Manuela Dviri, Abbiamo bisogno di credere in un futuro diverso, Gariwo, 13 dicembre 2023
... “Due stati, una patria” o “una terra per tutti” è un'iniziativa di israeliani e palestinesi che propongono un’idea completamente diversa da quelle discusse da ormai decine di anni: la creazione di una confederazione dello stato di Israele e di uno stato palestinese basata sui confini del 1967, sulla libertà di movimento e su istituzioni congiunte. Gli insediamenti rimarranno sotto il controllo palestinese, i coloni potranno mantenere la cittadinanza israeliana, e un numero simile di cittadini palestinesi potrà vivere in Israele con lo status di residente. L'iniziativa è nata circa undici anni fa da una serie di incontri avuti dal giornalista israeliano Meron Rapoport (leggi la nostra intervista) e dall'attivista politica palestinese Awni al-Mashni, originario del campo profughi di Dehaishe a Betlemme ed editorialista della stampa palestinese. Secondo il piano, la frontiera tra i due paesi sarà stabilita secondo le linee del 4 giugno 1967, con la fine completa dello stato di occupazione. Entrambi i paesi saranno democratici, il loro regime sarà basato sul principio dello stato di diritto e sul riconoscimento dell’universalità dei diritti umani, come riconosciuto dal diritto internazionale. Il piano prevede anche meccanismi congiunti per raggiungere il rappacificamento, compresa la creazione di comitati congiunti di riconciliazione, che consentiranno una discussione approfondita ed esauriente delle ingiustizie subite da entrambe le parti, e piani congiunti per promuovere la riconciliazione a livello della comunità, dei sistemi educativi e delle istituzioni culturali.
Il paradigma tradizionale dei due stati, due popoli, come proposto in tutti in questi anni, ignora la realtà: ebrei e arabi vivono già insieme in questa terra. Dei 900.000 abitanti di Gerusalemme, il 40% sono palestinesi e il 60% ebrei. Anche in Cisgiordania, 450.000 coloni israeliani vivono tra 2,5 milioni di palestinesi. Impossibile negare anche l'intreccio tra realtà geografica ed economica. In un’area geografica così piccola, semplicemente non c’è modo di combattere il cambiamento climatico o affrontare questioni come le risorse idriche, i trasporti o il turismo senza un alto livello di cooperazione tra le due parti. Anche l’economia, il commercio e lo sviluppo umano sono profondamente interdipendenti.
Un progetto simile, più recente, è la “Confederazione della Terra Santa” di Yossi Beilin, ex ministro della giustizia e tra i promotori di Oslo, creato in collaborazione con l’avvocato palestinese Hibba Husseini. Secondo questo progetto, le parti inizierebbero i negoziati per un anno, definendo i parametri di uno stato palestinese sovrano accanto a quello di Israele e determinando la struttura di una confederazione cooperativa come la comunità europea ai suoi inizi: Gerusalemme diventerebbe la capitale di entrambi gli stati, una città parzialmente aperta.
“Il fatto che un’opinione sia stata ampiamente condivisa - disse Bertrand Russel - non prova affatto che non sia del tutto assurda. Il mondo è pieno di eventi magici che aspettano pazientemente che il nostro ingegno diventi più acuto”.
Dedicato a tutti coloro che seguono da lontano il reality show della morte degli ultimi mesi, stando a tifare a volte per uno e a volte per l’altro, ma mai per entrambi. Che invece sarebbe la cosa giusta da fare.
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