Italo Calvino, Una partita che non ho visto, l'Unità edizione piemontese, 18 maggio 1948, pag. 3
Io la partita l'ho vista di fuori. Certo anch'io avrei potuto comprare un biglietto all'ultimo momento, quando gli sfortunati bagarini facevano di tutto per dar via sottocosto le loro rimanenze, ma ho preferito gustarmi l'atmosfera di festa per le strade, assaporare questa domenica torinese tanto diversa dalle altre.
Torino ha smesso la sua aria flemmatica di capitale settecentesca ed ha dimostrato che sa ancora essere una metropoli. Metropoli per un giorno: strano destino. Forse era il senso della provvisorietà di questo viavai che rendeva i torinesi i meno allegri in mezzo alla generale area di festa: il sapere che lunedì i corsi sarebbero tornati enormi e vuoti, i selciati delle vie interminabili e deserti, i bar avrebbero calato le saracinesche a mezzanotte dietro le spalle dell'ultimo cliente.
Ma sabato notte in via Roma nessuno pensava ad andare a dormire, e tutti si conoscevano e i marciapiedi erano stipati come di domenica mattina quando la gente elegante esce dalla Messa di San Carlo. Ed era gente venuta da tutta Italia, giovanotti dall'aria bulla con cappellone alla messicana.
Non potevo dormire, sabato notte, e dalla finestra aperta mi arrivavano i rumori della città, della gente senza letto accampata sui marciapiedi e i tavolini dei caffè, e gli strilloni che annunciavano l'uscita dei giornali, uno dopo l'altro.
Domenica non si sapeva cosa guardare: il cielo che un po' prometteva burrasca e un po' sereno, le macchine forestiere che un po' alzavano le cabriolet un po' l'abbassavano scoprendo vestiti vivaci e bionde chiome all'aria, gli autopullman vuoti che giravano come fossero in vacanza.
Poi il sole ha vinto. L'Italia, no, purtroppo. Su tutte le vie correva ansiosa la voce di Carosio, anche quelli che volevano far gli indifferenti finivano per fermarsi ai crocchi ad ogni bar. "È in rete! È entrata! L'Italia ha segnato!". Macché: quell'arbitro! Lo maledicemmo anche noi di fuori, stringendo i pugni.
Certo, la sera fu più triste, veder partire gli auto, i pullman, e sentire tutti quei commenti, quelle recriminazioni. Dopo un'ora dalla fine della partita sapevo già tanto che ero anch'io in mezzo agli altri che discutevo: "Ma Mazzola… Ma Eliani…".
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