lunedì 1 aprile 2013

Pangloss e le false ragioni


Voltaire
Candido

"... Pangloss insegnava la metafisico-teologo-cosmoscemologia. Dimostrava in modo mirabile che non c’è effetto senza causa, e che, in questo che è il migliore dei mondi possibili, il castello di monsignore era il più bello dei castelli e la signora la migliore delle baronesse possibili. “E’ dimostrato” diceva “che le cose non possono essere in altro modo: perché siccome tutto è creato per un fine, tutto è necessariamente per il migliore dei fini. Notate che i nasi son stati fatti per portar gli occhiali, infatti ci sono gli occhiali. Le gambe sono evidentemente istituite per esser calzate, ed ecco che ci sono i calzoni. Le pietre sono state formate per essere squadrate, e per farne castelli, infatti monsignore ha un bellissimo castello; il massimo barone della provincia dev’essere il meglio alloggiato; e siccome i maiali sono fatti per essere mangiati, mangiamo maiale tutto l’anno; quelli che hanno affermato che tutto va bene hanno quindi affermato una sciocchezza: bisognava dire che tutto va nel migliore dei modi.” Candido ascoltava attentamente e innocentemente credeva; perché trovava bellissima madamigella Cunégonde anche se non si pigliava mai la licenza di dirglielo. Concludeva che dopo la felicità di esser nato barone di Thunder-ten-tronckh, il secondo grado di felicità era di essere madamigella Cunégonde; il terzo, era di vederla ogni giorno; e il quarto, di ascoltar mastro Pangloss, il massimo filosofo della provincia, quindi della Terra intera. Un giorno Cunégonde, andando a spasso nei pressi del castello nel boschetto che chiamavano parco, vide tra i cespugli il dottor Pangloss che impartiva una lezione di fisica sperimentale alla cameriera di sua mamma, piccola brunetta assai carina e docilissima. Siccome madamigella Cunégonde aveva spiccate disposizioni per le scienze, osservò senza batter ciglio le reiterate esperienze di cui fu testimone; vide chiaramente la ragion sufficiente del dottore, gli effetti e le cause, e tornò tutta sconvolta, tutta pensosa, tutta piena d’una gran voglia d’esser erudita, pensando che lei poteva ben essere la ragion sufficiente del giovane Candide, il quale poteva d’altronde essere la sua. S’imbatté in Candide tornando al castello, e arrossì; anche Candide arrossì, lei gli diede il buongiorno con voce rotta, e Candide le parlò senza sapere cosa dicesse. L’indomani, dopo il pranzo, uscendo di tavola Cunégonde e Candide si trovaron dietro un paravento; Cunégonde lasciò cadere il fazzoletto, Candide glielo raccattò, lei gli prese innocentemente la mano, innocentemente il giovane baciò la mano della giovinetta con una vivacità una sensibilità, una grazia particolarissima; le bocche si incontrarono, gli occhi si accesero, le ginocchia tremarono, le mani si smarrirono. Il signor barone di Thunder- ten-tronckh passò accanto al paravento e, vedendo quella causa e quell’effetto, cacciò Candide dal castello a grandi pedate nel sedere; Cunégonde svenne; appena tornata in sé la signora baronessa la schiaffeggiò; e tutto fu desolazione nel più bello e più piacevole dei castelli possibili... "

Scelta antologica a cura di Francesca Civile

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Pangloss oggi avrebbe a che vedere con la propaganda. O con la pubblicità. O con l'informazione addomesticata e docile. Quindi con una visione alquanto ovvia della realtà, con un aggiustamento verbale intessuto  di ragioni sempre pronte a spiegare le disgrazie e a renderle accettabili. In un certo senso Pangloss, con la sua accettazione del mondo, è il contrario di ciò che Marx suggerisce quando scrive: "I filosofi finora soltanto interpretato il mondo in diversi modi; ora si tratta di cambiarlo". Il personaggio è perfino ridicolo nel suo ottimismo. Più che un personaggio, anzi, è una maschera. Quanti Pangloss ci sono tra noi? Meglio ancora: quante volte siamo tentati di fare come Pangloss? Di trovare una ragione a tutto, in modo da poter tutto accettare e stare tranquilli... 
Una vita fatta solo di inquietudini e interrogativi angosciosi è poco attraente. Solo allontanandoci da Pangloss, tuttavia, possiamo accostarci davvero alla realtà. Pensare a cosa abolire, a cosa cambiare, a come cambiare, a come imprimere un senso a ciò che resiste alle nostre domande di senso. A come stare nel mondo, in un mondo tanto più riconoscibile in quanto modificabile.



 

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