mercoledì 12 gennaio 2022

Gli ignavi

 

 


Dante,  Divina Commedia. Inferno, canto III, versi 34-51

Ed elli a me: «Questo misero modo
tegnon l'anime triste di coloro
che visser sanza 'nfamia e sanza lodo.

Mischiate sono a quel cattivo coro
de li angeli che non furon ribelli
né fur fedeli a Dio, ma per sé fuoro.

Caccianli i ciel per non esser men belli,
né lo profondo inferno li riceve,
ch'alcuna gloria i rei avrebber d'elli».

E io: «Maestro, che è tanto greve
a lor che lamentar li fa sì forte?».
Rispuose: «Dicerolti molto breve.

Questi non hanno speranza di morte,
e la lor cieca vita è tanto bassa,
che 'nvidïosi son d'ogne altra sorte.

Fama di loro il mondo esser non lassa;
misericordia e giustizia li sdegna:
non ragioniam di lor, ma guarda e passa».

sanza ecc.: senza meritarsi, per le loro azioni, né infamia né lode. Sono gli ignavi, che non seppero operare il bene per viltà; ma Dante sembra disprezzarli soprattutto per quel che di grigio ed opaco fu nel loro modo di vivere, e per cui non riuscirono ad avere un nome fra gli uomini. E questo suo disprezzo, che si esprime con estrema violenza, è correlativo alla simpatia, in lui così viva sempre, per i magnanimi, per coloro cioè che, in bene o in male, seppero imprimere una potente impronta nella storia del loro tempo. Il che lo porta anche ad escogitare, per queste anime sciagurate, una soluzione di singolare efficacia emotiva, ma assai difficile da giustificare su un piano razionale e teologico: esse non sono infatti né dannate né salve, ugualmente disdegnate da Dio e dai diavoli. «In generale l'atteggiamento del poeta nell'Inferno è di risoluto e duro antagonismo: e il canto III, che contiene i suoi più proverbiali disdegni dinanzi agli spiriti perduti, disegna il grande pellegrino in questo atteggiamento rigido, appena temperato da un iniziale movimento di pietà. Il seguito dell'Inferno s'innalza su questo fondamento morale, ma non si sarebbe potuto mantenere inalterato senza impoverire la figura di Dante e la poesia della cantica. Via via che l'Inferno procede, intorno a quel potente nucleo morale della personalità di Dante si vengono collocando le piú svariate reazioni suscitate in essa dall'incontro di anime tanto diverse, e quindi, si viene, insieme con il mondo dell'Inferno, colorendo e movendo la figura del protagonista che lo va esplorando» (Momigliano). – lodo: per lode, è abbastanza comune nell'italiano antico (cfr. PARODI, Bull. Soc. dant., III, 119); ma di Dante c'è questo esempio solo, in rima. (Natalino Sapegno)
Caccianli ecc.: i cieli li cacciano per non esser macchiati dalla loro presenza (per non esser men belli). (Dino Provenzal)
Esser non lassa: non lascia che esista. (Siro A. Chimenz)

 

 

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