Alessandro Manzoni, I Promessi sposi, capitolo VIII
Addio, monti sorgenti dall'acque, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi è cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente, non meno che lo sia l’aspetto de’ suoi più familiari; torrenti, de’ quali distingue lo scroscio, come il suono delle voci domestiche; ville sparse e biancheggianti sul pendìo, come branchi di pecore pascenti; addio! Quanto è tristo il passo di chi, cresciuto tra voi, se ne allontana! Alla fantasia di quello stesso che se ne parte volontariamente, tratto dalla speranza di fare altrove fortuna, si disabbelliscono, in quel momento, i sogni della ricchezza; egli si maraviglia d’essersi potuto risolvere, e tornerebbe allora indietro, se non pensasse che, un giorno, tornerà dovizioso. Quanto più si avanza nel piano, il suo occhio si ritira, disgustato e stanco, da quell’ampiezza uniforme; l’aria gli par gravosa e morta; s’inoltra mesto e disattento nelle città tumultuose; le case aggiunte a case, le strade che sboccano nelle strade, pare che gli levino il respiro; e davanti agli edifizi ammirati dallo straniero, pensa, con desiderio inquieto, al campicello del suo paese, alla casuccia a cui ha già messo gli occhi addosso, da gran tempo, e che comprerà, tornando ricco a’ suoi monti.
Ma chi non aveva mai spinto al di là di quelli neppure un
desiderio fuggitivo, chi aveva composti in essi tutti i disegni
dell’avvenire, e n’è sbalzato lontano, da una forza perversa! Chi,
staccato a un tempo dalle più care abitudini, e disturbato nelle più
care speranze, lascia que’ monti, per avviarsi in traccia di sconosciuti
che non ha mai desiderato di conoscere, e non può con l’immaginazione
arrivare a un momento stabilito per il ritorno! Addio, casa natìa, dove,
sedendo, con un pensiero occulto, s’imparò a distinguere dal rumore de’
passi comuni il rumore d’un passo aspettato con un misterioso timore.
Addio, casa ancora straniera, casa sogguardata tante volte alla
sfuggita, passando, e non senza rossore; nella quale la mente si
figurava un soggiorno tranquillo e perpetuo di sposa. Addio, chiesa,
dove l’animo tornò tante volte sereno, cantando le lodi del Signore;
dov’era promesso, preparato un rito; dove il sospiro segreto del cuore
doveva essere solennemente benedetto, e l’amore venir comandato, e
chiamarsi santo; addio! Chi dava a voi tanta giocondità è per tutto; e
non turba mai la gioia de’ suoi figli, se non per prepararne loro una
più certa e più grande.
Di tal genere, se non tali appunto, erano i pensieri di Lucia, e poco diversi i pensieri degli
altri due pellegrini, mentre la barca gli andava avvicinando alla riva destra dell'Adda.
Franco Brevini, La letteratura degli italiani, Feltrinelli, Milano 2010, pag. 79
... basta leggere l' Addio monti di Lucia per misurare l'abisso che si spalanca tra la pagina e la realtà, tra il compassato congedo dal villaggio natio del personaggio dei Promessi sposi e le parole effettivamente pronunciate dal suo corrispettivo nella realtà, una popolana del contado lecchese del Seicento, annaspante nelle semiocclusive dentali del suo irto dialetto. Al punto che lo stesso scrittore sente il bisogno di chiosare: "Di tal genere, se non tali appunto, erano i pensieri di Lucia".