Eugenio Colorni
Vi
sono parole che abbiamo ritegno di adoperare a proposito di Giuseppe
Lopresti, solo perché troppo usate nella pietosa retorica dei
necrologi. Egli era veramente – e non solo oggi dopo il suo martirio –
il migliore, il più serio, il più sensato, il più profondamente puro
dei nostri giovani. Aveva 25 anni. Laureato in giurisprudenza, iscritto
al secondo anno di filosofia, di una intelligenza aperta a ogni
problema della cultura, con un appassionato interesse per i problemi
religiosi, si può dire che tutte le vie gli erano aperte. Si era
avvicinato a noi con estrema naturalezza, come a una compagnia a cui
avesse da lungo tempo appartenuto. Non sentimmo in lui un’ombra di
lontananza e di distacco, per il fatto che era cresciuto in clima
fascista. In lui cominciammo ad apprezzare e ad amare questa
meravigliosa nuova generazione che oggi combatte al nostro fianco, e
che sembra passata come per incanto attraverso i venti anni di
fascismo, senza insozzarsene; riportandone anzi un più profondo bisogno
di vita intensamente e coscientemente vissuta. Beppe ci aveva
avvicinato a questo mondo dei giovani cui siamo ormai così
indissolubilmente legati; di questo mondo egli era, in qualche modo, il
portavoce e il simbolo.
Nella nostra organizzazione militare si era immediatamente distinto
come uno degli elementi più sicuri ed efficienti. Gli erano stati
affidati incarichi di estrema fiducia. Benché giovane, benché da poco
tempo a contatto con noi, era uno dei nostri capi. E a queste difficili e
rischiosissime mansioni sopperiva con totale tranquillità, senza la
minima presunzione, con quella modesta allegria che è propria dei
forti, cioè degli uomini che hanno la coscienza tranquilla. L’obbligo
di sacrificarsi e di fare totale gettito della propria persona, era
per lui qualche cosa di evidente, su cui non era neppure il caso di
discutere. E lo dimostrò sotto la tortura nazista, assumendo su di sé
anche tutta la responsabilità degli altri.
Lo avevamo visto pochi minuti prima del suo arresto, preoccupato per
una situazione che andava aggravandosi, intento a prendere tutte le
disposizioni per salvare ciò che poteva ancora essere salvato. Non
potremo mai dimenticare il suo volto attento e pensoso già presago della
morte che lo attendeva. I fascisti godono delle loro inumane vendette:
ma c’è una cosa che non sapranno mai, perché non hanno la levatura
morale necessaria per comprenderla: cioè di quali valori umani, di
quali ricchezze spirituali coi loro ciechi colpi ci privano. Ma questo
che è il motivo del nostro cocente dolore, è anche il nostro massimo
titolo di orgoglio.
Questo testo uscì postumo sull’Avanti! del 19 agosto 1944
Giovanni Carpinelli, Il ricordo di Claudio Pavone
Giuseppe
Lo Presti era con Claudio Pavone il vice di Eugenio Colorni alla
direzione dell'Avanti! a Roma. Claudio Pavone si ricordava di lui. Una
volta mi portò a visitare il mausoleo delle Fosse Ardeatine e mi indicò una certa tomba come quella di una persona che aveva conosciuto. Ne
scrisse poi nelle sue Memorie. "Più volte ricorre nel libro il nome, il
ricordo di Giuseppe Lopresti: un suo caro amico, compagno fraterno di
studi e di banco, già dalle prime classi del ginnasio Tasso di Roma ed
ancora allo stesso liceo. Poi, all’Università di Roma alla Facoltà di
Giurisprudenza. Con lui condivise momenti e difficili scelte nei 45
giorni dal 25 luglio all’8 settembre del 1943, quindi l’adesione alla
militanza clandestina romana. Claudio Pavone definisce Giuseppe Lopresti
“un giovane di straordinaria nobiltà e di finezza d’animo”.
Giuseppe Lo Presti, Testimonianza
Prima della cattura, sapendo di dover morire, scrisse: “Questa notte il
respiro si è fatto più faticoso, il battito del cuore più debole. Con
uno sforzo sono riuscito ad alzarmi dal letto, ad avvicinarmi al tavolo e
a sedermici davanti: il gatto, svegliato dai miei movimenti, ha stirato
svogliatamente le zampe anteriori, incominciando a fare le fusa; …forse
continuerà anche dopo. Prima di arrivare alla poltrona ho battuto
contro lo spigolo del tavolo, ma non ho avvertito alcun dolore. Sono
certo che non durerà molto, per questo ho ceduto all’impulso di venire a
scrivere, scrivere per non dare un ultimo saluto alla vita, il che non
m’interessa, bensì perché mi tormenta l’idea di scomparire completamente
dal mondo: ho speranza che, facendo questo, riuscirò a far sopravvivere
qualcosa di me, dopo che sarà accaduto ciò che irrimediabilmente deve
accadere…”.
Luogo di nascita: Roma (RM)
Medaglia d'oro al valor militare
Cenni storici e normativa dell'onorificenza
Partigiano combattente
Data del conferimento: 1944
Alla memoria
motivazione:
Con l’ardore della giovinezza e
l’audacia dei forti accorse all’appello della Patria. Ispettore di zona,
presente sempre nelle imprese più rischiose, si distingueva per la
calma fredda e il valore insuperabile. Animatore infondeva la fede
nell’animo dei dubbiosi e li trascinava nelle azioni più ardite. Mentre
con nobile senso di altruismo tentava di mettere in salvo un compagno
minacciato di arresto, veniva egli stesso catturato e trascinato nel
covo di via Tasso. Ripetutamente sottoposto alle più inumane sevizie
trovava nella propria fede la forza per resistere e tacere fieramente,
salvando così la vita dei suoi compagni di lotta. Il piombo nemico, alle
fosse Ardeatine, troncò la eroica e breve esistenza. Roma, 8 settembre
1943 -24 marzo 1944.
Nessun commento:
Posta un commento