martedì 7 aprile 2020

La passione



Che cosa viene prima? Che cosa viene dopo? Oh, prima ci sono tante cose. La nascita e l'infanzia di Marco. Il rapporto di Valentina con la cultura, le prime letture, la scuola, le vacanze. La giovinezza di Giacomo, gli amori, le amicizie, la voglia di sapere e di capire. Tutti questi sono balbettii. Anche per la passione c'è un prima e un dopo. Prima, nella passione amorosa, per esempio, ci può essere uno scambio di sguardi, un incidente: lei che sta per cadere dopo un urto con la sostanza corporale di lui. Qui non siamo però al canto dispiegato, siamo alle leggende della foresta viennese, trilli, svolazzi, stormire di foglie. La passione che esplode è un'altra cosa. Alfredo si pianta al centro della scena e si mette a cantare: "Un dì, felice, eterea, mi balenaste innante e da quel dì, tremante, vissi d'ignoto amor". Nella storia di Marco c'è un momento simile. Non proprio un momento solo. Niente colpo di fulmine. Un innamoramento progressivo e inesorabile.
Due sono i passaggi decisivi. Una gita al Balùn e una sorpresa incrociata per la prima volta navigando su Internet. Qualche movimento preliminare. Marco ha deciso di fare il libraio dell'usato e si accorge molto presto di avere a che fare con un mondo diverso da quello ordinario. Le enciclopedie, per esempio. Esistono ancora, nel modo ordinario. Talvolta troneggiano al centro della biblioteca nel soggiorno, esibite con fierezza. Nel commercio dell'usato sono scomparse, sostituite da Internet. Anche i libri di cucina hanno subito un po' la stessa sorte. Non parliamo dell'Artusi (La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene, 1891) diventato ormai un reperto archeologico quasi inservibile, con i piatti che richiedono ore se non giorni, per la preparazione.
Quello che mancava in un primo tempo a Marco era il sentimento proprio del mestiere nel mondo vasto e terribile. Lui era ancora rinchiuso in un suo piccolo mondo, un mercato rionale con la sua clientela distratta e vagamente annoiata. Vendeva libri provenienti da fondi di magazzino, libri che valevano poco o nulla e che venivano offerti a bassissimo prezzo. In quel piccolo mondo non c'era posto per la passione, per l'acquisto o la ricerca di un volume desiderato o destinato a suscitare un attaccamento vero.
Il 12 novembre 2018 era un giorno come un altro. Un sabato. Marco propose a Valentina, che era diventata un po' sua amica, di andare al Balùn, a fare un giro. Nell'immaginario del torinese medio quello era un posto in cui si potevano trovare a poco prezzo cose di notevole valore o interesse. Quel sabato c'erano come sempre dei librai tra i venditori. Conoscevano il mestiere. E anche i clienti erano svegli. Sapevano, per esempio, delle prime edizioni, che valgono di più, anche molto di più. Marco avrebbe scoperto poi i capisaldi di quel settore assai speciale: le prime edizioni del Gattopardo, di Se questo è un uomo (Da Silva), di Ossi di seppia erano veri gioielli. In quell'angolo di Porta Palazzo, i clienti non facevano finta di nulla, erano al corrente degli articoli e del loro valore commerciale. Erano bibliofili, collezionisti, chiaramente. Una razza con cui fino ad allora Marco non aveva avuto mai a che fare in pratica. Stava scattando in lui una passione commerciale, sotto lo stimolo di una scena molto animata. Il 12 novembre 2016, tra i venditori e i clienti del Balùn, Marco aveva intravisto per la prima volta l'immagine viva di una attitudine destinata a svolgere un ruolo centrale nella sua vita.
A parte ci fu un'altra scoperta. Marco frequentava da anni ormai il sito di e-Bay su Internet. Venditori occasionali, ma sempre buoni conoscitori della merce. Naviga di qua, naviga di là, a un certo punto comparve il libro imbullonato di De Pero. Un volume di 234 pagine, rilegato con bulloni di alluminio. Di fatto, non era solo un volume, era un'opera d'arte. Un'opera che si tirava dietro tutto il prestigio della produzione futurista. Risaliva al 1927, anno in cui la tipografia Mercurio di Rovereto ne stampò alcuni esemplari. Il libro risultava già venduto, a 10mila euro. All'interno c'erano numerose tavole parolibere (dove l'ordine tipografico tradizionale era negato alla radice, con scritte sconnesse formate da caratteri diversi comparivano qua e là sulla pagina). Depero aveva inserito inoltre riproduzioni di disegni e progetti, quadri e arazzi, un ricco panorama della sua produzione creativa. Un intero capitolo trattava del lavoro per Campari, tra campagne pubblicitarie, gadget e la famosa bottiglietta del Campari soda. Tutte cose che emersero col tempo.

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