Massimo Rostagno
... io al Lingotto ci sono stato. Da lì, l'impressione di una pluralità di voci si è avvertita abbastanza forte . Lo schema non è stato : un leader e un esercito di peones, portatori d'acqua. Vedremo se questa impressione interna trapasserà all'esterno traducendosi in prassi politica riconosciuta. A proposito della dimensione mediatica su cui ti concentri: c'è da dire che se esiste una categoria incapace di cogliere la novità è proprio quella dei giornalisti italiani. I più vivacchiano tra pigrizia intellettuale e malafede. Quando adottano un cliché - in questo caso il leader arrogante ed egocentrico - non lo abbandonano neppure con una pistola alla tempia. Troppa fatica.
Mi ha fatto piacere, ieri notte, sentire invece il professor Castelvecchi - docente di comunicazione politica - cogliere questo cambio di paradigma nel Pd renziano: da uno a molti.
Comunque, vedremo.
Paolo Odasso
Inviterei a sentire tra i tanti gli interventi di
Biagio De Giovanni
Giuseppe Vacca
Teresa Bellanova
Vincenzo Linarello di Goel
Martina, Chiamparino ma anche
Emma Bonino
L'intervento di Sergio Chiamparino
“Cambiare casacca è da vigliacchi” – Molto più duro, invece, il passaggio che Sergio Chiamparino – altro ex Ds – ha dedicato ai “compagni” usciti dal partito. “”Io su questa barca ci sono salito sin dall’inizio. Non mi sentirei a posto con me sesso se in questo momento in cui il vento non è più lo stesso vento che soffiava in poppa nel 2014, io dovessi cambiare casacca e passare da un’altra parte. Mi sentirei un vigliacco“, ha detto il governatore della Regione Piemonte che è un sostenitore di Renzi ma che non ha risparmiato qualche critica alla corrente dell’ex presidente del consiglio. “L’area del Pd renziana, o il PdR, è quella che rileva per il Pd tutto ai fini dell’opinione pubblica. Quando parlano del Pd parlano di Renzi. E questa è una grande forza ma può anche essere una grande debolezza. È una grande forza perché si è creata una identità riformatrice, ma la debolezza è che se non viene investita può diventare anche autoreferenzialità“.
“La vocazione maggioritaria del Pd – ha continuato Chiamparino – fu un esperimento contraddittorio ma è un modo per dire la stessa cosa del creare egemonia. Perché la vocazione maggioritaria non è vocazione alla solitudine ma far tornare a votare gran parte del partito che non vota più e intercettare il voto di protesta che corre dietro a impostazioni sbagliate, retrive ed arretrate. Sarebbe importante se da questo incontro del Lingotto, nel mese e mezzo prima delle primarie emergesse questa proposta politica forte, di un Partito democratico che sia un soggetto che si propone cocciutamente di tornare ad aggregare un’area democratica e di sinistra che dia stabilità al governo e al Paese. Questo dovrebbe avvenire sia se si riuscirà a correggere in modo maggioritario la legge elettorale sia se questo non sarà possibile. Serve la capacità di creare egemonie e alleanze: questo consente di dare stabilità al Paese”. (Il Fatto quotidiano)
https://palomarblog.wordpress.com/2017/03/11/che-tristezza-il-lingotto/
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