Anna Achmàtova, 1934
Bevo a una casa distrutta,
alla mia vita sciagurata,
a solitudini vissute in due
e bevo anche a te:
all’inganno di labbra che tradirono,
al morto gelo dei tuoi occhi,
ad un mondo crudele e rozzo,
ad un Dio che non ci ha salvato.
traduzione di Michele Colucci
Maria Grazia Meriggi Poetessa sublime politicamente meglio sorvolare, del resto
il figlio Gumilev è uno degli ispiratori dell'ideologia imperiale di Putin.
Marco Palla poetessa
sublime ma non certo umile, troppo enfatica, solenne e sussiegosa. (Si
comprende che io capisco poco di poesia ma ella non mi sta a cuore? La
politica non c'entra nulla). Achmatova pensava in termini classisti, ma si può essere aristocratici per
nascita
o per scelta, e al contempo poeti immensi. Achmatova a me non pare
possa competere con altre voci, faccio solo l'esempio di Zvetaeva.
Giovanni Carpinelli Lasciando
stare la politica e la poesia, pensavo che la Achmatova avesse sofferto
abbastanza nella sua vita per meritare ogni rispetto. E poi c'erano
stati l'amore giovanile per Modigliani, quello senile per Berlin. Dovevo
arrivare alla mia veneranda età per assistere a un tale massacro
dell'icona. Povero me, se non mi affretto a morire rischio di vedere
tanti miei forse troppo facili amori finire in pezzi sotto i colpi di
critici spietati come il pur bravo Marco Palla. Non mi resta che
sperare in una maggiore indulgenza alla prossima occasione. Zvetaeva
piace molto a Annalena Benini. A me sembrava troppo esaltata. Genio e
sregolatezza, forse. Ma qui finiamo nei meandri della mia psicologia.
Rifuggo dal turbamento.
Marco Palla beh
io rispetto la persona Achmatova e credo che di poeti sofferenti ce ne
siano fin troppi, gli aggettivi pesanti che ho usato - dovevo essere più
chiaro - sono per la sua cifra poetica, io prediligo la poesia che si
spoglia di ogni orpello. Ma non sono un critico e mi pare di averlo
scritto, ho predilezioni e idiosincrasie di un comune lettore (assai
inesperto di letteratura russa). Se una poesia supera un certo livello
retorico di enfasi - uso il termine in piena consapevolezza che è un
criterio esegetico troppo naïf, o forse un non-criterio - non ho
pazienza di approfondire. Cambio. Rimetto a posto Hughes e leggo Plath,
chiudo Yeats e apro Auden, non leggo oltre Cardarelli o Quasimodo e
dedico più tempo a Saba, Penna, Zanzotto.
Giovanni Carpinelli tutto
molto giusto. Poi entrano in gioco le propensioni personali e allora il
gioco si fa meno angusto. Per esempio Omero è spesso enfatico, ma a me
in lui questo appare tollerabile.
Marco Palla di Omero non si butta nulla.
Giovanni Carpinelli evviva!
https://www.unive.it/pag/fileadmin/user_upload/dipartimenti/DSLCC/documenti/DEP/numeri/n22/07_22__maggio2013-Dundovich.pdf
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