venerdì 3 marzo 2017

Il giglio magico


Michele Bocci 
Massimo Vanni
Firenze, inchiesta Consip: la rete degli "amici" di Renzi nella scalata al potere politico.

Da Luca Lotti a Carlo Russo a Tullio Del Sette. L'uomo che con le sue parole ha fatto partire tutto è Luigi Marroni
La Repubblica Firenze, 3 marzo 2017

Tutto nell'arco di qualche chilometro quadrato. A scriverla solo pochi anni fa, la sceneggiatura dell'inchiesta che sta facendo tremare il Pd renziano avrebbe avuto bisogno di essere illustrata soltanto con una mappa Google di Firenze, anche abbastanza zoommata. Palazzo Medici Riccardi e Palazzo Vecchio, Santa Maria Nuova, Borgo Ognissanti, via dell'Anconella. Poi giusto qualche puntata fuori dal Comune, a Scandicci e Rignano, paese natale di Matteo dove Renzi senior vive tuttora. Tutto è partito qui, nella città dove il potere di Matteo Renzi è nato e ha iniziato a consolidarsi, prima di spiccare il volo verso Roma, nel febbraio 2014, portandosi dietro tecnici e politici fino ad allora protagonisti della ribalta fiorentina, d'un colpo promossi sulla scena politica italiana. C'è chi si è trovato al posto giusto nel momento giusto. Molti però sono quelli che hanno intravisto subito nel giovane ex Margherita un cavallo vincente e hanno scommesso su di lui. Tra questi, i volti finiti adesso sui giornali per l'inchiesta sulla Consip aperta dalla procura di Roma.

L'accusatore principale, l'uomo che con le sue parole ha fatto partire tutto, forse perché non poteva fare altrimenti di fronte alle informazioni già raccolte dalla procura di Napoli a suo tempo, è Luigi Marroni. Uomo inizialmente legato a Enrico Rossi, che lo ha portato in Toscana dopo averlo pescato in un'azienda Fiat, quando i manager sanitari venivano cercati anche in altri ambiti. Finì alla Asl di Firenze, dove rimase 8 anni prima di diventare assessore alla Sanità nel giro di un paio d'ore, dopo l'addio improvviso di Daniela Scaramuccia, nel maggio del 2012. Quando ha finito il mandato, nel 2015 è stato nominato alla Consip, la società pubblica che bandisce le gare per gli acquisti delle pubbliche amministrazioni. Il passaggio lo ha fatto entrare nel gruppo dei manager di Stato renziani.

Eppure è lui ad aver raccontato agli inquirenti delle pressioni esercitate dal padre di Renzi, Tiziano, e da Carlo Russo perché favorisse nelle gare, da capo della Consip, l'imprenditore napoletano Alfredo Romeo, finito in carcere l'altro ieri. Il padre dell'ex premier lo conosceva da tempo, lo ha detto ieri anche in un'intervista a Repubblica. E probabilmente aveva incrociato varie volte anche Carlo Russo da Scandicci. Giovane imprenditore di belle speranze e tante conoscenze, titolare di un centro estetico all'interno della Klub di Marignolle, finché non è stato messo fuori per morosità dal proprietario Giorgio Moretti (attuale presidente Quadrifoglio voluto da Renzi), Russo era diventato amministratore reponsabile per la Toscana di Farexpress. Un servizio di consegna a domicilio dei farmaci di assai poco successo. Nel senso che a suo tempo Russo lo propose alle farmacie private senza ottenere molto ("Era troppo costoso", dice oggi un titolare). Andò anche a parlare in Regione, snocciolando le sue conoscenze ma ottenendo nulla.

Un contratto lo ottenne dalle farmacie comunali di Firenze e lo presentò in Palazzo Vecchio con l'allora vicesindaco Stefania Saccardi. Era il 14 giugno 2013 e in una conferenza stampa si annunciò un servizio di consegna farmaci ai non vedenti fatto in collaborazione con l'Istituto dei ciechi. Un contratto da poche migliaia di euro. Russo adesso è accusato di aver ricevuto somme di denaro da Romeo proprio per aver fatto da tramite con Marroni. Ma è anche il protagonista di una intercettazione nella quale sollecita Romeo a saldare una fattura da 70 mila euro a una ditta di catering fiorentina "che ci ha aiutato per le regionali, ci ha aiutato quindi ha delle cose in sospeso". Quale ditta? Le indagini non lo avrebbero ancora chiarito.

Ma l'inchiesta Consip ha finito per coinvolgere anche due carabinieri, addirittura il comandante generale dell'Arma Tullio Del Sette, che dalla Toscana è passato ormai più di dieci anni fa come comandante regionale. Del Sette è accusato di aver svelato a Marroni che c'era un'inchiesta sulla Consip. E la stessa accusa pende su Emanuele Saltalamacchia, oggi comandante della Legione carabinieri toscana, dal 2008 al 2012, con Renzi già sull'onda montante, comandante provinciale, e sul ministro dello sport Luca Lotti. L'uomo più fidato di Matteo Renzi, il più vicino, il più devoto, fin dai tempi di Palazzo Vecchio e, anche prima, dalla Provincia. Cresciuto a Montespertoli, come Renzi a Rignano, Lotti è da sempre l'uomo della diplomazia informale renziana. Prima dalle seconde file e anche oggi che fa il ministro. Comunque sempre in stretto contatto con Tiziano. La stessa accusa pende però anche sul presidente di Publiacqua Filippo Vannoni. Scout come l'ex premier, ma ancora in attività e marito dell'ex assessora di Renzi sindaco Lucia De Siervo, oggi dirigente del Comune.


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