martedì 29 agosto 2023

Centomila migranti

 


Giovanni Orsina, Se cambiare idea non frena Giorgia, La Stampa, 23 agosto 2023

L'opposizione politica e intellettuale fatica ad attaccare il governo Meloni su terreni cruciali quali l'immigrazione e l'economia. Comprensibilmente, poiché l'esecutivo salva e accoglie i migranti e sui conti pubblici evita con cura di entrare in conflitto con l'Europa o coi mercati. Altrettanto comprensibilmente, allora, l'opposizione attacca Meloni per la sua incoerenza: in altra epoca, tanto sugli immigrati quanto sull'economia, aveva assunto posizioni ben diverse, ben più di destra. Come detto: è una scelta non soltanto legittima, ma comprensibile. Non è però una linea di opposizione che possa modificare il rapporto fra la coalizione di governo e il suo elettorato. Quell'elettorato ragiona in maniera differente da come l'opposizione immagina che ragioni, e dell'incoerenza di Meloni gli importa poco o nulla. Perché è un elettorato populista – si dirà – e quindi irrazionale. Avendo votato Meloni perché fermasse i migranti ed entrasse in conflitto con l'Europa, e non facendo lei né l'una cosa né l'altra, se fosse razionale dovrebbe rivolgersi altrove. In realtà no, non necessariamente: dipende da che cosa s'intenda, in politica, per razionalità. Certo che il cittadino vota anche perché siano attuate politiche pubbliche che ritiene buone o dalle quali si aspetta vantaggi: meno tasse, meno immigrati, più welfare. Ma non vota soltanto per quello – e tanto meno, come dirò fra breve, nella nostra epoca. Vota pure per sentirsi rappresentato, antropologicamente ma anche culturalmente, da chi lo governa. Centomila migranti son centomila migranti. Ma centomila migranti accolti dal governo rosso che ne giudica positivamente l'arrivo e non fa – in maniera aperta ed esplicita – tutto quello che potrebbe per fermarli, e centomila migranti accolti dal governo nero che dice di non volerli e mostra di darsi da fare per arrestarne il flusso, anche invano, rappresentano due fatti politici del tutto diversi. Perché un "fatto politico" (come del resto qualsiasi "fatto") non è costituito soltanto da quel che accade nel mondo della realtà concreta, ma anche dall'interpretazione che gli esseri umani danno di quell'accaduto nei mondi delle loro realtà mentali.
Nella nostra epoca, si diceva, l'importanza dei mondi mentali è diventata ancora maggiore. Dimostrarsi coerenti nel tempo e mantenere le promesse non può contare granché quando il flusso del mutamento storico corre così veloce e la capacità della politica di controllare il futuro si è fatta così debole. Se abbiamo una mappa chiara e un Gps funzionante possiamo chiedere al timoniere di mettere ordinatamente un passo dopo l'altro. Ma se non abbiamo mappa né Gps, e il mare per giunta è agitato, allora al timoniere chiederemo di saper improvvisare. Possibilmente alla luce dei nostri valori e obiettivi. Della politica, ai nostri giorni, son tornati di moda gli aspetti demiurgici, per usare un concetto caro al torinese Filippo Burzio, direttore di questo giornale nell'immediato dopoguerra: la capacità di entrare in sintonia spirituale con un blocco elettorale e di rappresentarlo pragmaticamente in un contesto storico troppo cangiante e pericoloso perché la coerenza possa importare più di tanto.
A Meloni tutto è consentito, allora? Certo che no, le regole della politica valgono sempre e per tutti: la fiducia data a un timoniere resta provvisoria e revocabile. Il pilota deve conservare la consonanza coi valori e obiettivi della ciurma: da qui la preoccupazione di questo governo di tenere alti i simboli della destra, malgrado su dossier fondamentali segua una linea pragmatica che con la destra ha ben poco a che vedere. E può sempre spuntar fuori un timoniere alternativo che promette di saper improvvisare ancora meglio e di rispecchiare la ciurma ancor più da vicino. Ma se gli elettori di destra revocheranno la fiducia a Meloni sarà perché nel tempo il rapporto si sarà inevitabilmente logorato, o perché nel timonare avrà commesso errori gravi e ripetuti, o perché saranno emerse alternative plausibili. Non sarà certo perché qualche anno fa diceva delle cose e oggi ne sta facendo altre. —

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