A ottant'anni dalla sua pubblicazione e a cinquanta dalla morte del suo autore, Viaggio al termine della notte si impone come il romanzo che ha saputo meglio capire e rappresentare il Novecento, illuminandone con provocatoria originalità espressiva gli aspetti fondamentali. «Céline è stato creato da Dio per dare scandalo», scrisse Bernanos quando nel 1932 il romanzo diventò un successo mondiale, suscitando entusiasmi e contrasti feroci. Lo «scandalo Céline», che dura tuttora, è la profetica lucidità del suo delirio, uno sguardo che nulla perdona a sé e agli altri, che ha il coraggio di affrontare la notte dell'uomo così com'è. L'anarchico Céline, che amava definirsi un cronista, aveva vissuto le esperienze più drammatiche: gli orrori della Grande Guerra e le trincee delle Fiandre, la vita godereccia delle retrovie e l'ascesa di una piccola borghesia cinica e faccendiera, le durezze dell'Africa coloniale, la New York della «folla solitaria», le catene di montaggio della Ford a Detroit, la Parigi delle periferie più desolate dove lui faceva il medico dei poveri, a contatto con una miseria morale prima ancora che materiale. Totalmente nuovo, nel panorama francese ed europeo, è stato poi il suo modo insieme realistico e visionario, sofisticato e plebeo con cui Céline ha saputo trasfigurare questa materia incandescente. Per lui, in principio, è l'emozione, il sentimento della vita: di qui l'invenzione di un linguaggio che ha tutta l'immediatezza del «parlato» quotidiano, capace di dar voce, tra sarcasmi e pietà, alla tragicommedia di un secolo. Questo libro sembra riassumere in sé la disperazione del Novecento: è in realtà un'opera potentemente comica, esilarante, in cui lo spettacolo dell'abiezione scatena un riso liberatorio, un divertimento grottesco più forte dell'incubo. (presentazione editoriale)
Louis-Ferdinand Céline, Viaggio al termine della notte (1932), incipit
È cominciata così. Io, avevo mai detto niente. Niente. È Arthur Ganate che mi ha fatto parlare. Arthur, uno studente, anche lui di medicina, un compagno. Ci troviamo dunque a Place Clichy. Era dopo pranzo. Vuol parlarmi. Lo ascolto. "Non restiamo fuori! mi dice lui. Torniamo dentro!". Rientro con lui. Ecco. "'Sta terrazza, attacca lui, va bene per le uova alla coque! Vieni di qua". Allora, ci accorgiamo anche che non c'era nessuno per le strade, a causa del caldo; niente vetture, nulla. Quando fa molto freddo, lo stesso, non c'è nessuno per le strade; è lui, a quel che ricordo, che mi aveva detto in proposito: "Quelli di Parigi hanno sempre l'aria occupata, ma di fatto, vanno a passeggio da mattino a sera; prova ne è che quando non va bene per passeggiare, troppo freddo o troppo caldo, non li si vede più; son tutti dentro a prendersi il caffè con la crema e boccali di birra. È così! Il secolo della velocità! dicono loro. Dove mai? Grandi cambiamenti! ti raccontano loro. Che roba è? È cambiato niente, in verità. Continuano a stupirsi e basta. E nemmeno questo è nuovo per niente. Parole, e nemmeno tante, anche le parole che son cambiate! Due o tre di qui, di là, di quelle piccole..." Tutti fieri allora d'aver fatto risuonare queste utili verità, siamo rimasti là seduti, incantati, a guardare le dame del caffè.
Ça
a débuté comme ça. Moi, j'avais jamais rien dit. Rien. C'est Arthur
Ganate qui m'a fait parler. Arthur, un étudiant, un carabin lui aussi,
un camarade. On se rencontre donc place Clichy. C'était après le
déjeuner. Il veut me parler. Je l'écoute. « Restons pas dehors ! qu'il
me dit. Rentrons ! » Je rentre avec lui. Voilà. « Cette terrasse, qu'il
commence, c'est pour les œufs à la coque ! Viens par ici ! » Alors, on
remarque encore qu'il n'y avait personne dans les rues, à cause de la
chaleur ; pas de voitures, rien. Quand il fait très froid, non plus, il
n'y a personne dans les rues ; c'est lui, même que je m'en souviens, qui
m'avait dit à ce propos : « Les gens de Paris ont l'air toujours d'être
occupés, mais en fait, ils se promènent du matin au soir ; la preuve,
c'est que lorsqu'il ne fait pas bon à se promener, trop froid ou trop
chaud, on ne les voit p lus ; ils sont tous dedans à prendre des cafés
crème et des bocks. C'est ainsi ! Siècle de vitesse ! qu'ils disent. Où
ça ? Grands changements ! qu'ils
racontent. Comment ça ? Rien n'est changé en vérité. Ils continuent à
s'admirer et c'est tout. Et ça n'est pas nouveau non plus. Des mots, et
encore pas beaucoup, même parmi les mots, qui sont changés ! Deux ou
trois par-ci, par-là, des petits... » Bien fiers alors d'avoir fait
sonner ces vérités utiles, on est demeurés là assis, ravis, à regarder
les dames du café.
http://machiave.blogspot.it/2014/07/bardamu-scopre-la-guerra.html
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