo vivace, una figura slanciata dalle lunghe gambe. «Era una giovane deliziosa », avrebbe ricordato la cugina Lia Pinna Pintor. «Io mi sentivo un po’ impacciata perché lei era un tipo disinvolto, molto elegante, ma di un’eleganza sportiva. Giaime era molto affascinato». Si accende qualcosa che con Filomena resta assopito. Le righe qui accanto [sotto] raccontano l’esaurimento di quel rapporto sentimentale, non però di un’amicizia.
Giaime Pintor
Gli inediti
“Che giornata straordinaria, tutto il tempo insieme a lei”
la Repubblica, 25 novembre 2013
Firenze, 22 luglio 1941
Sono arrivato a Firenze inquieto. Dubitavo molto di trovare Ilse dopo accordi così vaghi. Invece era arrivata in albergo dieci minuti prima di me. Ci siamo visti aprendo le finestre e attraverso un piccolo cortile. Era intenta a riordinare i suoi vestiti. Per lei è stata soprattutto una sorpresa: sentirsi chiamare e ridere con la voce di una volta a Perugia. Era commossa ma difesa, come è sempre ai primi incontri. Dopo cena abbiamo passeggiato a lungo sull’Arno. E a poco a poco si animava e si addolciva. Ha parlato molto di sé, più delle altre volte, dicendo delle proprie paure e dei rimorsi che la tormentavano. È molto tedesca: sente il fascino che viene dalla sua gente e dice di soffrirne.
Ha citato Rilke e George. Teme che questo suo consumare gli altri sia la sua condanna (uno pensa sia la sua fortuna, per il suo egoismo).
Per me quel linguaggio è familiare, ho potuto consolarla quasi con le stesse parole e dirle la verità (in fondo è la mia stessa esperienza). Mi abbracciava stretta, meravigliata di questa identità di linguaggio, e credo che mi abbia voluto bene. Dice di recitare, ma riesce a mantenere una grande purezza.
Siamo tornati tardi, un po’ eccitati, e l’ho sentita addormentarsi nella camera accanto.
Firenze, 23 luglio 1941
È stata una giornata di grande intensità, come quelle che dividono il tempo e fanno ardere i ricordi lentamente accumulati. Tutto un giorno con Ilse, liberi di fermarci dove volevamo, di scendere in ogni ristorante, di sedersi in un caffè o in un giardino.
Quello che è impareggiabile in lei è la sua gaiezza, la sua attenzione ai fatti esterni, quella facoltà di vedere tutto con meraviglia e ironia. La sera a San Miniato era dolce e remissiva come mai le ragazze nostre. Ho capito il pregio di queste giornate: durante tutto il giorno è un’amica intelligente e carissima che fa trascorrere il tempo, la sera dà quella che nessuna amica mi potrebbe dare, la dolcezza dei capelli sulle mie braccia e baci lenti e calmi. Siamo tornati molto stanchi e partendo mi sono ricordato che la lasciavo senza un soldo. Terribile rimorso.
Torino, 20 novembre 1941
La mattina in ufficio. Il primo pomeriggio in albergo; poi a casa Pinna Pintor dove Lia festeggiava la sua laurea. Il solito pubblico di giovani intellettuali imbarazzati. Passato rapidamente da Einaudi a sentire le novità. *** Dire che cosa resta di F. (ndr Filomena D’Amico) è più difficile: non ebbi mai per lei una vera affezione. E fin dal primo momento mancava tra noi quella superba e (...) che mi rivelava l’esistenza di una donna e stringeva alla sua figura fantasie e miti senza (...). (Così la prima volta che vidi Ilse in una strada di Perugia, e Barbie a Heidelberg in un vecchio ristorante: figure sconosciute, ma già (...). Con F. nacquero rapporti amichevoli che solo la mia debolezza senza alcuna necessità trasformò in (...).
Qui sopra alcune pagine inedite del Diario di Giaime Pintor. Gli spazi bianchi, indicati con le parentesi, sono un tratto costante del Diario. Pintor aveva l’abitudine di lasciare in sospeso la parola, per poi definirla con precisione.
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