sabato 25 marzo 2017
Tre tipi di memoria
Barbara Spinelli, La sinistra antiquaria, La Stampa, 11 giugno 2000, ripreso in Id., Il sonno della memoria, Mondadori, Milano 2001
Nietzsche distingue tra vari tipi di memoria: più o meno fecondi, più o meno immobilizzanti. C’è una memoria "monumentale", una "antiquaria", e una "critica". Le prime due sono le più pericolose, perché riveriscono il mondo di ieri e vi cercano riparo per non agire sul presente. Gli spiriti monumentali abbelliscono il passato, e la storia è per loro «un abito mascherato, in cui il loro odio per i potenti e i grandi del loro tempo si spaccia per sazia ammirazione dei potenti e dei grandi dei tempi passati». Il loro motto è: «Lasciate che i morti seppelliscano i vivi» (Friedrich Nietzsche, "Sull’utilità e il danno della storia per la vita", Adelphi ’73, pag. 23). Non meno rischiosa è la storia antiquaria, che con pietà o furia collezionista custodisce un nido familiare chiuso all’esterno. Nido esoterico, dove si coltiva il pronome personale «noi» e la coscienza di essere eredi di una grande nazione, o un partito-guida. Il culto del collettivo, assai conservatore, fu sempre preminente nei partiti comunisti. La storia critica è la più utile per la vita presente e futura. Essa non esita a trarre il passato davanti al tribunale, e a condannarlo. E’ una memoria azzardata anch’essa, perché la tendenza è forte di «darsi un passato da cui si vorrebbe derivare, in contrasto con quello da cui si deriva. E le seconde nature sono sempre infinitamente più deboli delle prime». Ci vuole tempo, tenacia, oculatezza, perché la seconda natura maturi e diventi una prima natura.
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