Tommaso Rodano
intervista
Marco
Revelli
Il Fatto quotidiano, 28 giugno 2020
Il Fatto quotidiano, 28 giugno 2020
“Se
ci fosse un briciolo di razionalità politica, Pd e Cinque Stelle
dovrebbero allearsi naturalmente sia alle elezioni regionali sia alle
comunali del 2021”. Secondo Marco Revelli, per i giallorosa c’è
una sola strategia possibile: quella che non stanno percorrendo.
“Sarebbe interesse di entrambi. Invece mi pare prendano strade
diverse. In politica le scelte intelligenti si fanno quando si ha una
leadership forte. Quando invece c’è una guida debole, si fanno
delle sciocchezze”.
È
il caso di Pd e grillini? Sono due partiti che hanno un grande peso,
almeno in Parlamento, ma i piedi di argilla. Zingaretti l’ha detto:
non allearsi alle Regionali sarebbe “tafazzismo”. L’analisi è
corretta, poi però servono fatti concreti. L’occasione ideale per
il Pd sarebbe in Liguria. C’è una candidatura che dovrebbe andare
liscia come l’olio, quella del vostro giornalista Ferruccio Sansa.
Una bella proposta, capace di raccogliere le migliori energie liguri,
per la quale ho firmato anche un appello. Mi sembra che le difficoltà
principali su Sansa vengano proprio dal Pd. L’a ffe rmazione
generale di Zingaretti è lucida, la pratica locale del Pd è opaca.
L’anno
prossimo si vota anche a Torino e a Roma. Secondo lei il Pd dovrebbe
considerare le conferme di Appendino e Raggi? Sarebbe opportuno, ma
anche qui non vedo segnali di razionalità politica. Il rischio è
che si consegnino anche queste città alla destra: persino un
baluardo democratico come Torino, che finora ha resistito all
’assedio della Lega. Io non ho un giudizio straordinariamente
positivo della giunta Appendino, ma nemmeno catastrofico, non è
certo peggiore delle precedenti.
Su
Appendino e Raggi però i giallorosa si sono dati battaglia per tutta
la consiliatura, sia a Torino che a Roma. Con quale faccia si possono
presentare insieme dopo cinque anni di scontri?
Il
ragionamento è politico. Non credo che i profili personali di
Appendino e Raggi siano di per sé un ostacolo. D’altra parte Pd e
M5S hanno già fatto un triplo salto mortale carpiato accordandosi
sulla presidenza del Consiglio di Giuseppe Conte. Eppure, tutto
sommato, ha funzionato: è un anno che questo governo tiene. Nel
periodo dell’em e rge nz a sanitaria ha lavorato bene e
personalmente ringrazio il cielo che al governo non ci fossero gli
altri: avremmo fatto la fine del Brasile, degli Stati Uniti o del
Regno Unito.
Ora
però i giallorosa sembrano bloccati. Perché?
Per
una mancanza di coraggio e una profonda pigrizia mentale delle forze
di maggioranza.
Sempre
conseguenza, come diceva, della debolezza dei leader?
Sì.
Questo ripiegamento nelle identità di partito – ormai svanite, ma
agitate come uno straccetto di bandiera – avviene quando chi deve
prendere le decisioni non è sicuro di sé. Sono preoccupato
soprattutto per la tenuta dei Cinque Stelle, che sono ancora la forza
di maggioranza relativa in Parlamento. Un corpaccione con una testa
fragile.
Vede
qualche candidato plausibile a raccogliere la guida di Pd e Cinque
Stelle?
Per
quanto riguarda il Pd credo che la tenuta sia talmente precaria che
sarebbe molto rischioso mettere in discussione la sia pur debole
leadership di Zingaretti. Non è questo il momento di aprire un
congresso. Per i Cinque Stelle invece è questione di vita o di morte
trovare subito una soluzione, ma è molto complicato ridefinire il
proprio assetto mentre si prospetta una gravissima crisi sociale.
Verrebbe quasi da auspicare un ritorno in campo di Beppe Grillo, che
sospenda le ostilità interne e assuma una funzione di guida.
Altrimenti rischiano davvero l’implosione. Credo che sarebbe un
danno generale per il Paese.
Mi
sembra pessimista, Revelli.
Più
che altro sono preoccupato. Perché questa debolezza della politica
toglie energie che si dovrebbero investire sulla crisi sociale. La
situazione è davvero grave. Sono stati usati dei provvedimenti
eccezionali nella fase del contenimento del virus, ne servirebbero di
altrettanto eccezionali nella cura delle ferite sociali che si stanno
aprendo. Invece si perde tempo a discutere dei capricci di Gori e Di
Battista. È piuttosto deprimente.
I
loro leader sono fragili proprio mentre si allarga la crisi sociale.
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