Maria Luisa Righi
Nel giorno del ricordo
10/02/1920 - 27/04/2006. Viekoslava Deskovic da noi conosciuta come Luisa Ghini, è nata a Sebenico in Dalmazia.
Militante antifascista iugoslava, fu portata al confino a Ventotene dalle milizie fasciste che occupavano il suo paese.
Nella primavera del 1942 tutta la sua famiglia venne arrestata, e la madre e la sorella Julka, alla quale avevano fucilato il marito, rinchiuse nel carcere di Fossombrone. Suo fratello Ivan era già nel carcere di Alessandria.
II trasferimento fu approvato e Luisa poté ricongiungersi con la sorella. " Quando sulla piazzetta apparve la sottile figura di mia sorella avvolta in nero, il cuore mi si fermò".
Luisa Ghini viene trasferita con la sorella Julka nel campo di concentramento di "Fraschette" vicino ad Alatri. "Lungo il viaggio di trasferimento" racconta Luisa, "cantavamo le nostre canzoni rivoluzionarie, tanto, dicevamo, i poliziotti non ci capiscono!" In quel campo vi erano richiusi più di 4000 iugoslavi in prevalenza donne e bambini. Luisa incontra le madri dei sui compagni di lotta partigiana. fucilati dai fascisti . "La vita nel campo era disastrosa. I bambini non avevano neppure un poco di latte. Noi a Ventotene avevamo imparato che si combatte anche nei campi di concentramento, andammo subito a protestare presso la direzione. Ricordo che con il mio italiano un poco sgrammaticato minacciai il direttore che ci saremmo rivolti alla Croce Rossa perché conoscevamo le norme sul trattamento degli internati. Il giorno dopo i bambini ebbero il loro latte."
L'8 settembre 1943 nel campo di Fraschette arriva la notizia dell'Armistizio. "Era verso sera. Il campo esplose. I canti, i cortei, madri con i figli in braccio tutti felici, finalmente si pensava, saremmo tornati a casa." Ma la gioia durò poco, qualche giorno dopo il quel campo arrivarono i camion di tedeschi.
Si riunì allora il comitato del partito per capire cosa fosse meglio fare. Luisa e un gruppo di altre quattro compagne decisero di evadere. "Noi provenienti da Ventotene sapevamo che il Partito comunista italiano in caso di occupazione tedesca avrebbe organizzato la resistenza chiamando alla lotta tutti gli antifascisti" Scrive sempre Luisa nell'articolo richiamato. "Bisognava parteciparvi" .
Così quella notte Luisa e le sue compagne scavalcano la recinzione. "Nel correre via, le nostre gavette legate alla cintola tintinnavano come campanelle, potevamo essere scoperte da un momento all'altro ma a noi, giovani e forse un po' incoscienti, la cosa fece ridere a crepapelle!"
Dopo la rocambolesca fuga dal campo, Luisa arriva al Roma e poi si reca a Bologna dove abitava la famiglia di Celso Ghini (divenuto suo compagno a Ventotene). Nell'agosto del '44 la sorella Julka che faceva la staffetta per i partigiani, da Bologna si sposta a Parma, dove purtroppo viene arrestata e deportata a Ravensbruck dove morirà.
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