martedì 4 settembre 2018

La danza di Natascia



Al termine di una giornata di caccia nei boschi, la contessina Natasha Rostova ed il fratello Nikolaj sono invitati dallo zio nella sua dacia nei boschi. Qui egli vive con la governante Anisja (una solida e bella serva che si intuisce conviva con lui come una moglie).
Dopo pranzo si sentono accordi di balalaika provenire dalla stanza dei cacciatori. Non è, si suppone, il genere di musica che una contessa dovrebbe amare, visto che si tratta di una semplice ballata popolare, ma lo zio notando la commozione della nipote si fa portare la sua chitarra, soffia via la polvere e con un cenno di intesa con Anisja comincia a suonare la famosa canzone d’amore “Una fanciulla camminava per strada”, con il preciso ritmo in crescendo di una danza russa. Benchè Natasha non l’abbia mai ascoltata prima, seguendo l’invito dello zio comincia a danzare.
La danza di Natasha costituisce per Figes il simbolo dell’incontro tra due mondi che coesistono in Russia, la cultura europea delle classi elevate e la cultura russa dei contadini.

Le parole di Tolstoj:
– Su, nipotina! — gridò, invitando Natasha con un gesto della mano che aveva troncato l’accordo.
Natasha gettò via lo scialle che l’avvolgeva, corse davanti allo zio e, mettendo i pugni sui fianchi, fece un movimento con le spalle e si fermò.

Dove, come, quando, quella contessina educata da un’emigrata francese aveva assorbito, con l’aria russa da lei respirata, lo spirito che l’animava? Dove aveva preso quei modi che il pas de châle da lungo tempo avrebbe dovuto cancellare? Eppure erano quello stesso spirito e quegli stessi modi russi, inimitabili e inapprendibili, che lo zio si aspettava da lei. Appena ella si fermò, con un fiero, allegro e furbo sorriso di trionfo, il primo sentimento che aveva preso Nikolaj e tutti i presenti, la paura cioè che non se la potesse cavare, svanì ed essi già l’ammiravano. Essa faceva proprio quello che occorreva e lo faceva con una tale perfezione, che Anisja Fiòdorovna, che subito le porse il fazzoletto necessario per il ballo, fra le risa versò una lacrima, guardando quella contessina esile e graziosa, a lei così estranea, educata in mezzo alle sete ed ai velluti, che sapeva comprendere tutto ciò che c’era in Anisja, e nel padre di Anisja, e nella zia, e nella madre, e in ogni anima russa. (Lev Nikolàevič Tolstoj, Guerra e Pace)
 http://leggerealumedicandela.blogspot.com/2015/11/orlando-figes-la-danza-di-natasha-ed.html
 https://palomarblog.wordpress.com/2016/05/15/natascia/

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