sabato 30 dicembre 2017

Una voce di silenzio sottile




«Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti... ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento, un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto, un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, una voce di silenzio sottile [il mormorio di in vento leggero]. Come l'udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all'ingresso della caverna». (Re, 19, 11-13)

Come si può evocare la presenza di Dio? Una domanda simile presuppone che Dio ci sia, esista. Prima ancora: cosa vuol dire esistere per una figura come Dio? Vuol dire forse stare lì, da qualche parte? In questo senso Dio non c'è, anche se si manifesta molte volte nella Bibbia e nel Corano. Non c'è perché non è un dato reale, è una istanza che si trova dappertutto e in nessun luogo. Si può trovare nella nostra coscienza, che non è un luogo, ma una modalità dell'essere.
Ecco perché il passo biblico citato in apertura è molto bello. Perché assegna a Dio una voce che è quasi impercettibile. Qualcosa di simile esiste nella musica moderna. Anche nella forma del silenzio, a volte, come in John Cage, per esempio.
Un suono emerge a quel punto e la sua è una presenza discreta. Anche nel momento della massima solitudine qualcosa sussiste in noi e fuori di noi. Dio è il nome che possiamo dare a questa inconsistenza, a questa presenza impalpabile. Non siamo soli al mondo: è questo il messaggio ultimo della religione intesa come culto di ciò che sfugge all'opera distruttiva del tempo.

https://palomarblog.wordpress.com/2017/01/24/il-silenzio-di-dio/
https://palomarblog.wordpress.com/2016/03/02/dio-abita-in-noi/

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