Emiliano Vincenzo Toppi, Lombroso e Tolstoj, la prova del nuoto
Un
segno della diffusione del nuoto tra gli uomini di lettere e di
scienza può essere considerato il curioso episodio che coinvolse lo
psichiatra italiano Cesare Lombroso e il grande scrittore russo Lev
Tolstoj. I due si incontrarono infatti nell’agosto del 1897 presso
la tenuta di Jasnaja Poljana, residenza e rifugio dello scrittore,
posta nel governatorato di Tula (a circa duecento chilometri da
Mosca). In quei giorni Lombroso si trovava a Mosca per il dodicesimo
congresso internazionale di Medicina e venne ospitato, su invito
personale dello zar Nicola II, presso un lussuoso appartamento al
Cremlino. Le teorie lombrosiane, in estrema sintesi, ruotano attorno
ad un nucleo fondamentale di idee secondo le quali i criminali sono
contrassegnati da aspetti naturali, biologici, che li rendono tali.
Le idee del medico italiano oggi ci appaiono assurde, ma del resto
l’epistemologia novecentesca ci insegna che la scienza prosegue per
tentativi ed errori.
Trovandosi
a così poca distanza dalla residenza di quello che egli riteneva
essere (ed in questo non era solo) il più grande scrittore vivente,
un vero e proprio genio, Lombroso decise di fare visita a Tolstoj.
Poteva quindi cominciare una sorta di esplorazione
scientifico-naturalistica grazie alla quale lo psichiatra veronese
sperava di trovare conferma (o quella che egli avrebbe ritenuto
un’ulteriore conferma) alla sua teoria del rapporto tra genio e
follia. Secondo lui genio e follia erano due aspetti della stessa
realtà psicobiologica: una realtà malata, alterata, distorta e
disturbata. Vigeva quindi una sorta di legge di compensazione, che
portava alcuni malati, folli (ai quali la natura non aveva concesso
le caratteristiche che avevano invece gli altri) ad avere delle
qualità geniali. Non era quindi qualcosa di totalmente positivo
essere considerati geni dall’eccentrico e vivace positivista
italiano e questo lo aveva capito benissimo lo stesso Tolstoj, che
era abbonato a riviste provenienti da mezzo mondo, leggeva di tutto
ed era quindi certamente a conoscenza (sia pure in modo generico)
delle teorie di Lombroso. Lo scrittore russo accolse cortesemente la
richiesta dello scienziato italiano ed accettò quindi di incontrarlo
e di ospitarlo presso la sua tenuta di Jasnaja Poljana.
Proprio
durante la sua prima giornata di permanenza in quel luogo
incantevole, Lombroso venne invitato dallo scrittore a tuffarsi nel
laghetto della Voronka. I due nuotarono insieme per un quarto d’ora,
poi l’italiano cominciò ad annaspare. Tolstoj proseguiva invece
fresco come una rosa, contento di poter dimostrare che il proprio non
era certamente un organismo degenerato, come invece le teorie
lombrosiane avrebbero portato a pensare. Ad un certo punto, Lombroso
rischiò di affogare e Tolstoj lo salvò afferrandolo per i capelli,
per poi letteralmente gettarlo nella piscina che si trovava lì
vicino. Alla fine della nuotata, lo psichiatra espresse al suo ospite
tutto il suo stupore nel vederlo così prestante e questi allora lo
sollevò e lo prese in braccio, come se si trattasse di un cagnolino.
Nei
giorni successivi Lombroso continuò a spiegare le proprie teorie
allo scrittore russo, ma i due non si trovarono d’accordo
praticamente su nulla. Complessivamente, lo psichiatra italiano ebbe
la sensazione che Tolstoj fosse una persona molto buona.
Nel
romanzo Resurrezione, dove il protagonista Nechljudov si
interroga in modo assai profondo sul tema della pena, il grande
scrittore russo espresse attraverso i personaggi tutta la sua
avversione verso le teorie criminologiche lombrosiane.
NOTA
BIBLIOGRAFICA
Oltre
ai saggi di Lombroso ed ai romanzi di Tolstoj, che non riporto per
ragioni di spazio, ho avuto modo di consultare i seguenti testi. In
essi, il lettore potrà trovare altri riferimenti.
R.
Catenacci, “Il genio e la follia. Quando Lombroso analizzò
Tolstoj” (intervista a Paolo Mazzarello), la Provincia pavese,
10 febbraio 2015. Disponibile anche on line:
http://laprovinciapavese.gelocal.it/tempo-libero/2015/02/10/news/il-genio-e-la-follia-quando-lombroso-analizzo-tolstoj-1.10841416
P.
Mazzarello, Il genio e la follia. La strana visita di Lombroso a
Tolstoj, Bollati Boringhieri, Torino 2005, pp. 123 (I edizione:
Bibliopolis, Napoli 1998).
Mario Baudino, Quando Tolstoj salvò Lombroso da sicuro annegamento, La Stampa, 14 novembre 2019
Cesare Lombroso incontrò Lev Tolstoj, nella tenuta di Jasnaja Poljana, e per poco non finì annegato. Lo salvò l'ospite, con grande energia, tirandolo fuori da uno stagno infestato dalle ninfee dove gli aveva proposto una bella nuotata. Fu tutto sommato uno schiaffo al suo orgoglio, forse una inconsapevole vendetta dello scrittore: perché il fondatore dell'antropologia criminale non era stato affatto tenero con lui quando, nel suo bestseller, L'uomo di genio, ne aveva descritto l'abbondanza di «rughe del dolore», insieme al generale «aspetto cretinoso o degenerato»: che lo accomunava, bontà sua, ad altri geni alienati come Socrate, Ibsen e Dostoevskij.
Mario Baudino, Quando Tolstoj salvò Lombroso da sicuro annegamento, La Stampa, 14 novembre 2019
Cesare Lombroso incontrò Lev Tolstoj, nella tenuta di Jasnaja Poljana, e per poco non finì annegato. Lo salvò l'ospite, con grande energia, tirandolo fuori da uno stagno infestato dalle ninfee dove gli aveva proposto una bella nuotata. Fu tutto sommato uno schiaffo al suo orgoglio, forse una inconsapevole vendetta dello scrittore: perché il fondatore dell'antropologia criminale non era stato affatto tenero con lui quando, nel suo bestseller, L'uomo di genio, ne aveva descritto l'abbondanza di «rughe del dolore», insieme al generale «aspetto cretinoso o degenerato»: che lo accomunava, bontà sua, ad altri geni alienati come Socrate, Ibsen e Dostoevskij.
Tolstoj
probabilmente ne aveva notizia. Si sarebbe poi preso il piacere di
rispondere in Resurrezione, dove un procuratore fa una lunga arringa
in tribunale citando Lombroso e Charcot, e il presidente mormora a un
giudice: «È un tremendo imbecille». Non erano fatti per capirsi.
L'incontro avvenne nell'estate del 1897, quando il luminare torinese,
all'apice della fama, sessantaduenne ma non particolarmente in forma,
accettò l'invito a un convegno a Mosca – e fu, leggiamo nei
ricordi delle figlia, una comica odissea, ivi compresa a Vienna una
denuncia per furto del portafogli, salvo ricordarsi due giorni dopo
di averlo lasciato al bureau dell'albergo - soprattutto per poter
incontrare lo scrittore, per lui un oggetto interessantissimo di
studio.
Superate
non poche difficoltà, riuscì a raggiungerlo nella mitica tenuta
agricola, dove fu accolto con distaccata cortesia e accadde il buffo
episodio di un sessantenne tirato a riva per i capelli da un compagno
che stava per tagliare il traguardo dei settanta: e che dopo
l'impresa «eseguì qualche esercizio, sollevandosi robustamente sul
trapezio; il Lombroso cercò d'imitarlo, ma per quanto si
arrabattasse, rimase a terra», come raccontò Luciano Zuccoli, nel
1899 sull'Illustrazione Italiana. Tolstoj chiuse l'imbarazzante
vicenda descrivendo nel diario l'ospite come «un vecchietto
limitato, ingenuo».
È
questa una storia, non delle più note, che circolò carsicamente fra
gli studiosi fino a un libro di Paolo Mazzarello, Il genio e
l'alienista (Bollati Boringhieri, 2005) da cui prende ora spunto
Sergio Ariotti per una pièce teatrale, titolo L'incontro. Quando
Tolstoj salvò Lombroso da sicuro annegamento, in prima nazionale fra
oggi e sabato al Palazzo degli Istituti Anatomici di Torino, con
Mauro Avogadro e Martino D'Amico; in occasione del decennale del
Museo Lombroso, che fino al 6 gennaio espone alla Mole Antonelliana
oltre 300 fotografie in dialogo con oggetti, strumenti, documenti e
libri (sabato mattina è possibile una visita guidata con i
curatori).
Il
testo dello spettacolo è pubblicato – con lo stesso titolo - da
Robin edizioni. Il lavoro teatrale è fedele alla storia, ma scava
nella psicologa dei personaggi: due luminari, uno ferocemente
positivista ma aperto a idee liberali, l'altro spiritualista e
tormentato – per esempio dalla bulimia sessuale –, alfiere
dell'amore cristiano e della solidarietà umana ma reazionario. Tutto
sommato, al di là delle teorie lombrosiane e dei maldestri bagni,
due tipi umani che ancora oggi si danno, per così dire, battaglia.
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