Giampiero Martinotti, Le lettere d'Althusser all'amante italiana, la Repubblica 30 ottobre 1998
Parigi. Cinquecento lettere, di cui alcune appassionate come quelle di certi grandi epistolari romantici, vengono ad arricchire la complessa biografia di Louis Althusser, il filosofo marxista scomparso otto anni fa. A far risuonare alternativamente le corde della passione e della ricerca intellettuale è Franca Madonia, traduttrice e saggista, una delle figure centrali della sua vita. L'epistolario sta per andare in libreria (Lettres à Franca 1961-1973, Stock/Imec, pp. 832, 170 franchi) e già si può dire che la sua pubblicazione costituisca una tappa essenziale per ricostruire la biografia, personale e intellettuale, di uno dei più influenti pensatori francesi del dopoguerra. Althusser rappresenta ancora oggi un enigma: filosofo, militante comunista, direttore della Scuola Normale Superiore, difensore della psicoanalisi, ma anche uomo lacerato, malinconico, soggetto a fortissime crisi depressive, sfociate nel tragico assassinio della moglie, Hélène Rytman, strangolata il 16 novembre 1981 nel loro appartamento alla Normale. Secondo il suo biografo, Yann Moulier Boutang, la sua vita è un intreccio di ragione e di follia in cui è difficile districarsi: Althusser ha scritto la sua autobiografia, dopo l' uccisione della moglie, ma il suo racconto comporta spesso dimenticanze o vere e proprie bugie. Meglio ancora: rimozioni. Le lettere scritte a Franca Madonia aiutano a ricostruire la sua complessa e affascinante personalità. Althusser l' aveva conosciuta in Romagna nell' estate del 1961. Franca era traduttrice di Lévi-Strauss e di Merleau-Ponty, era sposata con Mino Madonia, militante del Pci e dirigente d' azienda. Vivevano vicino a Forlì. Althusser se ne innamorò subito e nel confronto con lei, al contempo passionale e intellettuale, cominciò a distaccarsi dalla tradizione stalinista, ad elaborare la sua lettura di Marx che a metà degli anni Sessanta lo rese celebre. Franca rappresenta una specie di idillio. La sua vita in Italia riassume quel che manca ad Althusser: una famiglia, un modo di pensare diverso, nuovo. La relazione con la donna italiana riproduce una situazione tipica della sua vita: da un lato Hélène, compagna di vita dal 1946 (la sposerà nel 1976) e militante comunista, dall' altro le altre, come la svizzera Claire Z. e, appunto, Franca Madonia. Secondo Elisabeth Roudinesco, in un articolo pubblicato ieri su Le Monde, Althusser oscilla tra due tipi di femminilità: quella colpevole e deprimente rappresentata da Hélène e quella "iniziatica e incandescente" rappresentata dalla straniera e dalla sua vitalità tutta italiana. Due modelli differenti, ma non contrapposti in lui, di "amour fou", uno tragico e uno luminoso. Nelle lettere a Franca Madonia Althusser alterna le riflessioni sul comunismo e sulla psicanalisi alla passione per una donna in qualche modo irraggiungibile: Franca, come anni prima Claire, rappresenta la fuga dalla quotidianità, l' illusione di sfuggire alla malinconia e alla depressione. Le parole di Althusser tracimano a volte nel lirismo romantico di un infelice: "Franca, nera, notte, fuoco, bella e brutta, passione e ragione estreme, smisurata e saggia. Amore mio, amarti mi spezza, stasera ho le gambe a pezzi da non poter camminare - eppure che altro ho fatto oggi se non pensare a te, inseguirti e amarti?". E ancora: "Dico questo anche per combattere il desiderio di te, della tua presenza, il desiderio di vederti, parlarti, toccarti. Se ti scrivo, è anche per questo, l' hai capito: la scrittura rende presente in un certo modo, è una lotta contro l' assenza". Quando si conoscono, il filosofo ha 42 anni, Franca Madonia 36. Althusser non riesce a separare Franca da Hélène, tenta anzi di integrare Mino, il marito, nel loro rapporto. Franca cercherà sempre di sottrarsi a questa sua volontà. Del resto, Althusser ha analizzato con lucidità questa situazione nel 1985, quando ha scritto la sua autobiografia, L' avenir dure longtemps. Racconta delle sue "storie di donne": accanto a Hélène "ho sempre avuto il bisogno di costituirmi una "riserva di donne" e di sollecitare da Hélène un' esplicita approvazione. Senza dubbio avevo "bisogno" di queste donne come altrettanti supplementi erotici per soddisfare quel che l' infelice Hélène non poteva dare di lei, un giovane corpo non sofferente e questo eterno desiderio che inseguivo in sogno, che "mancavano" al mio desiderio intaccato, la prova che potevo, accanto a un padre-madre, desiderare anche il corpo di una semplice donna desiderabile". La contraddizione è insanabile: Althusser non riesce a cominciare una storia amorosa senza l' approvazione di Hélène e trova una sintesi tutta sua: "Mi innamoravo di donne secondo il mio gusto, ma abbastanza lontane per evitare il peggio: vivevano in Svizzera (Claire) o in Italia (Franca), dunque a una distanza inconsciamente calcolata per vederle solo a tratti (al di là di tre giorni ne ero regolarmente, cioè inconsciamente, stanco e disgustato, eppure che donne eccezionali d' animo e di bellezza furono per me Claire e Franca)". Nell' autobiografia, tuttavia, Althusser tace alcune cose o sbaglia in maniera madornale le date, come quando dice di aver incontrato Franca nel 1974. Ciò non toglie interesse a come analizza la fine dei due rapporti, quando le donne lo mettono con le spalle al muro, gli chiedono una vita in comune e un figlio. Lui lo racconta così: "Con Franca, questa magnifica italiana di trentasei anni, che alla sua età aveva disperato di poter ancora amare, fu peggio. Un giorno sbarcò a Parigi con il pretesto di seguire un corso di Lévi- Strauss, mi avvertì per telefono del suo arrivo e mi disse che potevo fare di lei quel che volevo. Entrò perfino in casa mia passando dalla finestra. Era troppo chiaro. Mi ammalai subito, fortemente depresso. Anche lei aveva avuto delle "idee" su di me". Nell' epistolario, come già nell' autobiografia, Althusser dà libero corso alla sua follia amorosa e mette in luce il suo rapporto con la psicanalisi. Non solo quello teorico con il pensiero di Lacan, ma quello della sua terapia con René Diatkine, che prese in cura anche Hélène. Da questo punto di vista, le lettere a Franca Madonia offrono agli studiosi nuovo materiale per cercare di "razionalizzare" la figura di Althusser e del suo labirintico pensiero. La corrispondenza (l' editore francese ha incluso anche ventidue lettere di Franca) termina nel 1973. I due s' incontrarono ancora una volta a Bologna nel 1980. Pochi mesi dopo, nel novembre dello stesso anno, Althusser strangola la moglie durante una crisi depressiva, tragico epilogo di un rapporto durato trentaquattro anni. Franca Madonia morirà a Parigi nell' 81 per una cirrosi causata dall' epatite C. Ma non rivedrà Louis Althusser, rinchiuso nell' ospedale psichiatrico Sainte-Anne. Non fu mai processato per l' omicidio della moglie, perché ritenuto incapace di intendere e di volere.
Martine de Rabaudy, Le fou de Franca, L'Express 19 novembre 1998
Le dimanche 16 novembre 1980, Louis
Althusser étranglait sa femme, Hélène. L'une des plus importantes
figures de la philosophie, le caïman (directeur d'études) à l'Ecole
normale supérieure de Michel Foucault et de Régis Debray, le découvreur
de Jacques Lacan devenait au cours d'une crise de démence un assassin.
La communauté intellectuelle française et internationale ressentait la
nouvelle comme une déflagration. Quelques jours après le meurtre, une
Italienne, traductrice et philosophe elle aussi, accourait à Paris et se
présentait à l'hôpital Saint-Anne afin de le voir. Sous le choc, et
face à l'interdiction formelle de visites, elle était prise d'un violent
malaise provoqué par une perforation de l'estomac. Opérée en urgence,
victime d'une complication hépatique, elle succombait à Villejuif, deux
mois et demi après la mort d'Hélène, sans qu'Althusser, englouti dans
son brouillard dépressif, l'apprenne. Cette femme, très belle, se
nommait Franca Madonia. Elle était l'amie d'Hélène et l'amour de Louis.
Chronique vivante des idées de l'époque
En 1961, lorsqu'ils se découvrent en Italie dans la bienheureuse atmosphère familiale des Madonia, une maison en Romagne qualifiée par Althusser de «paradis de Bertinoro», il a 42 ans et elle 35. Malgré une passion partagée, aucun des deux ne chamboulera la structure de son existence: Louis rentre à Paris accompagné d'Hélène et Franca demeure auprès de Mino, son mari. L'irréfutable preuve de l'intensité de leur histoire est apportée aujourd'hui par la publication des Lettres à Franca, grâce au précieux travail de François Matheron et Yann Moulier Boutang, biographe du philosophe, qui ont classé et annoté plus de 500 lettres écrites entre 1961 et 1973 par Althusser à celle qui deviendra également la traductrice de ses oeuvres, dont Pour Marx. On trouvera seulement 22 réponses de Franca - mais essentielles - de celle qu'il appelait alternativement «Carogna», «Mon soleil noir» ou «Amore» et qu'il remerciait d'avoir bouleversé sa façon d'aimer dans une magnifique dissertation sentimentale, datée du 23 septembre 1961, sur la notion de présence ou d'absence de l'être aimé. L'ouvrage compte plus de 800 pages et, hélas! n'aurait matériellement pu en intégrer davantage.
L'exceptionnel intérêt de cette correspondance, d'une teneur et d'un style incomparables, par exemple, avec celle d'un Sartre et d'une Beauvoir (Lettres au Castor), réside, par-delà leur magnifique échange amoureux, dans la chronique vivante des idées de l'époque, les rencontres avec Barthes, Lacan, Foucault, Derrida, les lectures commentées de Freud, de Marx... On y perçoit le sens aigu de la responsabilité d'un maître à l'égard de ses élèves, le dévouement du professeur pour son école (combien de permanences de week-end, de vacances différées, d'heures passées à la réorganisation de la Rue d'Ulm!), l'altruisme envers ses collègues, l'attention permanente à ses amis, la compassion pour les souffrances psychiques d'Hélène. Beaucoup plus profondément que dans son autobiographie, L'avenir dure longtemps, écrite en 1985, après le drame, on pénètre ici dans l'immensité douloureuse d'une personnalité dédoublée par la psychose. On découvre une impressionnante lucidité et une analyse affûtée de ses crises de dépression, une formidable gourmandise de vivre à chaque rémission, une infatigable écoute des autres (ainsi la lettre poignante qu'il envoie après le suicide de son plus cher ami, philosophe et traducteur de Hegel, atteint de schizophrénie). Cette relation épistolaire jette un éclairage inconnu jusqu'alors sur les ténèbres de cet homme qui, mieux que quiconque, médecin ou psychanalyste, savait monter la garde devant sa terrible angoisse ontologique. Averti de l'issue, le lecteur avance comme le marcheur oppressé qui regarde le ciel se charger avant l'orage. On en sort ébloui et foudroyé.
Chronique vivante des idées de l'époque
En 1961, lorsqu'ils se découvrent en Italie dans la bienheureuse atmosphère familiale des Madonia, une maison en Romagne qualifiée par Althusser de «paradis de Bertinoro», il a 42 ans et elle 35. Malgré une passion partagée, aucun des deux ne chamboulera la structure de son existence: Louis rentre à Paris accompagné d'Hélène et Franca demeure auprès de Mino, son mari. L'irréfutable preuve de l'intensité de leur histoire est apportée aujourd'hui par la publication des Lettres à Franca, grâce au précieux travail de François Matheron et Yann Moulier Boutang, biographe du philosophe, qui ont classé et annoté plus de 500 lettres écrites entre 1961 et 1973 par Althusser à celle qui deviendra également la traductrice de ses oeuvres, dont Pour Marx. On trouvera seulement 22 réponses de Franca - mais essentielles - de celle qu'il appelait alternativement «Carogna», «Mon soleil noir» ou «Amore» et qu'il remerciait d'avoir bouleversé sa façon d'aimer dans une magnifique dissertation sentimentale, datée du 23 septembre 1961, sur la notion de présence ou d'absence de l'être aimé. L'ouvrage compte plus de 800 pages et, hélas! n'aurait matériellement pu en intégrer davantage.
L'exceptionnel intérêt de cette correspondance, d'une teneur et d'un style incomparables, par exemple, avec celle d'un Sartre et d'une Beauvoir (Lettres au Castor), réside, par-delà leur magnifique échange amoureux, dans la chronique vivante des idées de l'époque, les rencontres avec Barthes, Lacan, Foucault, Derrida, les lectures commentées de Freud, de Marx... On y perçoit le sens aigu de la responsabilité d'un maître à l'égard de ses élèves, le dévouement du professeur pour son école (combien de permanences de week-end, de vacances différées, d'heures passées à la réorganisation de la Rue d'Ulm!), l'altruisme envers ses collègues, l'attention permanente à ses amis, la compassion pour les souffrances psychiques d'Hélène. Beaucoup plus profondément que dans son autobiographie, L'avenir dure longtemps, écrite en 1985, après le drame, on pénètre ici dans l'immensité douloureuse d'une personnalité dédoublée par la psychose. On découvre une impressionnante lucidité et une analyse affûtée de ses crises de dépression, une formidable gourmandise de vivre à chaque rémission, une infatigable écoute des autres (ainsi la lettre poignante qu'il envoie après le suicide de son plus cher ami, philosophe et traducteur de Hegel, atteint de schizophrénie). Cette relation épistolaire jette un éclairage inconnu jusqu'alors sur les ténèbres de cet homme qui, mieux que quiconque, médecin ou psychanalyste, savait monter la garde devant sa terrible angoisse ontologique. Averti de l'issue, le lecteur avance comme le marcheur oppressé qui regarde le ciel se charger avant l'orage. On en sort ébloui et foudroyé.