venerdì 24 maggio 2019

L'influenza delle reti sociali sulla fortuna dei partiti


Simone Lorenzati
TORINO - I populismi tra Stati Uniti ed Italia. Questo era il tema del corso di formazione per giornalisti svoltosi ieri sera al Toolbox Coworking, di Torino. L'incontro, partecipato attivamente sia dai giornalisti presenti sia dal pubblico (era una iniziativa aperta) ha visto la presenza di Jacopo Iacoboni, giornalista de La Stampa, di Gianluca Paolucci, vicecaporedattore all'economia e finanza de La Stampa, di Leonida Reitano, dottore di ricerca in sociologia della comunicazione e di Stefano Tallia, giornalista Rai e segretario dell'Associazione Stampa Subalpina. Ed è stato proprio Iacoboni ad aprire le danze sottolineando come “l'influenza social, sopratutto dei siti di fake news, sia stata negata fino al 2015. In seguito, in sostanza dall'estate del 2016, si è toccato con mano quanto queste abbiano influito sulla vittoria di Trump o sul referendum italiano dello stesso anno”. Iacoboni ha ricordato come siano stati proprio Facebook e Twitter a registrare delle anomalie quali, ad esempio, il sito Russia Today come il più cliccato in Italia in quel periodo (anche se, fino ad allora, erano gli stessi dirigenti dei social, deresponsalizzandosi, a non considerarsi una media company). “Ora, però, le cose sono cambiate. Proprio in questi giorni Facebook ha chiuso circa 500 pagine che veicolavano fake news, di cui 23 in Italia. Di queste 13 diffondevano contenuti politici pro Lega e pro Cinque Stelle, arrivando ad avere, in totale, ben due milioni e quattrocentomila followers” ha proseguito, parlando di giornalismo anglosassone, molto diverso da quello italiano (con un forte gap culturale in tal senso), come esempio per stanarle. Iacoboni ha sostenuto che alla base di questi siti vi siano sia associazioni sia stati (Russia in primis, ma anche Iran). “Ovviamente sia il Movimento 5 Stelle sia la Lega hanno avuto benefici da questi siti di disinformazione. Il tutto è iniziato almeno nel 2016, i frutti si sono poi visti il 4 marzo dello scorso anno. Non sono siti ufficiali, ma sono in grado di smuovere moltissimo l'opinione pubblica, specie quella che si limita ai social come fonte informativa”. Iacoboni ha, quindi, ricordato la nascita di 500 falsi profili, grossomodo un anno fa, allorché il Presidente Mattarella bocciò la nomina di Savona a Ministro dell'Economia, venendo da questi subissato di insulti. “Ora le due forze, che maggiormente hanno beneficiato di questo tipo di disinformazione detengono anche le nomine per apparati vari. Insomma dalla presidenza della Rai di Foa, dal Guardian definito sovranista diffusore di fake news, fino a La 7, dove la loro presenza è incessante. Influenza e dominio sui media tradizionali e su quelli 2.0. Questo è lo schema che ha dato la vittoria a Trump: secondo una ricerca statunitense il 18% degli americani, prima dell'ultima elezione presidenziale, si è informato su Fox News, l'8.5 sui social e solamente il 2.5 sul New York Times e sul Washington Post”. In questo le due forze attualmente al governo viaggiano unite ma in modo differente: il Movimento 5 Stelle, infatti, ha una piattaforma più decentralizzata (in apparenza secondo Iacoboni) mentre la Lega è decisamente centralizzata su Luca Morisi, social media manager di Salvini (“operazioni come il VinciSalvini sono tutte tese a carpire informazioni sui followers, e sui potenziali, del leader leghista”). Certo anomalie sono presenti come, ad esempio, il fatto che i siti (di disinformazione) russi traducano le loro notizie in lingua italiana prima che in molte altre lingue (siamo al quarto posto, prima la Germania seguita da Ucraina e Bulgaria). Insomma l'impatto è ormai innegabile, la domanda che ora ci si pone è capire quanto questo influenzi l'opinione pubblica. “C'è un lungo filo conduttore che lega Russia, le elezioni italiane, Trump, i rapporti geopolitici con la Cina e la Brexit, queste sono reti internazionali ormai visibili ad occhio nudo” ha concluso Iacoboni. “Io vedo meno sinergie tra Lega e Movimento 5 Stelle. Secondo me è solo un'alleanza di scopo nell'ottica del sovranismo internazionale, ma terminerà a breve. Vero è, però, anche che io nemmeno immaginavo possibile questo Governo, in questo Iacoboni ci ha preso più del sottoscritto” ha invece esordito Paolucci. “A mio avviso ciò che lega le due forze della maggioranza sono sostanzialmente gli interessi economico/finanziari, non mi pare dietro ci sia chissà quale meccanismo di manipolazione. Certo la Russia, che è comunque una realtà infinitamente più complessa rispetto al monolite putiniano che viene spesso descritto, necessita che terminino le sanzioni internazionali. Tempo fa ha anche dovuto chiedere un prestito ad IntesaSanPaolo per ottemperare ad obblighi di pagamento. Ecco in quest'ottica Putin rischia a livello economico, e qui la pressione ha un senso. Perché di certo un'Europa unita è un dito in un occhio per questo tipo di politica” ha concluso Paolucci. “La cosa sorprendente è che ci siamo trovati ad indagare per inchieste differenti, l'una di tipo politico e l'altra economico. Io sul Movimento 5 Stelle, Paolucci sulla Lega, per poi ritrovarci a contatto con lo stesso piccolo e ristretto gruppo di persone. Valga per tutti il caso di Federico Arata, venuto fuori sul caso Siri, ma che io avevo segnalato già un anno fa, essendo il ponte tra leghisti, grillini e quella rete sovranista internazionale legato a doppio filo con Bannon” ha ripreso Iacoboni. “Ricordate il programma politico di Terza Posizione? Ebbene ora ci siamo molto vicini” è stato l'esordio con botto di Reitano. “Un vero e proprio squadrismo digitale, quello che un tempo era il Sismi filo Arabo. Il substrato che lega l'estrema destra alla Lega e al Movimento 5 Stelle è enorme. Eppure per scardinare questo meccanismo basterebbero 40 mila euro e una trentina di ragazzi, come è avvenuto col blog di Puente”. La sinistra, secondo i tre, è decisamente indietro rispetto al duo di Governo e per di più, partendo tardi, ha trovato solo più pochissimo spazio, seppur virtuale, libero. Reitano e Iacoboni concordano sulle tre matrici che legano le forze della maggioranza: il no all'immigrazione, l'anti-europeismo (seppur ora più sfumato) e la lotta anti elite. “E' un unico corpo elettorale, seppure su due brand differenti. Del resto sia secondo Diamanti, sia secondo Pagnoncelli, gli elettori 5 Stelle hanno scelto, in una eventuale politica priva del loro partito, nel 40% dei casi la Lega, mentre il Pd solamente nel 5% dei casi. Scotti, la link university, la vicinanza con Casa Pound. E' un mondo che si tiene insieme”. “Certo è che le condizioni socio-economiche, e non solo tutto ciò di cui abbiamo parlato oggi, hanno influito sulle elezioni dello scorso anno. Senza dimenticare che, ad esempio, il linguaggio, e anche alcune politiche tout court, di Minniti, non erano poi così diverse da quelle odierne” ha, infine, concluso l'incontro Stefano Tallia. Di fatto aprendo un altro enorme argomento di discussione che però, purtroppo, per motivi di tempo, non si è potuto più affrontare.




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