Claudio Pasceri, Un pomeriggio alla metro, Bagatelle blog, 27 ottobre 2019
Mercoledì scorso, il giorno 23 ottobre, nell’ambito di EstOvest Festival si è svolto un concerto (anzi, si sono svolti due “micro concerti”) piuttosto sui generis presso la Stazione della Metropolitana di Porta Nuova. Si è esibita la straordinaria interprete Corinna Canzian in brani di breve durata per violino solo. La musicista veneta è passata da pagine di J S Bach a Bernd Alois Zimmermann della Sonata per violino , dai Capricci di Salvatore Sciarrino a improvvisazioni sue proprie, fino ad una melodia armena intitolata Havun Havun. La capacità di trovare grande intensità d’espressione e chirurgica penetrazione interpretativa per ogni autore sono risultate notevoli. Tutto ciò in una stazione della metropolitana, affollata e piuttosto rumorosa, com’è del resto ovvio che sia il pomeriggio di un giorno di lavoro.
Elegantemente vestita, come per un’esibizione destinata ad una sala da concerto tradizionale, Corinna Canzian ha suonato con la massima attenzione, senza mai snobbare un appuntamento così particolare. In fondo ogni luogo può diventare adeguato, se l’interprete non tradisce la musica. Molti aspetti, legati alle specifiche caratteristiche di ciascun autore delle musiche, alle modalità di ascolto dei differenti passanti ed a elementi più esplicitamente sociologici , sono risultati di particolare interesse. Malgrado la grandezza di J S Bach non sia certo qui in discussione, ha comunque sorpreso come la melodia di una sua giga per violino solo abbia saputo “farsi largo” tra una moltitudine di differenti stimoli sonori ed attirare a sé l’attenzione di molti avventori in un batter d’occhio. Eppure c’erano rumori di treni in arrivo e in partenza, annunci dall’altoparlante riguardante gli orari di viaggio, il vociare di molte persone alle prese con i rispettivi apparecchi cellulari e molto altro ancora. Nessun altro autore, nella giornata, mi è sembrato abbia saputo catturare con la medesima disinvoltura l’orecchio di un buon numero di persone. D’altro canto gli “effimeri” Capricci di Sciarrino risultavano i più camaleontici, i più pronti a “mimetizzarsi” tra le sonorità aeree e fischianti dell’auditorium temporaneo che si era venuto a creare. Gli armonici e i delicati percorsi sonori che scaturivano dal violino sembravano essere la versione umana e commovente dei suoni più algidi e freddi che, come ogni giorno, si verificavano in quegli spazi. Zimmermann invece “reclamava” attenzione, con una melodia forse poco consueta per ascoltatori non troppo avvezzi alla musica cosiddetta contemporanea, ma con un pathos difficilmente equivocabile.
Risultava interessante, facendo attenzione ai viaggiatori di passaggio, come alcuni di loro osservassero più che ascoltare. In certi casi erano incuriositi dallo stendardo, grande e colorato, del Festival EstOvest-Le Strade del Suono, altre volte da una giovane donna (la nostra violinista) così impegnata a gesticolare col suo strumento in un ambiente apparentemente inappropriato. Talvolta le passavano così vicino che si sarebbe detto di vedere dei pesci in un acquario, sguscianti e decisi, sicuri di non incocciare nell’ostacolo davanti a loro. Alcune persone hanno mostrato interesse per l’esibizione musicale, altre hanno quantomeno rilevato che qualcosa di non troppo abituale si stava verificando, altre ancora si sono dimostrate completamente estranee a tutto ciò, non hanno minimamente mostrato segni di una qualche empatia , hanno tirato dritto.
Il “non-luogo” prestato ai micro concerti di Corinna Canzian si è rivelato fitto di percorsi possibili, di letture e di interpretazioni di un fenomeno naturale e assolutamente proprio alla specie umana, l’atto dell’incontro e dello scambio.
Claudio Pasceri è violoncellista e Direttore artistico di EstOvest Festival