domenica 9 giugno 2019

La vittoria della socialdemocrazia danese


Gianpasquale Santomassimo

Avendo deciso da tempo, per dogmatismo europeista, che la politica economica e sociale dell'austerità non può essere disattesa, se non a parole che diventano flatus vocis, la visione del mondo della sinistra italiana, moderata e radicale, si è completamente rinserrata nella sfera valoriale ed etica, rubando il mestiere alle parrocchie e alle benemerite istituzioni di volontariato. 
Questo fa sì che quando una forza socialista come quella danese decide di infrangere i limiti imposti da Bruxelles, rilanciando sul terreno del welfare e dell'ecologia, ma proponendo una seria politica di controllo dei flussi immigratori che serva anche ad assicurare diritti e benefici agli immigrati che lavorano nel paese, il pilota automatico della sinistra senza popolo traduca tutto questo come "xenofobia", senza riuscire ancora a porre le basi per una dignitosa analisi della propria sconfitta.


Massimo Lizzi

I socialdemocratici danesi avrebbero vinto le elezioni con una politica rosso-bruna: ritorno al Welfare e linea dura contro l'immigrazione. Una politica che ha paura di condividere il Welfare con gli immigrati e non vede l'opportunità di mantenerlo e rafforzarlo proprio grazie a loro.
La "linea dura" è una politica assimilazionista e vessatoria sul piano simbolico: asilo obbligatorio per i figli degli immigrati dall'età di un anno, separati per almeno 25 ore settimanali dalle loro famiglie per essere educati ai valori culturali e religiosi danesi; esclusione dal servizio sanitario nazionale per le famiglie che si sottraggono al programma di educazione; pene più alte, persino doppie per i reati commessi nelle zone ghetto, i quartieri degli immigrati; espulsione per le famiglie che con i loro bambini si trattengono troppo nel paese d'origine; confinamento in un isolotto per i richiedenti asilo respinti; obbligo di stringere la mano ai funzionari pubblici nelle cerimonie di regolarizzazione per gli immigrati accolti, costringendoli dunque al contatto fisico con persone dell'altro sesso; esternalizzazione a paesi terzi, per il trattenimento delle quote di accoglienza spettanti alla Danimarca (tipo gli accordi con la Turchia).
Queste sono le misure "severe" o "rigorose" del governo danese di centrodestra, appoggiate e rilanciate dai socialdemocratici: aggravare la vita degli stranieri, in particolare quelli di origine musulmana, per scoraggiarne la permanenza e i nuovi arrivi. Misure al limite o oltre il limite del rispetto dei diritti civili e dei diritti umani, che prima o dopo si riverseranno sugli stessi danesi.


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