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Celati non colloca i Gamuna in Africa |
Il narratore risiede in un villaggio normanno. Nella solitudine brumosa
della campagna, in una casa dalle scale scricchiolanti, piena di piccoli
notturni rumori, raccoglie materiali documentali sul misterioso popolo
dei Gamuna: le fonti maggiori sono le lettere e i taccuini di un amico
viaggiatore, gli articoli di un aviatore argentino e il diario che una
suora vietnamita gli legge quando egli si reca a trovarla al di là della
Manica. Gianni Celati dà vita a un romanzo di antropologia fantastica
ricreando la storia dei Gamuna, della loro lingua, dei loro costumi, del
mistero che li circonda.
Gianni Celati, Fata morgana, Feltrinelli, Milano 2005
La vertigine dell'altezza sembra loro un segno certissimo che
tutto quanto sta in basso sia un unico e continuo fenomeno di fata morgana, e
che ogni immagine di vita sulla terra non sia altro che un miraggio del genere.
Loro lo chiamano "la grande allucinazione del mondo"
(teru-u ta). (p.10)
Le donne gamuna possono produrre effetti sconcertanti con le loro occhiate,
ma non si è mai sentito che ispirino la pallida malinconia degli Tsiuna, o quel
senso di vita insulsa che spesso i maschi adulti portano scritto in faccia. Del
resto considerano i mariti come animali d'una specie diversa, da tenere a
distanza con sguardi e scherni poco innocenti. Questo loro separatismo dipende
in parte dal fatto che la sagoma nervosa e filiforme degli uomini sembra
miseranda, accanto a quella carnosa delle donne. Si aggiunga che i maschi hanno
fisionomie pavide e fluttuanti, nessun interesse sentimentale, e scoppi
frequenti d'angoscia con strabuzzamenti d'occhi; mentre le donne hanno sguardi
molto diretti, risate di sfida, e si lanciano in arditi amori fino ad età
avanzata. Inoltre, le donne sono vanitose, ma d'una vanità sconsiderata e
rinfrescante, dice la sorella Tran; mentre gli uomini non lasciano mai
trasparire quel vizio, perché hanno paura di suscitare delle critiche morali.
Un'altra cosa distingue più che mai gli uomini dalle donne gamuna: quando un
maschio sente pronunciare la parola "vita" è spesso preso dal convulso, sbanda e
barcolla, pensa a tutto quello che potrebbe succedergli di brutto; invece una
donna è invasa da imprecisi entusiasmi, da un calore alla testa, o da voglie di
buttare il marito in un pozzo. E se è una matrona, a volte ha dei fumi che le
escono dalle tempie, poi si mette alla finestra aspettando che arrivi uno
straniero da lontano, a cui lanciare occhiate di fuoco. (pp.44-45)
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