venerdì 4 febbraio 2022

Amore e morte nel camion

 

 


John Steinbeck, Furore [The Grapes of Wrath], traduzione di Sergio Claudio Perroni, Bompiani, Milano 2013  

capitolo XVIII

...  Casy disse con dolcezza: “Ce l’ho eccome. I peccati ce l’hanno tutti quanti. Il peccato è una cosa che non la sai mai fino in fondo. Quelli che sanno tutto e non hanno nessun peccato... be’, io se ero al posto di Dio quei figli di puttana li cacciavo dal Paradiso a calci in culo! Non me li volevo vedere tra i piedi!”.
Zio John disse: “Mi sa che porto sfortuna alla mia famiglia. Mi sa che faccio meglio se me ne vado e li lascio in pace. Ci sto male a sentirmi così”.
Casy ribatté prontamente: “Io so solo questo: un uomo deve fare quello che deve fare. Non te la so dare una risposta. Per me non c’entra fortuna o sfortuna. Io sono sicuro solo d’una cosa in questo mondo, ed è che nessuno ha il diritto di mettere il becco nella vita degli altri. Uno dev’essere libero di sbrogliarsela da solo. Magari lo puoi aiutare, ma non gli puoi dire quello che deve fare”.
Zio John disse, deluso: “Allora non lo sai?”.
“Non lo so.”
“Dici che ho peccato a lasciar morire in quel modo mia moglie?”
“Be’,” disse Casy, “se lo chiedi a me ti dico che hai sbagliato e basta, ma se per te hai
peccato... allora hai peccato. Uno i suoi peccati se li costruisce colle sue mani.”
“Ci devo pensare per bene,” disse Zio John, e si sdraiò sulla schiena e con
le ginocchia sollevate.
Il camion proseguì sull’asfalto rovente, e le ore passarono. Ruthie e Winfield si addormentarono. Connie sfilò dal carico una coperta e lui e Rose of Sharon ci s’infilarono sotto, e nel gran caldo della coperta si unirono, e trattenevano il respiro. E dopo un po’ Connie gettò via la coperta, e il vento caldo che spirava dalla galleria sembrò fresco sui loro corpi sudati. Sul retro del camion, Ma’ era sdraiata sul materasso accanto a Nonna; e con gli occhi non poteva vederla, eppure sentiva il tormento di quel corpo e il tormento di quel cuore; e aveva nelle orecchie i rantoli del suo respiro. E Ma’ ripeteva senza sosta: “Calmati. Andrà tutto bene”. Poi disse, in tono brusco:
“Lo sai che dobbiamo passare il deserto. Lo sai”.
Zio John gridò: “Ti senti bene?”.
Passò un istante prima che Ma’ rispondesse. “Sì, bene. Mi sa che m’ero addormentata.”
Le ore della notte scorrevano, e il buio avvolgeva il camion. Di tanto in tanto li superava qualche macchina, diretta a ovest e subito lontana; e di tanto intanto arrivava da ovest qualche grosso autocarro, e rombava verso est. E una lenta cascata di stelle scendeva sull’orizzonte davanti a loro. Era quasi mezzanotte quando arrivarono nei pressi di Daggett, dove c’è il posto di controllo. Lì la strada era illuminata dai riflettori, e su un cartello illuminato era scritto: RALLENTARE E FERMARSI SULLA DESTRA. Gli agenti stavano oziando nell’ufficio, ma quando Tom si fermò nello spiazzo uscirono e si schierarono sotto la lunga tettoia sporgente. Un agente annotò il numero di targa e aprì il cofano.
Tom domandò: “Che c’è?”.
“Ispezione agricola. Dobbiamo controllare il vostro carico. Avete piante o
semi?”
“No,” disse Tom.

“Dobbiamo verificare. Scaricate la roba.”
Allora Ma’ smontò faticosamente dal camion. Il suo viso era gonfio e i suoi occhi erano freddi. “Agente, lì sopra c’è una vecchia malata. La dobbiamo portare da un dottore. Non possiamo aspettare.” Sembrava sul punto di esplodere. “Non potete farci aspettare.
“Davvero? Be’, dobbiamo verificare lo stesso.”
“Giuro che non abbiamo niente!” urlò Ma’. “Lo giuro. E Nonna è molto malata.”“Manco lei pare tanto in salute,” disse l’agente.Ma’ si arrampicò sul retro del camion, si issò a fatica fin sopra il carico. “Ecco, vede?” disse. L’agente puntò la luce della torcia elettrica sulla vecchia faccia grinzosa.
"Perdio
, è vero,” disse.
“Me lo giura che non avete semi o frutta o ortaggi, niente mais, niente arance?"

“No, no. Giuro!”

“Allora andare pure. Potete trovare un medico a Barstow. Sono solo otto
miglia. Su, andate.”
Tom montò in cabina e il camion si avviò.

L’agente si voltò verso il collega. “Mica li potevo trattenere.”

“Magari baravano.”

“No, Cristo! Dovevi vedere la faccia della vecchia. Altro che barare.”
"Tom accelerò fino a Barstow, e all’ingresso della cittadina si fermò, smontò dal camion e
andò sul retro. Ma’ si sporse dall’alto. “Tutto bene,” disse. “Non m’andava che ci tenevano lì, poi magari non ci lasciavano passare il deserto.”
“Ah. Ma Nonna come sta?”
“Sta bene... bene. Tu continua a guidare. Dobbiamo passare il deserto.”
Tom scosse la testa e tornò verso la cabina.
“Al,” disse, “facciamo il pieno e poi guidi un po’ tu.” Si fermò in una stazione di servizio notturna, fece il pieno di benzina e rabboccò l’acqua e l’olio. Poi Al si mise al volante e Tom si sedette dall’altro lato, con Pa’ in mezzo. Si avviarono nel buio, e le colline di Barstow erano dietro di loro.
“Chissà che l’è preso a Ma’. È bizzosa come un cane colle pulci al culo.
Mica ci voleva tanto per controllare il carico. Prima dice che Nonna è malata,
ora dice che Nonna sta bene. Non riesco proprio a capire che ha. È tutta strana. Mi sa che il viaggio l’ha toccata al cervello.”
Pa’ disse: “Ma’ è di nuovo com’era da ragazza. A quei tempi era un vero demonio. Non si spaventava di niente. Io mi credevo che coi figli e col lavoro si dava una calmata, ma pare proprio di no. Cristo santo! L’altro giorno quando l’ho vista col cric in mano m’ha messo paura”.
“Chissà che l’è preso,” disse Tom. “Magari è stanca e basta.”
Al disse: “Non ne posso più di questo maledetto catorcio. Ma giuro che non mi lamento finché non arriviamo. L’ho scelto io e ce l’ho sulla coscienza”.
Tom disse: “Guarda che hai fatto bene quando l’hai scelto. Di rogne non ce n’ha date quasi per niente”.
Per tutta la notte avanzarono nel buio opprimente, e i conigli selvatici apparivano davanti ai fari e sfrecciavano via con lunghi balzi scattanti. E l’alba si levò dietro di loro quando le luci di Mojave erano in vista. E l’alba rivelò le alte montagne a ponente. A Mojave fecero il pieno d’acqua e olio e
iniziarono a salire sulle montagne, e l’alba era intorno a loro.
Tom disse: “Cristo, abbiamo passato il deserto! Pa’, Al... perdio! Abbiamo
passato il deserto!”.
“Non me ne frega niente, sono troppo stanco,” disse Al.
“Vuoi che guido io?”
“No, magari tra un po’.”
Attraversarono Tehachapi nel lucore dell’alba, e il sole sorse dietro di loro, e poi... di colpo videro la grande vallata sotto di loro. Al pestò sul freno e arrestò il camion in mezzo alla strada, e: “Cristo santo!”. disse. I vigneti, i frutteti, la grande vallata verde, morbida e rigogliosa, i filari d’alberi e le fattorie.
E Pa’ disse: “Dio onnipotente!”. Le città lontane, i villaggi tra i frutteti, e la luce del mattino che dorava la vallata. Una macchina strombazzò dietro di loro. Al accostò sul ciglio della strada e tirò il freno a mano.
“Voglio guardare per bene.” I campi di grano dorati nel mattino, e i filari di salici, gli eucalipti a schiere.
Pa’ sospirò: “Non mi credevo ch’esisteva un posto così bello”. Gli alberi di pesco e i boschetti di noce, e le macchie più scure degli aranceti. E i tetti rossi tra gli alberi, e i fienili... fienili ricolmi. Al smontò e si sgranchì le gambe.
Chiamò: “Ma’, vieni a vedere. Siamo arrivati!”
Ruthie e Winfield si scapicollarono giù dal camion, e si arrestarono di colpo, muti e sbigottiti, esterrefatti di fronte alla grande vallata. La distanza era velata da una leggera di bruma, e il dislivello sfumava con l’aumentare della distanza. Un mulino a vento scintillava nel sole, e le sue pale in movimento sembravano un piccolo eliografo lontano. Ruthie e Winfield
guardarono, e Ruthie sussurrò: “È la California”.
Winfield mosse in silenzio le labbra intorno alle sillabe. “C’è tanta frutta,”
disse a voce alta.
Casy e Zio John, Connie e Rose of Sharon scesero a terra. E lì rimasero, muti. Rose of Sharon aveva cominciato a ravviarsi i capelli quando vide la vallata, e la sua mano si arrestò e ricadde lungo il fianco.
Tom disse: “Dov’è Ma’? La deve vedere pure lei. Guarda, Ma’! Vieni qui, Ma’”.
Ma’ stava calandosi a fatica dal retro. Tom la guardò. “Buon Dio, Ma’,

stai male?” Aveva il viso irrigidito e terreo, e gli occhi parevano infossati nelle orbite, con gli orli arrossati dalla stanchezza. I suoi piedi toccarono terra, e Ma’ dovette aggrapparsi alla fiancata del camion.
La sua voce era un soffio roco. “Dici che l’abbiamo passato?”
Tom indicò la grande vallata. “Guarda!”
Ma’ voltò la testa, e la sua bocca si aprì leggermente. Le sue dita corsero alla gola, afferrarono un lembo di pelle e lo torsero piano. “Sia lodato Iddio!” disse. “La famiglia è arrivata.” Le sue ginocchia cedettero, e Ma’ dovette sedersi sul predellino.
“Stai male, Ma’?”
“No, solo un po’ stanca.”
“Non hai dormito?”
“No.”
“E Nonna?”
Ma’ si guardò le mani, intrecciate in grembo come due amanti sfiniti.
“Volevo aspettare a dirvelo. Volevo lasciare tutto così... bello.”
Pa’ disse: “Allora Nonna sta male”.
Ma’ alzò gli occhi e guardò la vallata. “Nonna è morta.”
La fissarono tutti, e Pa’ domandò: “Quando?”.
“Ieri sera, prima che ci fermavano.”
“Allora è per questo che non l’hai lasciati guardare.”
“Mi spaventavo che non ci lasciavano passare,” disse. “Ho detto a Nonna che non la potevamo aiutare. La famiglia doveva passare. Gliel’ho detto, gliel’ho detto mentre era lì che moriva. Non ci potevamo fermare nel deserto.
C’erano i bambini – e la creatura di Rosasharn. Gliel’ho detto.” Sollevò le mani e per un istante si coprì il viso. “La possiamo seppellire in un bel posto in mezzo al verde,” disse piano. “Un bel posto con tutti gli alberi intorno.
Così riposa in California.”
Negli sguardi della famiglia c’era sgomento di fronte alla forza di Ma’.
Tom disse: “Cristo santo! Sei rimasta sdraiata con lei tutta la notte!”.
“La famiglia doveva passare,” disse Ma’ in tono amaro.
Tom si avvicinò per metterle una mano sulla spalla.
“Non mi toccare,” disse lei. “Se non mi tocchi tengo duro. Sennò non reggo.”
Pa’ disse: “Ora tocca andare. Dobbiamo arrivare laggiù”.
Ma’ alzò gli occhi su di lui. “Mi posso mettere davanti? Non mi va di
tornare dietro... sono stanca. Sono troppo stanca.”
Risalirono sul camion, ed evitarono la rigida figura avvolta e chiusa in una
coperta; anche la testa era avvolta e chiusa. Presero posto e cercavano di tenere lo sguardo lontano – lontano dalla sporgenza della coperta che doveva essere il naso, dalla ripida china che doveva essere lo sbalzo del mento.
Cercavano di tenere lo sguardo altrove, ma non ci riuscivano. Ruthie e Winfield, rintanati in un angolo più lontano possibile dal corpo, fissavano la figura chiusa dentro la coperta.
E Ruthie sussurrò: “Quella è Nonna, e è morta”.
Winfield annuì solennemente. “Non respira più per niente. È proprio morta
tutta.”
E Rose of Sharon disse piano a Connie: “Dici che stava morendo mentre
noi due...”.
“Non lo possiamo sapere,” la rassicurò lui.

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