Massimo Gramellini, Il Silvio show che sequestra la politica, La Stampa, 20 dicembre 2012
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A un certo punto della loro vita storica i gruppi sociali si staccano dai loro partiti tradizionali, cioè i partiti tradizionali in quella data forma organizzativa, con quei determinati uomini che li costituiscono, li rappresentano e li dirigono non sono più riconosciuti come propria espressione dalla loro classe o frazione di classe. Quando queste crisi si verificano la situazione immediata diventa delicata e pericolosa, perché il campo è aperto alle soluzioni di forza, all'attività di potenze oscure, rappresentate dagli uomini provvidenziali o carismatici.
Come si formano queste situazioni di contrasto tra «rappresentati» e «rappresentanti» che dal terreno dei partiti ... si riflettono in tutto l'organismo statale, rafforzando la posizione relativa del potere della burocrazia (civile e militare), dell'alta finanza, della Chiesa, e in generale di tutti gli organismi relativamente indipendenti dalle fluttuazioni dell'opinione pubblica? In ogni paese il processo è diverso, sebbene il contenuto sia lo stesso. E il contenuto è la crisi di egemonia della classe dirigente, che avviene o perché la classe dirigente ha fallito in qualche sua grande impresa per cui ha domandato o imposto con la forza il consenso delle grandi masse (come la guerra) o perché vaste masse ... sono passate di colpo dalla passività politica a una certa attività e pongono rivendicazioni che nel loro complesso disorganico costituiscono una rivoluzione. Si parla di «crisi di autorità» e ciò appunto è la crisi di egemonia, e crisi dello Stato nel suo complesso (...).
Antonio Gramsci, Note sul Machiavelli, 1955, pp. 50-51. = Quaderni, III, pp. 1602-1603
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