domenica 2 aprile 2017
I rappresentanti naturali della virtù
Sergio Fabbrini, Un anno senza la passione di Fabrizio Forquet, Il Sole 24ore, 2 aprile 2017
Ad uno che è esterno al giornalismo, quest’ultimo appare come un mestiere tremendamente difficile. Non solo per i suoi ritmi, i suoi orari o per l’ansia che produce. Ma soprattutto per il ruolo che il giornalista assolve. Senza esagerarne gli effetti, tuttavia è evidente che un titolo o un articolo o una pagina di un giornale possono avere effetti immediati su una strategia aziendale o su una decisione politica, sulla reputazione di una persona o di un’organizzazione, come poche altre attività sociali possono avere.
Quella di uno studioso, ad esempio, può influenzare il modo di pensare di una comunità nel medio periodo, ma raramente ha un impatto immediato su una scelta politica o manageriale. Fabrizio mi è sembrato essere consapevole della delicatezza del suo ruolo di giornalista. Contrariamente ad una opinione presente nel suo ambiente, Fabrizio non riteneva che il ruolo del giornalista fosse quello di fare da “cane da guardia” della democrazia. Deve essere critico, ma non antagonistico. Eppure, per alcuni giornalisti italiani, è proprio quello il ruolo che i media dovrebbero assolvere. Essere un contro-potere quasi per definizione. Per loro, spetterebbe ai giornalisti opporsi al potere (politico ed economico) “a prescindere”.
C’è, in questa interpretazione, un tratto illiberale, che Fabrizio non ha mai condiviso. Illiberale, perché quei giornalisti fanno fatica a riconoscere che essi stessi, a loro volta, costituiscono un potere sociale in senso proprio. E come ogni potere deve essere tenuto sotto controllo da altri poteri (compresi quello politico ed economico). Eppure, quei giornalisti, insieme a non pochi magistrati, pensano di essere i rappresentanti naturali della virtù. Spetta a loro controllare gli altri, ma non viceversa. Fabrizio aveva letto Walter Lippmann sull’opinione pubblica o Robert Dahl sulla democrazia, comunque sapeva che in una società libera nessun potere (compreso quello dei media) può sottrarsi al controllo da parte degli altri poteri. Ovviamente è necessario che ogni potere sia in grado di auto-controllarsi, ma ciò non basta. La virtù è il risultato del funzionamento di un sistema di reciproci controlli tra poteri, non già la proprietà intrinseca di uno o di un altro di essi.
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