Lev Nicolaevic Tolstoj, Guerra e pace, 1869
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Così com'è difficile spiegare quale motivo e quale scopo abbiano di affrettarsi tanto le formiche di un formicaio devastato, le une allontanandosi dal formicaio e trascinando pagliuzze, uova e cadaveri, le altre facendo ritorno al formicaio; e perché si scontrino, si inseguano, si azzuffino, così è difficile spiegare le cause che indussero i russi, dopo la partenza dei francesi, ad affollarsi in quel luogo che prima era chiamata Mosca. Ma allo
stesso modo che guardando le formiche sparpagliate intorno al formicaio devastato, nonostante la completa distruzione del formicaio, dalla tenacia, dall'energia, dal numero sconfinato d'insetti che brulicano lì intorno, si vede che tutto è distrutto fuorché qualcosa d'indistruttibile, di immateriale che costituisce tutta la forza del formicaio, - anche Mosca nel mese di ottobre, sebbene non ci fossero più né autorità, né chiese, né cose sacre, né ricchezze, né case, era la stessa Mosca del mese di agosto. Tutto era distrutto fuorché qualcosa di immateriale, ma di potente e di indistruttibile.
https://machiave.blogspot.com/2014/05/la-metafora-dellalveare-in-tolstoj.html
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