Simone Lorenzati
TORINO
- I populismi tra Stati Uniti ed Italia. Questo era il tema del corso
di formazione per giornalisti svoltosi ieri sera al Toolbox
Coworking, di Torino. L'incontro, partecipato attivamente sia dai
giornalisti presenti sia dal pubblico (era una iniziativa aperta) ha
visto la presenza di Jacopo Iacoboni, giornalista de La Stampa, di
Gianluca Paolucci, vicecaporedattore all'economia e finanza de La
Stampa, di Leonida Reitano, dottore di ricerca in sociologia della
comunicazione e di Stefano Tallia, giornalista Rai e segretario
dell'Associazione Stampa Subalpina. Ed è stato proprio Iacoboni ad
aprire le danze sottolineando come “l'influenza social, sopratutto
dei siti di fake news, sia stata negata fino al 2015. In seguito, in
sostanza dall'estate del 2016, si è toccato con mano quanto queste
abbiano influito sulla vittoria di Trump o sul referendum italiano
dello stesso anno”. Iacoboni ha ricordato come siano stati proprio
Facebook e Twitter a registrare delle anomalie quali, ad esempio, il
sito Russia Today come il più cliccato in Italia in quel periodo
(anche se, fino ad allora, erano gli stessi dirigenti dei social,
deresponsalizzandosi, a non considerarsi una media company). “Ora,
però, le cose sono cambiate. Proprio in questi giorni Facebook ha
chiuso circa 500 pagine che veicolavano fake news, di cui 23 in
Italia. Di queste 13 diffondevano contenuti politici pro Lega e pro
Cinque Stelle, arrivando ad avere, in totale, ben due milioni e
quattrocentomila followers” ha proseguito, parlando di giornalismo
anglosassone, molto diverso da quello italiano (con un forte gap
culturale in tal senso), come esempio per stanarle. Iacoboni ha
sostenuto che alla base di questi siti vi siano sia associazioni sia
stati (Russia in primis, ma anche Iran). “Ovviamente sia il
Movimento 5 Stelle sia la Lega hanno avuto benefici da questi siti di
disinformazione. Il tutto è iniziato almeno nel 2016, i frutti si
sono poi visti il 4 marzo dello scorso anno. Non sono siti ufficiali,
ma sono in grado di smuovere moltissimo l'opinione pubblica, specie
quella che si limita ai social come fonte informativa”. Iacoboni
ha, quindi, ricordato la nascita di 500 falsi profili, grossomodo un
anno fa, allorché il Presidente Mattarella bocciò la nomina di
Savona a Ministro dell'Economia, venendo da questi subissato di
insulti. “Ora le due forze, che maggiormente hanno beneficiato di
questo tipo di disinformazione detengono anche le nomine per apparati
vari. Insomma dalla presidenza della Rai di Foa, dal Guardian
definito sovranista diffusore di fake news, fino a La 7, dove la loro
presenza è incessante. Influenza e dominio sui media tradizionali e
su quelli 2.0. Questo è lo schema che ha dato la vittoria a Trump:
secondo una ricerca statunitense il 18% degli americani, prima
dell'ultima elezione presidenziale, si è informato su Fox News,
l'8.5 sui social e solamente il 2.5 sul New York Times e sul
Washington Post”. In questo le due forze attualmente al governo
viaggiano unite ma in modo differente: il Movimento 5 Stelle,
infatti, ha una piattaforma più decentralizzata (in apparenza
secondo Iacoboni) mentre la Lega è decisamente centralizzata su Luca
Morisi, social media manager di Salvini (“operazioni come il
VinciSalvini sono tutte tese a carpire informazioni sui followers, e
sui potenziali, del leader leghista”). Certo anomalie sono presenti
come, ad esempio, il fatto che i siti (di disinformazione) russi
traducano le loro notizie in lingua italiana prima che in molte altre
lingue (siamo al quarto posto, prima la Germania seguita da Ucraina e
Bulgaria). Insomma l'impatto è ormai innegabile, la domanda che ora
ci si pone è capire quanto questo influenzi l'opinione pubblica.
“C'è un lungo filo conduttore che lega Russia, le elezioni
italiane, Trump, i rapporti geopolitici con la Cina e la Brexit,
queste sono reti internazionali ormai visibili ad occhio nudo” ha
concluso Iacoboni. “Io vedo meno sinergie tra Lega e Movimento 5
Stelle. Secondo me è solo un'alleanza di scopo nell'ottica del
sovranismo internazionale, ma terminerà a breve. Vero è, però,
anche che io nemmeno immaginavo possibile questo Governo, in questo
Iacoboni ci ha preso più del sottoscritto” ha invece esordito
Paolucci. “A mio avviso ciò che lega le due forze della
maggioranza sono sostanzialmente gli interessi economico/finanziari,
non mi pare dietro ci sia chissà quale meccanismo di manipolazione.
Certo la Russia, che è comunque una realtà infinitamente più
complessa rispetto al monolite putiniano che viene spesso descritto,
necessita che terminino le sanzioni internazionali. Tempo fa ha anche
dovuto chiedere un prestito ad IntesaSanPaolo per ottemperare ad
obblighi di pagamento. Ecco in quest'ottica Putin rischia a livello
economico, e qui la pressione ha un senso. Perché di certo un'Europa
unita è un dito in un occhio per questo tipo di politica” ha
concluso Paolucci. “La cosa sorprendente è che ci siamo trovati ad
indagare per inchieste differenti, l'una di tipo politico e l'altra
economico. Io sul Movimento 5 Stelle, Paolucci sulla Lega, per poi
ritrovarci a contatto con lo stesso piccolo e ristretto gruppo di
persone. Valga per tutti il caso di Federico Arata, venuto fuori sul
caso Siri, ma che io avevo segnalato già un anno fa, essendo il
ponte tra leghisti, grillini e quella rete sovranista internazionale
legato a doppio filo con Bannon” ha ripreso Iacoboni. “Ricordate
il programma politico di Terza Posizione? Ebbene ora ci siamo molto
vicini” è stato l'esordio con botto di Reitano. “Un vero e
proprio squadrismo digitale, quello che un tempo era il Sismi filo
Arabo. Il substrato che lega l'estrema destra alla Lega e al
Movimento 5 Stelle è enorme. Eppure per scardinare questo meccanismo
basterebbero 40 mila euro e una trentina di ragazzi, come è avvenuto
col blog di Puente”. La sinistra, secondo i tre, è decisamente
indietro rispetto al duo di Governo e per di più, partendo tardi, ha
trovato solo più pochissimo spazio, seppur virtuale, libero. Reitano
e Iacoboni concordano sulle tre matrici che legano le forze della
maggioranza: il no all'immigrazione, l'anti-europeismo (seppur ora
più sfumato) e la lotta anti elite. “E' un unico corpo elettorale,
seppure su due brand differenti. Del resto sia secondo Diamanti, sia
secondo Pagnoncelli, gli elettori 5 Stelle hanno scelto, in una
eventuale politica priva del loro partito, nel 40% dei casi la Lega,
mentre il Pd solamente nel 5% dei casi. Scotti, la link university,
la vicinanza con Casa Pound. E' un mondo che si tiene insieme”.
“Certo è che le condizioni socio-economiche, e non solo tutto ciò
di cui abbiamo parlato oggi, hanno influito sulle elezioni dello
scorso anno. Senza dimenticare che, ad esempio, il linguaggio, e
anche alcune politiche tout court, di Minniti, non erano poi così
diverse da quelle odierne” ha, infine, concluso l'incontro Stefano
Tallia. Di fatto aprendo un altro enorme argomento di discussione che
però, purtroppo, per motivi di tempo, non si è potuto più
affrontare.