Hemingway con Fernanda Pivano |
Di Hemingway, Pavese condivide l'idea della letteratura come vita, ama la "miracolosa immediatezza espressiva, quel nativo senso della terra e della realtà, quella cruda saggezza". Lo considera, ancora vivente, un classico. Il 14 marzo 1947 annota: "Hemingway è lo Stendhal del nostro tempo". E cinque giorni dopo: "Stendhal-Hemingway. Non raccontano il mondo, la società, non danno il senso di attingere a una larga realtà interpretando a scelta, a, volontà - come Balzac, come Tolstoj, come ecc... Hanno una costante di tensione umana che si risolve in situazioni sensorio-ambientali rese con assoluta immediatezza. Altre non ne saprebbero rendere, come invece i suddetti. Su questa costante hanno costruito un'ideologia, che è poi il loro mestiere di narratori: l'energia, la chiarezza, la non-letteratura... Sono i tipici narratori in prima persona". Il 22 marzo, definendo il Moby Dick di Melville puro ritmo, chiosa: "Narrerà ora non chi 'conasce la natura umana' e ha fatto scoperta di psicologie significative e profonde, ma chi possiede blocchi di realtà, esperienze angolari che gli ritmano e cadenzano e ricamano il discorso. Hemingway ha la morte violenta...".
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